Veduta della metà del Canale di Messina / Al Pio e Benefico Confratello P. Gregorio Rocco Fedelissimo Concittadino Napoletano...

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Riferimento: S51914
Autore Antonio MINASI
Anno: 1777 ca.
Zona: Stretto di Messina
Misure: 585 x 425 mm
2.800,00 €

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Riferimento: S51914
Autore Antonio MINASI
Anno: 1777 ca.
Zona: Stretto di Messina
Misure: 585 x 425 mm
2.800,00 €

Descrizione

Rarissima tavola, disegnata ed incisa da Willem [Guglielmo] Fortuyn, pubblicata probabilmente nel 1777.

Appartiene al rarissimo corpus di vedute della Calabria e dello Stretto di Messina – un numero imprecisato di tavole, probabilmente 24 - frutto della collaborazione tra il pittore di origini olandese Fortuyn, e il filosofo e naturalista scillese Antonio Minasi.

Nel 1773, Minasi venne incaricato da papa Clemente XIV di compiere un vero e proprio viaggio mineralogico nel regno di Napoli per raccogliere non solo pietre vulcaniche e fossili, ma anche disegni dal vero delle vedute di tutti posti notevoli del meridione d’Italia, per farne dei quadri che avrebbero ornato il gabinetto naturalistico del museo in allestimento in Vaticano.

Antonio Minasi filosofo, naturalista, figura eminente nel vedutismo calabrese del XVIII secolo, lega il suo nome a diverse opere scientifiche. Nasce a Scilla il 20 maggio 1736. Entra nell’ordine dei PP. Predicatori conseguendo la laurea in teologia; approfondisce la conoscenza delle lingue orientali, in particolare il greco, ma soprattutto le scienze naturali che divengono l’interesse principale dei suoi studi. Trascorre alcuni anni nel convento di S. Domenico in Soriano, quindi a Reggio, dove si appassiona allo studio del fenomeno ottico della Fatamorgana; nello stesso periodo conduce scoperte nel mondo della botanica e della zoologia.

Willem o Guglielmo Fortuyn (documentato 1752/1778), pittore e incisore olandese, specializzato in vedute fin dagli anni della sua attività in patria, fu attivo per lo più in Italia nell’ultimo quarantennio del Settecento. Le rare notizie su Fortuyn sono sparse tra un breve articolo olandese scritto all’inizio del Novecento, le poche righe presenti in qualche dizionario biografico specialistico. La fase più nota e pubblicata dell’attività italiana di Guglielmo Fortuyn è senza dubbio quella svolta al seguito di Antonio Minasi. Nel 1773, Minasi, appena designato professore di botanica alla Sapienza, era dunque stato incaricato dal pontefice Clemente XIV di effettuare insieme a Fortuyn un vero e proprio viaggio mineralogico nel regno di Napoli. I due partirono con i migliori auspici, ma poi i due non conclusero mai la loro missione, annullata dalla repentina morte del controverso papa Ganganelli (1774), il quale dunque non vide mai la raccolta di materiale vesuviano e paesaggi meridionali che aveva commissionato, mentre lo scienziato ed il suo pittore restarono ugualmente insieme nel regno di Napoli e continuarono ad eseguire paesaggi almeno fino ai primi anni Ottanta, forse nella speranza che il successore di Clemente XIV, Pio VI, potesse confermare l’incarico loro affidato.

Per stabilire il frutto di questa collaborazione è illuminante un anonimo articolo apparso sul numero 20 (Firenze 15 maggio 1778) delle Novelle Letterarie, settimanale fiorentino diretto da Giovanni Lami, dove si parla delle “Tavole Topografiche e pittoresche di tutto il littorale del Regno di Napoli, ornate di molti aneddoti fatti di Storia Naturale e disegnate sotto gli occhi dell’autore. Lo scopo di quest’opera originale è di mostrare in 24 tavole in foglio imperiale tutto il periplo del Paese di Napoli…”. Nell’articolo vengono riportate i titoli delle prime sei tavole pubblicate, che risultano essere in vendita “presso Mr. Ermil, e presso il Signor Domenico Terres Librajo napoletano”.

