Piano del Volcano di Napoli denominato Vesuvio...

Riferimento: S41735
Autore Filippo MORGHEN
Anno: 1780 ca.
Zona: Vesuvio
Luogo di Stampa: Napoli
Misure: 395 x 285 mm
280,00 €

Riferimento: S41735
Autore Filippo MORGHEN
Anno: 1780 ca.
Zona: Vesuvio
Luogo di Stampa: Napoli
Misure: 395 x 285 mm
280,00 €

Descrizione

Piano del Volcano di Napoli denominato il Vesuvio; colle vieppiù rimarchevoli eruzioni seguite in più Tempi.

In basso, in un cartiglio a forma di nastro, la dedica: A. S. A. Mad.ma la Principessa Jablonouka nata Princ.sa Sapieha, Palatina di Braclau.

Sotto una legenda ricorda le principali eruzioni del secolo: A.. eruzione seguita nell' anno 1723. B.. eruz. nell' anno 37. C.. eruz. nell' anno 51. D.. eruz. nell' anno 54. E.. eruz. nell' anno 60. F.. eruz. nell' anno 67. G.. eruz. nell' anno 70. nel sito detto atrio del cavallo. H.. eruz; nell' anno 71. L.. eruz. spavantevole degli 8 Agosto 79.

Filippo Morghen, nato a Firenze intorno al 1730, apprese l’arte del disegno dal fratello maggiore; in seguito, si trasferì a Roma dove rimase sette anni. Nel 1752 arrivò a Napoli, chiamato insieme a Giovanni Elia dal re Carlo di Borbone per partecipare all’impresa editoriale delle Antichità di Ercolano. A Napoli, dove conobbe e sposò la figlia di Francesco Liani, pittore di corte, trascorse il resto della sua esistenza, eseguendo numerosi altri lavori di grande importanza per la vivace fucina della Stamperia Reale; in tale contesto instaurò un rapporto di particolare intesa con Luigi Vanvitelli, il quale nel 1756 gli affidò i due ritratti dei sovrani per il testo Dichiarazione dei disegni del Reale Palazzo di Caserta (Napoli 1756). 

Nel 1769, pubblicò le 40 tavole delle Antichità di Pozzuoli, Baja e Cuma, testo indirizzato soprattutto a viaggiatori e connoisseurs e dedicato alla Society of Encouragement of Arts, Manifactures and Commerce, a cui appartennero molti nobili britannici, tra cui William Hamilton, ministro plenipotenziario alla corte borbonica e famoso collezionista e amateur d’arte, il quale intrattenne rapporti molto cordiali con l’artista.

Incisione in rame, stampata su carta vergata coeva, con margini, in perfetto stato di conservazione.

Bibliografia

Federigo Furchheim, Bibliografia del Vesuvio: Compilata e Corredata di Note Critiche Estratte.., 2011, p. 235.

Filippo MORGHEN (Firenze circa 1730 - Napoli 1808)

Filippo è menbro di una famiglia di incisori di Firenze. Non se ne conosce con esattezza l’origine. Secondo la testimonianza di Raffaello, il membro più illustre, suo nonno era originario di Montpellier e, dopo avere sposato una donna genovese, si trasferì a Firenze, dove aprì un negozio di trine. Entrambi i loro figli, Giovanni Elia e Filippo, si specializzarono nell’arte calcografica; il primo fu prevalentemente disegnatore, Filippo al contrario si perfezionò nell’intaglio, arte in cui fu particolarmente dotato. Filippo, nato a Firenze intorno al 1730, apprese l’arte del disegno dal fratello maggiore; in seguito si trasferì a Roma dove rimase sette anni. Già a Firenze eseguì i ritratti di alcuni componenti della famiglia Medici per l’edizione di Giuseppe Allegrini, pubblicata nel 1761. In collaborazione con suo figlio Raffaello riprodusse molti dei Profeti scolpiti da Baccio Bandinelli nel coro della Cattedrale di Firenze e la tomba di Michelangelo in Santa Croce. Nel 1752 arrivò a Napoli, chiamato insieme a Giovanni Elia dal re Carlo di Borbone per partecipare all’impresa editoriale delle Antichità di Ercolano. A Napoli, dove conobbe e sposò la figlia di Francesco Liani, pittore di corte, trascorse il resto della sua esistenza, eseguendo numerosi altri lavori di grande importanza per la vivace fucina della Stamperia Reale; in tale contesto instaurò un rapporto di particolare intesa con Luigi Vanvitelli, il quale nel 1756 gli affidò i due ritratti dei sovrani per il testo Dichiarazione dei disegni del Reale Palazzo di Caserta (Napoli 1756).

Filippo MORGHEN (Firenze circa 1730 - Napoli 1808)

Filippo è menbro di una famiglia di incisori di Firenze. Non se ne conosce con esattezza l’origine. Secondo la testimonianza di Raffaello, il membro più illustre, suo nonno era originario di Montpellier e, dopo avere sposato una donna genovese, si trasferì a Firenze, dove aprì un negozio di trine. Entrambi i loro figli, Giovanni Elia e Filippo, si specializzarono nell’arte calcografica; il primo fu prevalentemente disegnatore, Filippo al contrario si perfezionò nell’intaglio, arte in cui fu particolarmente dotato. Filippo, nato a Firenze intorno al 1730, apprese l’arte del disegno dal fratello maggiore; in seguito si trasferì a Roma dove rimase sette anni. Già a Firenze eseguì i ritratti di alcuni componenti della famiglia Medici per l’edizione di Giuseppe Allegrini, pubblicata nel 1761. In collaborazione con suo figlio Raffaello riprodusse molti dei Profeti scolpiti da Baccio Bandinelli nel coro della Cattedrale di Firenze e la tomba di Michelangelo in Santa Croce. Nel 1752 arrivò a Napoli, chiamato insieme a Giovanni Elia dal re Carlo di Borbone per partecipare all’impresa editoriale delle Antichità di Ercolano. A Napoli, dove conobbe e sposò la figlia di Francesco Liani, pittore di corte, trascorse il resto della sua esistenza, eseguendo numerosi altri lavori di grande importanza per la vivace fucina della Stamperia Reale; in tale contesto instaurò un rapporto di particolare intesa con Luigi Vanvitelli, il quale nel 1756 gli affidò i due ritratti dei sovrani per il testo Dichiarazione dei disegni del Reale Palazzo di Caserta (Napoli 1756).