Lago di Bolsena

Riferimento: CO-817
Autore Giovanni Girolamo FREZZA
Anno: 1742
Zona: Lago di Bolsena
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 165 x 130 mm
Non Disponibile

Riferimento: CO-817
Autore Giovanni Girolamo FREZZA
Anno: 1742
Zona: Lago di Bolsena
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 165 x 130 mm
Non Disponibile

Descrizione

Veduta del Lago di Bolsena incisa da Giovanni Girolamo Frezza da un disegno del pitore viterbese Giuseppe Sisto Fietti e pubblicata nella Istoria della città di Viterbo di Feliciano Bussi (Roma 1742).

Acquaforte, in ottimo stato di conservazione.

Giuseppe Sisto Fietti (Viterbo, 1669 –  Ivi, 31 lug. 1752). Poco si sa di questo pittore, esponente del Settecento viterbese, trascurato per molto tempo dalla critica.  La recente attribuzione della pala raffigurante la Madonna del Rosario con i santi Domenico, Caterina da Siena e angeli, conservata nella chiesa di S. Donato a Civita di Bagnoregio, ha dato modo di puntare l’attenzione su questo artista per cercare di definire le tappe della sua carriera. E’ conosciuto a livello locale soprattutto per aver disegnato alcune delle tavole che, con la collaborazione dell’incisore Giovanni Girolamo Frezza, furono poi inserite nella  Istoria della città di Viterbo di Feliciano Bussi (Roma 1742). Del Fietta sono le tavole riguardanti le vedute delle bellezze di Viterbo: il Portale di S. Maria della Salute, la Cattedrale e il Palazzo dei Papi, la Fontana Grande, la Fontana delle Erbe, la Fontana della Rocca, la Porta Faul, il Convento di Santa Maria in Gradi, la chiesa di Santa Maria della Quercia. Il suo nome è legato anche ad una cospicua produzione di opere pittoriche, purtroppo andate in gran parte perdute. Una pala dipinta per la cattedrale di Viterbo, raffigurante S. Francesco Saverio; sempre per la cattedrale di Viterbo, nel 1716 dipinge un quadro per la cappella dei santi Francesco e Girolamo; nel 1720, a Vetralla, gli viene commissionato un dipinto per la collegiata, raffigurante S. Giovanni Battista, S. Gregorio papa, S. Maria Maddalena e S. Lucia, anch’esso perduto.  Tra le poche opere conservate è stata recentemente individuata la sua prima opera, realizzata a soli 18 anni: si tratta dell’affresco con la Crocifissione di S. Pietro nella chiesa viterbese di S. Pietro del Castagno.

Giovanni Girolamo Frezza (Canemorto oggi Orvinio, 1659 – Roma, dopo 1741). Dalla Sabina si sposta a Roma dove impara l’arte del bulino e dell’acquaforte da A. van Westerhout. Le prime incisioni sono di soggetto religioso, poi si dedica alle monete antiche. Dal primo decennio del Settecento il Frezza, ormai in proprio, si dedica a incisioni tratte dalle opere dei maggiori maestri di tradizione classicista. Di questi anni sono le riproduzioni, su disegno di P. Ferloni, del ciclo degli affreschi del Domenichino e dell’Albani nel palazzo Giustiniani Odescalchi a Bassano di Sutri. Si dedicò successivamente alla produzione di incisioni per l’illustrazione di libri. Collaborò alle incisioni che, disegnate da Giuseppe Sisto Fietti,  furono inserite nel volume di F. Bussi, Istoria della città di Viterbo.

BIBL. – P. Arrigoni, A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservate nella Raccolta delle stampe e dei disegni. Castello Sforzesco, Milano, 1939, pp. 495-497; G. Milesi, Dizionario degli incisori, Bergamo, 1989, p. 154; DBI, vol. 50, pp. 516-518.

