Combattimento di uomini e belve o Caccia al leone

Riferimento: S36039
Autore Maestro B nel Dado
Anno: 1532
Misure: 420 x 285 mm
800,00 €

Riferimento: S36039
Autore Maestro B nel Dado
Anno: 1532
Misure: 420 x 285 mm
800,00 €

Descrizione

Bulino, 1532, datata in lastra sul tronco dell’albero. Esemplare nel secondo stato di tre, con l’excudit di Antonio Salamanca aggiunto in basso a destra, 'Ant. Sal. exc.'

Buona prova, impressa su carta vergata coeva, con filigrana “aquila nel cerchio sormontato da corona”, con margini, piega di carta nella parte sinistra per il resto in ottimo stato di conservazione.

La stampa è elencata da Heinecken tra le opere di Marcantonio Raimondi che non segnala il nome di Giulio Romano quale inventor, a differenza del D’Arco.

Huber ne attribuisce l’incisione a Nicolas Beatrizet, mentre Bartsch correttamente l’assegna al Maestro B nel Dado.

La composizione è relativa al soggetto visibile nel tondo della Sala dei Venti di Palazzo Te, a Mantova. La scena è relativa ai nati sotto la costellazione della Canicula al quinto grado del leone destinati ad essere temuti e odiati e ad affrontare coraggiosamente le bestie più feroci.

Il tondo è assegnato da Hartt a Rinaldo Mantovano ma, secondo Massari, forse è opera dello stesso Giulio, a cui Vasari attribuisce tutti i medaglioni.

Bibliografia

Bartsch XV.229.79; Giulio Romano pinxit et delineavit, no. 48

Maestro B nel Dado (Attivo a Roma, metà XVI sec.)

Il Maestro del Dado è pittore e incisore della scuola di Marcantonio e attivo a Roma tra il 1532 e il 1550, spesso confuso a torto con il Beatricetto o con il Bonasone. Il Le Blanc ritiene si tratti di un discendente del pittore Bernardo Daddi (1512 ca. – Roma 1570) in base all’iniziale che si legge nell’attributo figurato che sigla le sue stampe, una B segnata su un dado. Diversamente, altri identificano il nostro con Benedetto Verini, figlio naturale o presunto di Marcantonio sciogliendo le iniziali BV che appaiono su alcune sue stampe, mentre per il Bartsch l’ultima lettera potrebbe avere il significato di Veneziano o, più recentemente, ma ancora dubitativamente, con Tommaso Vincidor da Bologna. Incisore di riproduzione di opere altrui, eseguite talvolta su richiesta di Antonio Lafrery, i suoi modelli prediletti sono Raffaello, Peruzzi, Giulio Romano e Tommaso Vincidor. Al Maestro del Dado vengono assegnate circa 85 stampe dal Malaspina, anche il Bartsch elenca 85 soggetti portati dal Passavant a 89.

Bibliografia

Bartsch XV.229.79; Giulio Romano pinxit et delineavit, no. 48

Maestro B nel Dado (Attivo a Roma, metà XVI sec.)

Il Maestro del Dado è pittore e incisore della scuola di Marcantonio e attivo a Roma tra il 1532 e il 1550, spesso confuso a torto con il Beatricetto o con il Bonasone. Il Le Blanc ritiene si tratti di un discendente del pittore Bernardo Daddi (1512 ca. – Roma 1570) in base all’iniziale che si legge nell’attributo figurato che sigla le sue stampe, una B segnata su un dado. Diversamente, altri identificano il nostro con Benedetto Verini, figlio naturale o presunto di Marcantonio sciogliendo le iniziali BV che appaiono su alcune sue stampe, mentre per il Bartsch l’ultima lettera potrebbe avere il significato di Veneziano o, più recentemente, ma ancora dubitativamente, con Tommaso Vincidor da Bologna. Incisore di riproduzione di opere altrui, eseguite talvolta su richiesta di Antonio Lafrery, i suoi modelli prediletti sono Raffaello, Peruzzi, Giulio Romano e Tommaso Vincidor. Al Maestro del Dado vengono assegnate circa 85 stampe dal Malaspina, anche il Bartsch elenca 85 soggetti portati dal Passavant a 89.