Marte, Venere ed Eros

Riferimento: S39277
Autore Marcantonio RAIMONDI
Anno: 1508 ca.
Misure: 210 x 297 mm
4.000,00 €

Riferimento: S39277
Autore Marcantonio RAIMONDI
Anno: 1508 ca.
Misure: 210 x 297 mm
4.000,00 €

Descrizione

Bulino 1508, datato e monogrammato in lastra in basso al centro.

Esemplare nella seconda versione, con l’aggiunta del paesaggio sullo sfondo ed i ritocchi a bulino.

Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame o con sottili margini, tracce di piega centrale verticale, per il resto in ottimo stato di conservazione.

Questa incisione, che si credeva derivante da un soggetto del Mantegna, risale molto probabilmente al periodo fiorentino del Raimondi, come del resto testimonia la data appostavi dallo stesso incisore. Il Petrucci sostiene che la composizione sia stata in realtà realizzata da Marcantonio stesso, unendo modelli di varia ispirazione, quali Francesco Francia, Michelangelo e il Verrocchio.

Tradizionalmente si riteneva che “Marte, Venere e Cupido” fosse basato su un disegno di Andrea Mantegna. Kristeller, seguito da altri studiosi, più ragionevolmente ha considerato questa incisione come una composizione basata su diverse fonti. In passato, l’opinione più diffusa è che la figura di Marte si basasse su un disegno perduto di Michelangelo, uno studio per il David di marmo o per la Battaglia di Cascina. Più recentemente però, Sheard ha proposto che Marte fosse basato su un disegno del Torso del Belvedere che avrebbe realizzato lo stesso Marcantonio. Se la sua teoria è corretta, la data del 16 dicembre 1508 sull'incisione indicherebbe una data anteriore a quella precedentemente pensata per l'arrivo di Marcantonio a Roma. Sembra più probabile che Marcantonio per il suo Marte si sia basato su un disegno del Torso del Belvedere di Michelangelo.

La figura di Venere è ancor più difficile da associare a un modello specifico. In generale, la sua forma piena e arrotondata - in particolare le spalle inclinate, il torace luminoso, i seni appiattiti e le braccia ricurve si avvicinano maggiormente alle figure de "Il sogno di Raffaello", dopo Giorgione. Un prototipo veneziano per la figura sembra quindi più ragionevole. Sebbene la figura di Venere ricordi l'esperienza veneziana di Marcantonio, il suo uso di un disegno di Michelangelo per la figura di Marte indica che eseguì l'incisione a Firenze o appena dopo il suo arrivo a Roma. La tecnica incisoria suggerisce che “Marte, Venere e Cupido” sia stata realizzata prima dell’Arrampicatore, basato sulla battaglia di Cascina.

Delaborde registra tre stati della lastra, ma le variazioni tra il secondo e il terzo stato che descrive sono tali che potrebbero essere ridotti a due.

Certamente, le aggiunte al primo stato sono numerose e includono: l'ornamento e la testa di Medusa sullo scudo di Marte; la torcia fiammeggiante trattenuta da Venere e Cupido; la faretra nell'angolo destro; i rami che spuntano dal ceppo alla sinistra di Marte; la collina con torri dietro la testa di Marte; la chioma nella parte superiore del gruppo centrale di alberi; modellatura aggiuntiva e punteggiatura delle figure; e la piccola iscrizione sull'armatura di Marte.

L'iscrizione non è mai stata spiegata in modo soddisfacente. Mariette e Passavant ritenevano che fosse un marchio aggiunto da un orafo che aveva fornito il disegno degli ornamenti aggiunti all'ultimo stato dell'incisione. In alternativa, potrebbe significare che lo stesso Marcantonio riconoscendo che i disegni per gli ornamenti fossero opera di un orafo, avesse aggiunto l'iscrizione allo stato finale.

Bibliografia

Bartsch XIV.257.345; Passavant VI.25.136; Delaborde 1888, no. 119; Shoemaker 1981, n. 13; Petrucci, Panorama della incisione italiana. Il Cinquecento, 3.