È evidente, dunque, che Minasi e Fortuyn nel 1778 avevano portato a compimento la loro opera di rilevamento nell’intero regno borbonico, eseguendo le vedute non solo dei posti più rilevanti dal punto di vista naturalistico, ma anche da quello storico antiquario. Il naturalista aveva infatti ricavato dalla sua permanenza nel sud Italia almeno 24 disegni; essi, incisi in grandi dimensioni e adeguatamente commentati dallo studioso, avrebbero dovuto formare un prezioso testo per ricchi e colti amatori. Il fatto è però che di questo testo, che l’articolista fiorentino dà come di prossima pubblicazione, non vi è alcuna traccia, segno che, con ogni probabilità, per ragioni ancora da accertare (ma certo non del tutto estranee all’ingente peso economico che comportava la pubblicazione) esso non fu mai edito. Il motivo principale del fallimento del progetto editoriale potrebbe essere stato proprio il mancato reperimento del numero di finanziatori (associati) necessario alla prosecuzione del lavoro; ma questa circostanza da sola non è sufficiente a spiegare la scomparsa della gran parte dei disegni relativi all’opera.

Come detto, a causa della morte del pontefice committente, tutte le altre vedute del meridione d’Italia raccolte dai due viaggiatori molto probabilmente non videro mai la luce, o almeno sono da ritenersi per ora disperse. Solo otto di esse vennero edite sotto il titolo di Tavole Naturali Istoriche di Scilla e Cariddi e del canale di Messina, ed ebbero scarsa diffusione sia singolarmente sia come album completo. Oltre al Fortuyn, le tavole sono firmate da Rulli, La Marra e Mariano Bovi.

Questa veduta dello Stretto di Messina è ripartita nel senso della lunghezza; le rappresentazioni sono due, la Veduta della metà del canale di Messina e la Veduta dell’imboccatura di notte dello stesso canale, secondo quel criterio di complementarità così tipico delle vedute commissionate dal Minasi, il cui scopo, in fin dei conti, era offrire la visione a 360° del luogo ritratto. Questa tavola ha un’impostazione molto scientifica; in entrambi i paesaggi vengono, infatti, mostrati con una fedeltà impressionante al dato naturale rispettivamente le tecniche di attacco di alcuni pesci ed il fenomeno dell’Iride notturno, sul quale il Minasi aveva scritto una piccola nota sulla cosiddetta Enciclopedia di Livorno. Sebbene non firmata da Fortuyn, la tavola segue lo stile grafico dell’olandese e compare tra quelle elencate nell’articolo delle Novelle Letterarie (1778); pertanto, non ci sono dubbi che sia stata ideata ed incisa da Fortuyn.

Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame ed applicata su antico supporto di collezione (probabilmente coll. Maino), in perfetto stato di conservazione.

Opera rarissima.

Bibliografia

I. Principe, La Specola del Filosofo Natura e Storia nelle incisioni di Antonio Minasi, Reggio Calabria 1986; Maria Toscano, Lo strano caso di Guglielmo Fortuyn, un tentativo di attribuzione, pp. 38-68; F.W. Hudig, Het glas van Willem Fortuyn, «Oud Holland», XLVII (1930), pp. 28-30.

