Salomone e la regina di Saba

Riferimento: S36091
Autore Marcantonio RAIMONDI
Anno: 1518 ca.
Misure: 567 x 467 mm
1.300,00 €

Riferimento: S36091
Autore Marcantonio RAIMONDI
Anno: 1518 ca.
Misure: 567 x 467 mm
1.300,00 €

Descrizione

Bulino, 1517-1518 ca, privo di data e firma. Da un soggetto di Raffaello.

Bella prova, impressa su carta vergata con filigrana “ancora nel cerchio”, rifilata al rame, piccole abrasioni e restauri perfettamente eseguiti negli angoli inferiori, per il resto in ottimo sttao di consevazione.

Salomone e la regina di Saba è una stampa inusuale in quanto si presenta completamente finita in tutte le sue parti incise e con grandi aree lasciate completamente vuote. Inoltre, presenta anche un problema di attribuzione.

La maggior parte dei primi studiosi, a cominciare da Vasari, attribuisce l’incisione a uno dei seguaci di Marcantonio Raimondi. Mariette ha suggerito che Marcantonio ha solo iniziato l'incisione e che poi sia stata portata avanti da un artista minore. L'opinione è condivisa da Shoemaker, poiché molte delle figure sono lavorate in maniera imperfetta con una serie di brevi tratti paralleli che corrono perpendicolarmente ai contorni, e per via dei chiari errori nelle basi e nei capitelli delle colonne, nonché nel frontone sovrastante la porta del tempio, a destra.

La prova incompleta di Marcantonio della "Riconciliazione di Minerva e Cupido" indica che la proposta di Mariette non è priva di fondamento.

L'autore del modello per Salomone e Sheba non è argomento meno complesso. Mariette credeva che il modello di Marcantonio fosse la scena di Raffaello, dello stesso soggetto, nelle Logge Vaticane, e in effetti si potrebbe pensare che Raimondi si sia basato uno studio finale per l’affresco. Passavant ha anche riconosciuto la connessione dell'incisione con un affresco in una volta del Palazzo Cancelleria di Roma, opera che risale alla metà del XVI secolo. Gli studiosi recentemente hanno attribuito l'affresco della Cancelleria Baldassare Peruzzi, riferendolo al periodo 1519-1520.

Non c'è dubbio che la composizione di Marcantonio sia più vicina a quella del Peruzzi che non all’affresco delle Logge. Tuttavia, la fonte per l’incisione di Marcantonio dev’essere stato un lavoro disegnato da Raffaello e non da Peruzzi, perché le figure di Marcantonio sono molto più vicine a una concezione e stile raffaellesco. La figura di Saba si muove con grazia, mentre in Peruzzi avanza rigidamente con un gesto manierato; tutte le figure di Peruzzi presentano un profilo molto più rigido, mentre in Marcantonio sono molto più morbide e tridimensionali. Il modello per l'incisione di Marcantonio dunque dovrebbe essere stato prodotto nella bottega di Raffaello durante il periodo in cui l’Urbinate lavorava alle Logge. Sulla base dello stile maldestro, l’incisione può essere datata a un anno – non meglio precisabile – successivo al 1517-18

Bibliografia

Bartsch XIV.13.13 Adam Bartsch, Le peintre-graveur, vols. 21, Vienna 1803-21; Passavant VI.51.4 (as Agostino Musi) Johann David Passavant, Le peintre-graveur, 6 vols., Leipzig 1860-64; Delaborde 1888, p. 296, no. 1 (as falsely attributed to Marcantonio Raimondi) Henri Delaborde, Marc-Antoine Raimondi: Étude historique et critique suivie d'un catalogue raisonné des oeuvres du maitre, Paris 1888; Shoemaker 1981, no. 54 Innis H. Shoemaker, The Engravings of Marcantonio Raimondi, exhibition catalogue, Kansas, Spencer Museum of Art 1981; Raphael Invenit, p. 166, no. VI.1 (? state of two) Grazia Bernini Pezzini, Stefania Massari et al., Raphael invenit: Stampe da Raffaello nelle collezioni dell'Istituto Nazionale per la Grafica, exhibition catalogue, Rome, Calcografia Nazionale 1985; Gnann, Roma e lo stile classico di Raffello, no. 14.