Marcantonio RAIMONDI (Sant'Andrea in Argine 1480 circa - Bologna 1534)

Marcantonio Raimondi, il più grande incisore del primo Rinascimento interprete e divulgatore di Raffaello, nasce a Sant’Andrea in Argine vicino a Bologna. La prima educazione artistica del Raimondi ha luogo a Bologna nella Bottega del pittore e orafo Francesco Francia intorno al 1504. La sua prima incisione datata reca l’anno 1505; nel 1506 il Raimondi parte per Venezia ed è in quest’anno che si stacca definitivamente dalla scuola franciana ed inizia il nuovo stile dove emergono influenze mantegnesche e più ancora dureriane. Secondo il racconto del Vasari, il Raimondi entra in diverbio con il Durer, che soggiorna a Venezia, per aver contraffatto, riproducendole in rame, le 17 xilografie della Vita della Vergine. Dopo il 1507 Marcantonio si volge alla produzione di modelli fiorentini e romani. A Roma nel 1509, prima dell’incontro fondamentale con Raffaello e con la scultura romana, Marcantonio entra nella cerchia degli artisti quattrocenteschi operanti nella città tra i quali spicca Jacopo Rimanda, il pittore bolognese impegnato nella decorazione delle sale capitoline. Subito dopo, nel 1510, il Raimondi si afferma come interprete e disegnatore di Raffaello che ha conosciuto alla bottega del Baviera. La Lucrezia sigla l’inizio del rapporto con l’urbinate e inaugura il nuovo stile pittorico di Marcantonio ispirato da Luca di Leida. Tuttavia, accanto alle incisioni che riproducono i disegni dell’urbinate, il Raimondi continua a produrre stampe di propria invenzione e dall’antico, la cui influenza è determinante su tutta la grafica futura sempre tesa alla semplicità classica.(cfr.Dubois-Reymond 1978). Verso il 1515-1516 Marcantonio dimostra un maggior interesse verso gli effetti chiaroscurali, forse suggestionato in questo dall’arrivo di Agostino Veneziano e Marco Dente alla bottega del Baviera. Fino al 1520, anno della morte di Raffaello, il Raimondi ha vissuto nell’orbita del Sanzio continuando a incidere i suoi disegni e quelli dei principali scolari, da Giovan Francesco Penni a Giulio Romano. La sua attività subisce il crollo con il Sacco di Roma del ’27 in cui è costretto a sborsare una grossa somma agli invasori per avere salva la vita; ridotto alla miseria si ritira a Mantova e poi a Bologna, dove muore poco meno che mendico prima del ’34.

Bibliografia

Bartsch XIV.257.345; Passavant VI.25.136; Delaborde 1888, no. 119; Shoemaker 1981, n. 13; Petrucci, Panorama della incisione italiana. Il Cinquecento, 3.

Marcantonio RAIMONDI (Sant'Andrea in Argine 1480 circa - Bologna 1534)

Marcantonio Raimondi, il più grande incisore del primo Rinascimento interprete e divulgatore di Raffaello, nasce a Sant’Andrea in Argine vicino a Bologna. La prima educazione artistica del Raimondi ha luogo a Bologna nella Bottega del pittore e orafo Francesco Francia intorno al 1504. La sua prima incisione datata reca l’anno 1505; nel 1506 il Raimondi parte per Venezia ed è in quest’anno che si stacca definitivamente dalla scuola franciana ed inizia il nuovo stile dove emergono influenze mantegnesche e più ancora dureriane. Secondo il racconto del Vasari, il Raimondi entra in diverbio con il Durer, che soggiorna a Venezia, per aver contraffatto, riproducendole in rame, le 17 xilografie della Vita della Vergine. Dopo il 1507 Marcantonio si volge alla produzione di modelli fiorentini e romani. A Roma nel 1509, prima dell’incontro fondamentale con Raffaello e con la scultura romana, Marcantonio entra nella cerchia degli artisti quattrocenteschi operanti nella città tra i quali spicca Jacopo Rimanda, il pittore bolognese impegnato nella decorazione delle sale capitoline. Subito dopo, nel 1510, il Raimondi si afferma come interprete e disegnatore di Raffaello che ha conosciuto alla bottega del Baviera. La Lucrezia sigla l’inizio del rapporto con l’urbinate e inaugura il nuovo stile pittorico di Marcantonio ispirato da Luca di Leida. Tuttavia, accanto alle incisioni che riproducono i disegni dell’urbinate, il Raimondi continua a produrre stampe di propria invenzione e dall’antico, la cui influenza è determinante su tutta la grafica futura sempre tesa alla semplicità classica.(cfr.Dubois-Reymond 1978). Verso il 1515-1516 Marcantonio dimostra un maggior interesse verso gli effetti chiaroscurali, forse suggestionato in questo dall’arrivo di Agostino Veneziano e Marco Dente alla bottega del Baviera. Fino al 1520, anno della morte di Raffaello, il Raimondi ha vissuto nell’orbita del Sanzio continuando a incidere i suoi disegni e quelli dei principali scolari, da Giovan Francesco Penni a Giulio Romano. La sua attività subisce il crollo con il Sacco di Roma del ’27 in cui è costretto a sborsare una grossa somma agli invasori per avere salva la vita; ridotto alla miseria si ritira a Mantova e poi a Bologna, dove muore poco meno che mendico prima del ’34.