Colloquio di Annibale e Scipione

Riferimento: S30313
Autore Marco DENTE detto "Marco da Ravenna"
Anno: 1521 ca.
Misure: 552 x 391 mm
2.800,00 €

Riferimento: S30313
Autore Marco DENTE detto "Marco da Ravenna"
Anno: 1521 ca.
Misure: 552 x 391 mm
2.800,00 €

Descrizione

Bulino, 1521-23 circa, da un soggetto attribuito a Giulio Romano.

Esemplare nel primo stato di tre o secondo di quattro, con l’indirizzo di Antonio Salamanca e la data 1541.

Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “Balestra nel cerchio con giglio” (Briquet 760, carta databile alla prima metà del XVI secolo), rifilata al rame, in ottimo stato di conservazione.


L’incisione raffigura l’incontro tra Annibale e Scipione, prima della battaglia di Zama, durante la seconda Guerra Punica, svoltasi nel 202 a.C, secondo la narrazione fornita da Tito Livio (Storie, XXX 29 e 30. 1-2).

Sulle due sponde del fiume, personificato da una divinità incoronata, in basso a sinistra, sono: sulla destra, Scipione, accompagnato da due portabandiera e due ragazzi; sulla sinistra, Annibale, con la sua armata, gli elefanti e la cavalleria.

Il soggetto corrisponde alla dodicesima scena degli arazzi del ciclo Gesta di Scipione
La serie completa di arazzi legata alla figura di Scipione è formata da due gruppi distinti: 13 rappresentazioni delle Gesta di Scipione hanno per fonte letteraria Tito Livio, e i Trionfi di Scipione – di 9 scene – basati sulla descrizione dello storico Appiano.

La serie fu commissionata da Francesco I di Francia, nel luglio del 1532, all’imprenditore Marc Crétif, di Bruxelles. Completata nel 1535, fu distrutta nel 1797 per ordine del direttore della Garde_Meuble, Vilette, perché aveva bisogno dell’oro degli arazzi per pagare i suoi dipendenti.

I cartoni dei Trionfi furono realizzati da Giulio Romano, mentre quelli della Gesta erano tradizionalmente attribuiti a Giulio e al Penni. 

Vasari, in riferimento ad un’incisione anonima del Colloquio di Annibale e Scipione scrive che il disegno risale a Giulio. Al Louvre è conservato un disegno che corrisponde, in controparte e nelle linee generali, alla stampa. Un altro bozzetto della scena,conservato a Parigi, reca l’iscrizione “Julio Romano”, ma Bacou l’attribuisce al Penni.

Quasi tutti i repertori ascrivono l’invenzione di questa scena a Giulio Romano. La Massari ritiene che il disegno sia stato realizzato intorno al 1521-23, prima della partenza dell’artista per Mantova.

La stampa è catalogata dal Bartsch tra le incisioni della scuola di Marcantonio, mentre erroneamente è assegnata dal D’Arco a Giorgio Ghisi. L’attribuzione al Dente, sostenuta in passato da Heinecken, Huber, Zanetti e Passavant, e confermata anche dalla Massari, sulla base delle indubbie affinità stilistiche tra questo foglio e altre opere del ravennate, ci sembra assolutamente plausibile.

Il primo stato della stampa, ipotizzato da Massari, non è conosciuto attraverso alcun esemplare.

Ex collezione Staatliche graphische Sammlung München(Lugt 1613).

Eccezionale esemplare.

Bibliografia

Bartsch XV, 30.5; Heinecken, I.648; Huber, III, 102.3; Massari, Giulio Romano pinxit et delineavit, pp. 42-44, n. 38; Oberhuber, Roma e lo stile classico di Raffaello, pp. 208-209; Passavant, VI.72.63. Dimensioni 552x391.

Marco DENTE detto "Marco da Ravenna" (Ravenna 1496 - Roma 1527)

Marco di Ravenna, e non Silvestro di Ravenna come da taluni erroneamente indicato in base al monogramma RS, che va interpretato come "Ravenates sculpsit o sculptor", appartiene ad un’antica famiglia patrizia. Marco nasce a Ravenna nel 1493 ca. ed viene ucciso durante Sacco di Roma del 1527, come documentato dallo Zani. Nella città pontificia, Marco era giunto forse nel 1510, per lavorare nella bottega del Baviera, ovvero Bavero de' Carrocci, accanto a Marcantonio e Agostino Veneziano. A Roma, il ravennate oltre a tradurre i grandi esempi della statuaria classica si dedica essenzialmente all riproduzione dei disegni del Sanzio, sull’esempio di quanto andava facendo il Raimondi. Singolare incisore, Marco è il vero innovatore della scuola di Marcantonio con le sue stampe “pittoricamente complete” a volte realizzate in epoca antecedente a quella di Marcantonio. Al Dente il Bartsch assegna sessantadue soggetti aumentati dal Passavant a sessantaquattro.

Bibliografia

Bartsch XV, 30.5; Heinecken, I.648; Huber, III, 102.3; Massari, Giulio Romano pinxit et delineavit, pp. 42-44, n. 38; Oberhuber, Roma e lo stile classico di Raffaello, pp. 208-209; Passavant, VI.72.63. Dimensioni 552x391.

Marco DENTE detto "Marco da Ravenna" (Ravenna 1496 - Roma 1527)

Marco di Ravenna, e non Silvestro di Ravenna come da taluni erroneamente indicato in base al monogramma RS, che va interpretato come "Ravenates sculpsit o sculptor", appartiene ad un’antica famiglia patrizia. Marco nasce a Ravenna nel 1493 ca. ed viene ucciso durante Sacco di Roma del 1527, come documentato dallo Zani. Nella città pontificia, Marco era giunto forse nel 1510, per lavorare nella bottega del Baviera, ovvero Bavero de' Carrocci, accanto a Marcantonio e Agostino Veneziano. A Roma, il ravennate oltre a tradurre i grandi esempi della statuaria classica si dedica essenzialmente all riproduzione dei disegni del Sanzio, sull’esempio di quanto andava facendo il Raimondi. Singolare incisore, Marco è il vero innovatore della scuola di Marcantonio con le sue stampe “pittoricamente complete” a volte realizzate in epoca antecedente a quella di Marcantonio. Al Dente il Bartsch assegna sessantadue soggetti aumentati dal Passavant a sessantaquattro.