Giovanni Girolamo FREZZA (Orvinio 1671 - dopo il 1748)

Nato a Canemorto (odierna Orvinio), con ogni probabilità nel 1671, si trasferì a Roma per andare a imparare l'arte del bulino e dell'acquaforte, presso la bottega del celebre incisore, originario di Anversa, A. van Westerhout. Le prime incisioni note risalgono all'inizio dell'ultimo decennio del XVII secolo. Si tratta perlopiù di soggetti religiosi o di incisioni da opere di artisti famosi quali C. Maratti. Dal primo decennio del '700 la bottega del Frezza "in faccia alla chiesa di S. Andrea degli Scozzesi" (come si legge in numerose stampe) divenne indubbiamente una delle più attive e più prolifiche di Roma. Ne uscirono stampe in serie o in fogli sciolti, spesso tratte dalle opere dei maggiori maestri di tradizione classicista. Nel quarto decennio del '700 la notorietà del Frezza si doveva essere ormai ampiamente consolidata, tanto che, nel 1737, egli ricevette l'incarico, insieme con G.D. Campiglia, da parte della Camera apostolica (nella figura del cardinale Neri Corsini), di redigere una perizia in merito all'acquisto della prestigiosa stamperia De Rossi, data la discordanza di valutazione emersa dalle due perizie precedenti stilate da J. Frey per conto della Camera medesima e da P.L. Ghezzi per incarico di L.F. De Rossi. Il Frezza si dedicò anche, lungo tutto il corso della vita, alla realizzazione di stampe dedicate ad alcune delle grandi cerimonie che animavano la vita della Roma del tempo: dalle illustrazioni per le Esequie di Pietro II di Portogallo in S. Antonio dei Portoghesi (1707), alla Macchina pirotecnica per la cerimonia della chinea (1722). Le ultime opere di rilievo realizzate dal Frezza furono alcune illustrazioni, su disegno di G.S. Fietti, per il volume dell'erudito F. Bussi "Istoria della città di Viterbo", pubblicato a Roma nel 1742. Ignoto è l'anno di morte del Frezza che deve porsi, tuttavia, poco dopo il 1748. A questa data risale infatti un atto notarile attestante l'avvenuto pagamento da parte dell'artista della dote versata in occasione del matrimonio della figlia con il pittore Stefano Pozzi.

Giovanni Girolamo FREZZA (Orvinio 1671 - dopo il 1748)

Nato a Canemorto (odierna Orvinio), con ogni probabilità nel 1671, si trasferì a Roma per andare a imparare l'arte del bulino e dell'acquaforte, presso la bottega del celebre incisore, originario di Anversa, A. van Westerhout. Le prime incisioni note risalgono all'inizio dell'ultimo decennio del XVII secolo. Si tratta perlopiù di soggetti religiosi o di incisioni da opere di artisti famosi quali C. Maratti. Dal primo decennio del '700 la bottega del Frezza "in faccia alla chiesa di S. Andrea degli Scozzesi" (come si legge in numerose stampe) divenne indubbiamente una delle più attive e più prolifiche di Roma. Ne uscirono stampe in serie o in fogli sciolti, spesso tratte dalle opere dei maggiori maestri di tradizione classicista. Nel quarto decennio del '700 la notorietà del Frezza si doveva essere ormai ampiamente consolidata, tanto che, nel 1737, egli ricevette l'incarico, insieme con G.D. Campiglia, da parte della Camera apostolica (nella figura del cardinale Neri Corsini), di redigere una perizia in merito all'acquisto della prestigiosa stamperia De Rossi, data la discordanza di valutazione emersa dalle due perizie precedenti stilate da J. Frey per conto della Camera medesima e da P.L. Ghezzi per incarico di L.F. De Rossi. Il Frezza si dedicò anche, lungo tutto il corso della vita, alla realizzazione di stampe dedicate ad alcune delle grandi cerimonie che animavano la vita della Roma del tempo: dalle illustrazioni per le Esequie di Pietro II di Portogallo in S. Antonio dei Portoghesi (1707), alla Macchina pirotecnica per la cerimonia della chinea (1722). Le ultime opere di rilievo realizzate dal Frezza furono alcune illustrazioni, su disegno di G.S. Fietti, per il volume dell'erudito F. Bussi "Istoria della città di Viterbo", pubblicato a Roma nel 1742. Ignoto è l'anno di morte del Frezza che deve porsi, tuttavia, poco dopo il 1748. A questa data risale infatti un atto notarile attestante l'avvenuto pagamento da parte dell'artista della dote versata in occasione del matrimonio della figlia con il pittore Stefano Pozzi.