Optare aliorum mortem (Nave dei folli)

Riferimento: S42525
Autore Albrecht DURER
Anno: 1498
Misure: 150 x 202 mm
1.100,00 €

Riferimento: S42525
Autore Albrecht DURER
Anno: 1498
Misure: 150 x 202 mm
1.100,00 €

Descrizione

De vana spe futurae successionis (Il Fabbro Matto) Della Speranza di ereditare

Xilografia, dall’opera Stultifera navis ( La Nave dei Folli) di Sebastian Brant edizione latina edita a Basilea da Johann Bergmann, de Olpe nel 1498. Traduzione latina curata da Jacobus Locher Philomusos.

Sebastian Brant, l'autore de La Nave dei Folli nacque a Strasburgo 1457/58 e vi morì nel 1521. Nel 1475 ottenne una laurea in filosofia all'Università di Basilea. Nel 1489 aggiunse una laurea in giurisprudenza. Brant tenne corsi all'università in entrambe le discipline e fu molto ammirato dai suoi studenti. Ne La Nave dei Folli Brant afferma la sua visione del mondo, che vedeva popolato da pazzi ossessionati dalle loro stesse predilezioni, Satirico nel tono e moralizzante nell'intento, il libro divenne un bestseller immediato. Una versione pirata apparve in pochi mesi, pubblicata da Peter Wagner a Norimberga, il 1° luglio 1494. Passò attraverso sei edizioni tedesche autorizzate e sette pirata durante la vita di Brant, e non meno di trenta edizioni entro il 1630, comprese numerose traduzioni. Trithemius suggerì che avrebbe dovuto chiamarsi Divina Satira. 

La produzione letteraria di Brant non si limitò a La Nave dei Folli, poema in ottonari che pubblicò in tempo per il Carnevale 1494. I suoi scritti includevano un'edizione della Vulgata, edizioni di autori classici e dei padri della chiesa, inni e manuali di diritto. Nel 1494 scrisse il testo che accompagnava un'illustrazione del martirio di San Sebastiano, nel 1495 contribuì con una poesia elogiativa sul verso del frontespizio di un'edizione dei sermoni di Johannes Meder sul Figliol Prodigo - il soggetto di un'incisione di Dürer - e nel 1496 Brant scrisse il testo per il foglio che descriveva la nascita di un anormale maiale a otto zampe, un evento che incuriosì anche Dürer.

Il ruolo di Dürer nelle illustrazioni de La nave dei folli è sempre stato riconosciuto. Rumohr sembra essere stato il primo ad affermare che Dürer "può aver contribuito a fornirne alcune". Burckhardt accreditò a Dürer un certo numero di xilografie. La qualità eterogenea delle illustrazioni è innegabile e chiaramente non è dovuta solo a differenze nella qualità del taglio. Le illustrazioni sono in totale 115, stampate da 106 blocchi (nove appaiono due volte). Nella seconda edizione di Basilea (1495) sei furono sostituite da altre (tre per ragioni tecniche o estetiche, tre in favore di una nuova iconografia). Altre due xilografie furono introdotte nell'edizione latina del 1497. Panofsky attribuisce a Dürer solo un terzo del totale, le altre non hanno "alcun legame apprezzabile" con lui.

Panofsky ha osservato che solo alcuni dei blocchi minori portano la data 1494, deducendo che siano stati eseguiti da un altro artista dopo la partenza di Dürer.  Winkler, che ha intrapreso un esame più approfondito delle illustrazioni, concluse che settantatré sono di Dürer, quindici dell'autore della xilografia "Heintznarr", sei dell'autore della xilografia "Gnad Herr", e il resto incerto. Con il consenso generale, Dürer lasciò Basilea prima che il compito fosse completato.

Bellissimo esemplare, in condizioni perfette.

Bibliografia

Kurth, (1927), 49-62; TIB: 1001.513 Strauss, TWoodcut, n 13. , pp. 64 - 65 ; Meder p. 273; Panofsky, 436b.

Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)

Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.

