Veduta di Napoli dalla parte di Chiaia

Riferimento: S40663
Autore Ignazio SCLOPIS
Anno: 1764
Zona: Napoli
Misure: 2160 x 505 mm
9.000,00 €

Riferimento: S40663
Autore Ignazio SCLOPIS
Anno: 1764
Zona: Napoli
Misure: 2160 x 505 mm
9.000,00 €

Descrizione

Monumentale veduta della città incisa da Ignazio Sclopis e dedicata alla viscontessa Georgiana Spencer, nome con il quale viene spesso identificata. La tavola, stampata su tre lastre, costituisce il paio con il Prospetto generale di Napoli, la classica veduta della città dal mare.

Le “Spencer” costituisco le più importanti vedute per misura ed impegno sulla città.

“Le due vedute dedicate alla viscontessa Spencer si svolgono su tre grandi rami ciascuna, con la stessa altezza e una differenza di circa venti centimetri di lunghezza tra le due. La più piccola, con la veduta di Posillipo, mostra l’intero prospetto della riviera di Chiaia, di grandissimo interesse per questa parte della città, successivamente molto trasformata. È in tal senso singolare che uno dei prospetti più importanti della città non abbia mai ricevuto una sistemazione progettuale unitaria, conservandosi invece quel pittoresco, ma talvolta anche trito alternarsi di facciatine, tipico di una edilizia stratificata. Tra gli edifici, tutti minutamente delineati, spiccano la chiesa e il convento di S. Antonio a Posillipo con la rampa che conduce alla grotta di Posillipo, il fanzaghiano palazzo Teora Mirelli, le chiese di S. Maria della Neve, di S. Giuseppe con la facciata primitiva, di S. Maria della Vittoria con le cupole e la facciata primitive, oltre i numerosi palazzi patrizi. In primo piano si svolge inoltre una vivace scena di costume, con cavalieri, carrozze, tarantelle improvvisate bisticci, scena di pesca ed il via vai delle imbarcazioni dirette a Posillipo, che prendono terra proprio sulla spiaggia della Torretta. La veduta ha 66 riferimenti nei due cartigli laterali, ne quali è ricordata anche la recente eruzione del Vesuvio. La seconda, maggiore veduta copre, com’era ormai tradizione, tutto l'arco dalla punta di Posillipo al ponte della Maddalena. Essa ospita 68 riferimenti tipografici nel lungo cartiglio inferiore, corredato di raffigurazioni mitologiche. Anche qui, ma forse in maggior misura che nell'altra, la descrizione minuta del tessuto edilizio, decisamente topografico-vedutistica, è di prezioso ausilio per la ricostruzione dell'aspetto dei luoghi e per la storia del costume. Accenniamo soltanto, rinviando ad una specifica futura illustrazione, all'aspetto del borgo di S. Lucia, con il baluardo, le fontane sul prospetto del mare ed il casino Carafa, con il complesso della Croce di Palazzo e l'Arsenale seicentesco ancora in piedi; oppure al prospetto urbano sul porto, con i bassi edifici a due piani destinati ad uffici doganali ed amministrativi, l'edificio della Dogana della farina, già parzialmente modificato, l'Immacolatella di contro al Mandracchio - come si era chiamato, con tardivo grecismo, il porto interno o Molo piccolo, ora chiuso da un ponte (« Pontenuovo ») per la nuova strada Marina; o ancora le innumerevoli abitazioni improprie, magazzini e rimesse di imbarcazioni presenti lungo il prospetto successivo, a coprire le mura urbane, come già aveva anticipato la veduta Baratta ai primi del Seicento. Qua e là, oltre ad edifici molto bassi, si osservano anche edifici di sei piani. Sulla collina spicca la fabbrica del palazzo Reale di Capodimonte, da pochi anni sede del Musco farnesiano e, sempre sullo sfondo, in basso, al di là della selva di cupole e campanili della città antica, si riconosce la lunga mole dell'Albergo dei Poveri, in costruzione. Sul mare sfilano le barche con gli ordigni per la pesca a strascico. Anche qui la scena è animatissima; l'affollamento di imbarcazioni, con tutto il loro ingombrante corredo -oltre che nel porto anche lungo la spiaggia della Marina, recentemente sistemata da Carlo di Borbone – è talmente parte della città che, si può dire, difficilmente l'autore avrebbe potuto esimersi dal delinearlo, se anche avesse voluto” (cfr. Giulio Pane, in La città di Napoli tra vedutismo e Cartografia, pp. 251/253, 109.

Nella veduta di Chiaia, al centro della foto si vede anche la scomparsa chiesa e convento di San Leonardo Insula Maris, che, come suggerisce il nome, sorgeva su di un isolotto in mezzo al mare, raggiunto da un ponticello, similarmente al Castel dell'Ovo. Costruita nel 1028, non essendo all'epoca considerata di alcun pregio architettonico, nonostante l'insolita posizione e l'antichità, fu purtroppo demolita sul finire dell'800 per far posto alla via Caracciolo.

“La città è ripresa dal mare con un punto di vista ribassato rispetto al tradizionale a volo d'uccello, e con le strutture portuali in primo piano: come insomma la città appariva a chi vi giungeva dal mare, e secondo lo schema fissato da Antonio Joli nella partenza di Carlo di Borbone da Napoli (1759)” (cfr. Civiltà del '700 a Napoli, I, p. 20).

Ignazio Lorenzo Ludovico Sclopis (Torino il 10 agosto 1727 - ivi 3 ottobre 1793) ebbe un ruolo di primo piano nello sviluppo della pittura di paesaggio. Dall'esperienza maturata per la corte nel rilevamento topografico di varie piazzeforti nel napoletano, egli maturò una nuova maniera d'intendere la veduta prospettica con grande dilatazione della prospettiva.

Dimensioni 2160x505 mm la Veduta di Chiaia, 2130x485 mm il Prospetto Generale.

Bibliografia

G. Pane – V. Valerio, La città di Napoli tra vedutismo e Cartografia, pp. 251/253, 109.

Ignazio SCLOPIS (1727 - 1793)

Ignazio Sclopis Conte di Borgostura incisore al bulino e all’acquaforte, apparteneva ad una distinta famiglia di Giaveno (Torino). E’ conosciuto per aver stampato 23 vedute di Torino e dei dintorni e due grandi vedute di Napoli, oggi molto rare.

Ignazio SCLOPIS (1727 - 1793)

Ignazio Sclopis Conte di Borgostura incisore al bulino e all’acquaforte, apparteneva ad una distinta famiglia di Giaveno (Torino). E’ conosciuto per aver stampato 23 vedute di Torino e dei dintorni e due grandi vedute di Napoli, oggi molto rare.