Antonio MINASI (Scilla 1736 - Malta 1806)

Le notizie intorno al Minasi ancora oggi si riducono a pochi tratti essenziali, dalla sua nascita, registrata a Scilla il 20 maggio 1736, alla sua morte, avvenuta a Malta il 25 settembre 1806. Dopo gli studi a Napoli e l'assunzione del saio domenicano, una parentesi nel convento di San Domenico a Soriano - e forse è anche questa la ragione che ha determinato la tavola raffigurante il Prospetto delle Ruine del Santuario, incisione di La Marra su disegno del Rulli, che illustra le rovine del monastero dopo il terremoto del 1783 e che presenta notevoli analogie con la tavola XVIII dell'Atlante del Sarconi - ritornò nella capitale del Regno, dove fu nominato socio pensionario dell'Accademia Reale delle Scienze. Non furono però le tavole oggi tanto celebrate a dargli notorietà. Eseguite tra il 1773 e il 1788 da incisori che in parte furono anche autori delle tavole dell'Atlante, queste passarono quasi inosservate. Ben altrimenti furono accolte invece le sue opere, due volumetti oggi quasi dimenticati: Dissertazione sopra un fenomeno detto volgarmente Fata Morgana (1733) e la Dissertazione su de' timpanetti dell'udito scoverti nel granchio paguro e sulla bizzarra di lui vita (1775). Nel 1772 il frate domenicano ricevette l'incarico da Papa Clemente XIV, che lo aveva nominato, nello stesso anno professore di Botanica nell'Università romana della Sapienza, «di percorrere i nostri regni a spese della Camera Apostolica, onde scoprir nuovi corpi naturali e produzioni vulcaniche pel Museo Clementino. Per siffatta ragione partendo da Roma in quell'istesso anno 1772, condusse seco il celebre pittore Guglielmo Forthuyn Olandese». In realtà il Fortuyn non risulta abbia goduto di tanta celebrità, pur se la collaborazione con il Minasi ha dato gli straordinari risultati delle otto Tavole naturali istoriche di Scilla e Cariddi e del Canale di Messina - tutte firmate dal Fortuyn, tranne le prime due -, che dovettero avere una circolazione autonoma come album (Principe 1993, 66).

Antonio MINASI (Scilla 1736 - Malta 1806)

Le notizie intorno al Minasi ancora oggi si riducono a pochi tratti essenziali, dalla sua nascita, registrata a Scilla il 20 maggio 1736, alla sua morte, avvenuta a Malta il 25 settembre 1806. Dopo gli studi a Napoli e l'assunzione del saio domenicano, una parentesi nel convento di San Domenico a Soriano - e forse è anche questa la ragione che ha determinato la tavola raffigurante il Prospetto delle Ruine del Santuario, incisione di La Marra su disegno del Rulli, che illustra le rovine del monastero dopo il terremoto del 1783 e che presenta notevoli analogie con la tavola XVIII dell'Atlante del Sarconi - ritornò nella capitale del Regno, dove fu nominato socio pensionario dell'Accademia Reale delle Scienze. Non furono però le tavole oggi tanto celebrate a dargli notorietà. Eseguite tra il 1773 e il 1788 da incisori che in parte furono anche autori delle tavole dell'Atlante, queste passarono quasi inosservate. Ben altrimenti furono accolte invece le sue opere, due volumetti oggi quasi dimenticati: Dissertazione sopra un fenomeno detto volgarmente Fata Morgana (1733) e la Dissertazione su de' timpanetti dell'udito scoverti nel granchio paguro e sulla bizzarra di lui vita (1775). Nel 1772 il frate domenicano ricevette l'incarico da Papa Clemente XIV, che lo aveva nominato, nello stesso anno professore di Botanica nell'Università romana della Sapienza, «di percorrere i nostri regni a spese della Camera Apostolica, onde scoprir nuovi corpi naturali e produzioni vulcaniche pel Museo Clementino. Per siffatta ragione partendo da Roma in quell'istesso anno 1772, condusse seco il celebre pittore Guglielmo Forthuyn Olandese». In realtà il Fortuyn non risulta abbia goduto di tanta celebrità, pur se la collaborazione con il Minasi ha dato gli straordinari risultati delle otto Tavole naturali istoriche di Scilla e Cariddi e del Canale di Messina - tutte firmate dal Fortuyn, tranne le prime due -, che dovettero avere una circolazione autonoma come album (Principe 1993, 66).