Marcantonio RAIMONDI (Sant'Andrea in Argine 1480 circa - Bologna 1534)

Marcantonio Raimondi, il più grande incisore del primo Rinascimento interprete e divulgatore di Raffaello, nasce a Sant’Andrea in Argine vicino a Bologna. La prima educazione artistica del Raimondi ha luogo a Bologna nella Bottega del pittore e orafo Francesco Francia intorno al 1504. La sua prima incisione datata reca l’anno 1505; nel 1506 il Raimondi parte per Venezia ed è in quest’anno che si stacca definitivamente dalla scuola franciana ed inizia il nuovo stile dove emergono influenze mantegnesche e più ancora dureriane. Secondo il racconto del Vasari, il Raimondi entra in diverbio con il Durer, che soggiorna a Venezia, per aver contraffatto, riproducendole in rame, le 17 xilografie della Vita della Vergine. Dopo il 1507 Marcantonio si volge alla produzione di modelli fiorentini e romani. A Roma nel 1509, prima dell’incontro fondamentale con Raffaello e con la scultura romana, Marcantonio entra nella cerchia degli artisti quattrocenteschi operanti nella città tra i quali spicca Jacopo Rimanda, il pittore bolognese impegnato nella decorazione delle sale capitoline. Subito dopo, nel 1510, il Raimondi si afferma come interprete e disegnatore di Raffaello che ha conosciuto alla bottega del Baviera. La Lucrezia sigla l’inizio del rapporto con l’urbinate e inaugura il nuovo stile pittorico di Marcantonio ispirato da Luca di Leida. Tuttavia, accanto alle incisioni che riproducono i disegni dell’urbinate, il Raimondi continua a produrre stampe di propria invenzione e dall’antico, la cui influenza è determinante su tutta la grafica futura sempre tesa alla semplicità classica.(cfr.Dubois-Reymond 1978). Verso il 1515-1516 Marcantonio dimostra un maggior interesse verso gli effetti chiaroscurali, forse suggestionato in questo dall’arrivo di Agostino Veneziano e Marco Dente alla bottega del Baviera. Fino al 1520, anno della morte di Raffaello, il Raimondi ha vissuto nell’orbita del Sanzio continuando a incidere i suoi disegni e quelli dei principali scolari, da Giovan Francesco Penni a Giulio Romano. La sua attività subisce il crollo con il Sacco di Roma del ’27 in cui è costretto a sborsare una grossa somma agli invasori per avere salva la vita; ridotto alla miseria si ritira a Mantova e poi a Bologna, dove muore poco meno che mendico prima del ’34.

Marcantonio RAIMONDI (Sant'Andrea in Argine 1480 circa - Bologna 1534)

Marcantonio Raimondi, il più grande incisore del primo Rinascimento interprete e divulgatore di Raffaello, nasce a Sant’Andrea in Argine vicino a Bologna. La prima educazione artistica del Raimondi ha luogo a Bologna nella Bottega del pittore e orafo Francesco Francia intorno al 1504. La sua prima incisione datata reca l’anno 1505; nel 1506 il Raimondi parte per Venezia ed è in quest’anno che si stacca definitivamente dalla scuola franciana ed inizia il nuovo stile dove emergono influenze mantegnesche e più ancora dureriane. Secondo il racconto del Vasari, il Raimondi entra in diverbio con il Durer, che soggiorna a Venezia, per aver contraffatto, riproducendole in rame, le 17 xilografie della Vita della Vergine. Dopo il 1507 Marcantonio si volge alla produzione di modelli fiorentini e romani. A Roma nel 1509, prima dell’incontro fondamentale con Raffaello e con la scultura romana, Marcantonio entra nella cerchia degli artisti quattrocenteschi operanti nella città tra i quali spicca Jacopo Rimanda, il pittore bolognese impegnato nella decorazione delle sale capitoline. Subito dopo, nel 1510, il Raimondi si afferma come interprete e disegnatore di Raffaello che ha conosciuto alla bottega del Baviera. La Lucrezia sigla l’inizio del rapporto con l’urbinate e inaugura il nuovo stile pittorico di Marcantonio ispirato da Luca di Leida. Tuttavia, accanto alle incisioni che riproducono i disegni dell’urbinate, il Raimondi continua a produrre stampe di propria invenzione e dall’antico, la cui influenza è determinante su tutta la grafica futura sempre tesa alla semplicità classica.(cfr.Dubois-Reymond 1978). Verso il 1515-1516 Marcantonio dimostra un maggior interesse verso gli effetti chiaroscurali, forse suggestionato in questo dall’arrivo di Agostino Veneziano e Marco Dente alla bottega del Baviera. Fino al 1520, anno della morte di Raffaello, il Raimondi ha vissuto nell’orbita del Sanzio continuando a incidere i suoi disegni e quelli dei principali scolari, da Giovan Francesco Penni a Giulio Romano. La sua attività subisce il crollo con il Sacco di Roma del ’27 in cui è costretto a sborsare una grossa somma agli invasori per avere salva la vita; ridotto alla miseria si ritira a Mantova e poi a Bologna, dove muore poco meno che mendico prima del ’34.