Albrecht DURER (Norimberga 1471 - 1528)

Pittore, disegnatore, incisore e teorico dell'arte tedesco (Norimberga 1471-1528). Figlio dell'orafo magiaro Albrecht il Vecchio, fu apprendista nella bottega paterna dal 1483 al 1486; poi studiò presso Michael Wolgemut, il maggior pittore e xilografo di Norimberga. Nel 1490 Dürer iniziò un lungo viaggio nelle terre tedesche; nel 1492 soggiornò a Colmar, poi fu a Basilea e a Strasburgo (1493). Lavorando di volta in volta nei luoghi dove soggiornava, Dürer si fece un nome anche come xilografo. Nel 1494 tornò a Norimberga (dove sposò Agnes Frey), e ripartì subito dopo per Venezia. Stabilitosi in patria nel 1495, vi aprì una bottega fiorentissima e un anno dopo ebbe inizio il lungo sodalizio con il grande elettore di Sassonia Federico il Saggio. Negli anni 1505-07 fu ancora a Venezia: già celebre, soprattutto per le sue incisioni, fu al centro della raffinata società di nobili, artisti e umanisti della Serenissima. Tornato a Norimberga ebbe la protezione di Massimiliano I, lavorando specialmente come xilografo, fino al 1519, anno della morte dell'imperatore. A Norimberga continuò la sua attività, sebbene a ritmo meno serrato per il fisico indebolito da una grave malattia, occupandosi inoltre fino alla morte della pubblicazione delle sue opere teoriche. Nelle primissime opere sono già realizzati pienamente quei caratteri di acuta penetrazione psicologica e di trasfigurato realismo che saranno costanti nella sua opera. Il primo viaggio a Venezia (1494-95), con puntate anche a Padova e a Mantova, fu fondamentale per il completamento della sua formazione, che si arricchì del plastico monumentalismo di Mantegna e delle armonie classiche del Pollaiolo e di Giovanni Bellini. Nel 1498 Dürer illustrò l'Apocalisse con 15 xilografie che rappresentano uno dei massimi capolavori dell'arte tedesca. Tra queste tavole: S. Giovanni davanti a Dio e ai vegliardi, i Quattro Cavalieri, il S. Michele. La popolarità e la larga diffusione che ebbe l'Apocalisse toccò anche alle xilografie eseguite per altri cicli religiosi: la Grande Passione (iniziata 1500, edita 1511, di cui si ricorda l'Ecce Homo), la Piccola Passione (1509-11), la Vita della Vergine (1500-11, comprendente la famosa tavola con il Riposo durante la fuga in Egitto), nei quali è evidente il proposito di una nuova interpretazione del Vangelo. In questi stessi anni Dürer eseguì numerose pale d'altare (spesso con aiuti di bottega), creando capolavori in cui lo spazio prospettico, i colori di smalto, il senso della quotidianità del divino sono le caratteristiche essenziali.Il secondo viaggio a Venezia gli pose problemi più specificamente coloristici, stimolati dal contatto con Giorgione e Tiziano. Rivolse inoltre la sua attenzione al nudo classico vitruviano (incisione con Adamo ed Eva, 1504), ma si sciolse dalle rigidezze canoniche, per un ideale di bellezza tutta umana, con le tavole a olio a grandezza naturale dell'Adamo ed Eva del Prado (1507). Ben presto tornò però a esprimersi con l'incisione, realizzando le sue 3 opere più note: Cavaliere, la Morte e il Diavolo (1513), S. Girolamo nello studio (1514), Melencolia I (1514). Nell'ultimo periodo di vita si occupò principalmente della pubblicazione dei suoi scritti teorici, arricchiti da disegni scientifici: il trattato di geometria (1525); il trattato sulle fortificazioni (1527); il trattato sulle proporzioni (1528). Con essi, oltre alla divulgazione dei principi matematici che erano alla base dell'arte rinascimentale italiana, Dürer si proponeva di trasmettere le conclusioni cui era giunto in merito alla creazione artistica: in un vero artista, al Brauch, l'abilità tecnica, doveva accompagnarsi la Kunst, la capacità intellettuale di teorizzare e realizzare i principi generali dell'arte, concetto strettamente connesso alla figura dell'artista umanista e gentiluomo.