(Emisfero Orientale)

Riferimento: S34823
Autore Giuseppe DE ROSSI
Anno: 1615 ca.
Zona: Emisfero Orientale
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 325 x 327 mm
4.500,00 €

Riferimento: S34823
Autore Giuseppe DE ROSSI
Anno: 1615 ca.
Zona: Emisfero Orientale
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 325 x 327 mm
4.500,00 €

Descrizione

Foglio contenente sei fusi del Globo Terrestre, edito da Giuseppe de Rossi a Roma nel 1615.

Il foglio costituisce la metà, raffigurante l'emisfero orientale, del celebre ed importante Globo Terrestre della tipografia De Rossi, replica italiana del più famoso globo di Jodocus Hondius, stampato ad Amsterdam nel 1601.

La carta si estende dalle isole dell'Atlantico alle Indie Orientali, comprendendo le isole di Giappone (parzialmente tagliato) e Corea (qui appunto rappresentata come isola).

Il solo set completo di gore di globo del de Rossi è oggi conservato alla Libray of Congress di Washington (https://www.loc.gov/item/2008627640/), mentre il solo foglio che contiene le gore qui mancanti, che coprono l'emisfero occidentale, è conservato al Marietim Museum di Rotterdam (WAE840).

Sono invece noti alcuni esemplari del globo montati, tra cui quello della collezione Schmidt di Vienna, e quello del Maritime Museum di Greenwich.

La peculiarità assoluta del nostro esemplare sta nel fatto che riporta in calce un imprint sconosciuto alla letteratura, Dominicus de Rubeis formis Romae ad Templum S. Marie de Pace.

Domenico de Rossi, figlio o nipote di Giuseppe, è attivo a Roma nella seconda metà del XVII secolo.  Fiorini (1899) descrive di Domenico de Rossi la sola ristampa del globo di Mattheus Greuter (1638) datata al 1695.

Il globo terrestre di Giuseppe de Rossi – uno dei primi stampati in Italia – è una replica molto accurata dell’esemplare realizzato ad Amsterdam nel 1601 da Jodocus Hondius.
Giuseppe de Rossi utilizzò le mappe di Hondius, apprezzate per la loro qualità, ma il globo è interamente realizzato in Italia e dedicato a un nobiluomo romano, come possiamo vedere dal cartiglio sul globo stesso: Ill.mo viro optimarumque artium amatori et Fautori D Paulo Mellino Romano Iosephus de Rubeis Mediolanensis devoti animi monumentum dat dicatque.

Il cartiglio con dedica rivela anche la firma dell’artista e chiarifica le sue origini: Giuseppe infatti era conosciuto nella Roma dell’inizio del Seicento quale membro della nota famiglia de Rossi, già famosa a Milano per le sue stampe e mappe.

Il globo presenta un secondo ampio cartiglio – nell’Oceano Pacifico – con le spiegazioni di Hondius e la data in cui è stato stampato in Italia: I[odocus] Hondius Lectori S[alutem]. In locorum longitudine hactenus mirifice peccatum esse omnibus hydrographiae peritis satis superque constat [...] Longitudinem incepimus non ab insulis fortunatis, ut Ptolemeus, sed ab ijs quae Açores vocantur, quod acus nautica ibi recte in Septentrionem vergat. Vale. Anno 1615.

Un terzo cartiglio a sud dello Stretto di Magellano ci fa comprendere le conoscenze geografiche degli inizi del XVII secolo: TERRA AUSTRALIS NONDUM COGNITA (terra non ancora conosciuta).

Foglio di estrema rarità.

Bibliografia:
Fiorini, Sfere Celesti e Terrestri di Autore Italiano, Roma 1899, pp. 271-272, 293, 369; E. L. Stevenson, Terrestrial and Celestial Globes, New Haven 1921, vol II, p. 13; P. van der Krogt, Globi Neerlandici, Utrecht 1993; The World In Your Hands. An Exhibition of Globes and Planetaria, exhibition’s catalogue of Christies Great Room in London and Museum Boerhaave in Leiden, 1995, p.42, n° 4.11; Sfere del cielo sfere della terra, exhibition’s catalogue edited by M. Milansei & R. Schmidt, Correr Museum, Venice 2007, pp. 50 and 59; Dekker, E. Globes at Greenwich (Oxford, 1999), pp. 357-9 & 482-4.

Giuseppe DE ROSSI (Roma 1560 - 1639)

Verso la fine del XVI secolo inizia l’attività editoriale di Antonio De Rossi, il quale con i figli Giuseppe (il “vecchio”) e Giulio, fonda la stamperia che, nel corso dei due secoli successivi e attraverso quattro generazioni, detenne il monopolio della produzione calcografica della città. La bottega era con insegna De Rossi alla Pace. La storia della famiglia De Rossi è caratterizzata da litigi e contrasti interni che portano all’apertura di singole tipografie in concorrenza tra loro. I figli di Giulio De Rossi, Giuseppe il Giovane e Giovanni Battista, nipoti di Giuseppe De Rossi il Vecchio, avevano fondato nel 1628 una propria bottega sempre nelle vicinanze - All'angolo di via di Parione e via della Pacevicino nei pressi della chiesa S. Biagio della Fossa - ma nel 1635 Giovanni Battista si separò a sua volta dal fratello e aprì una bottega in piazza Navona, la terza quindi della famiglia che venne chiamata a piazza Navona. Nel 1644 dopo la morte di Giuseppe il Giovane suo fratello Giovanni Battista diventò il concorrente più diretto della bottega dello zio, la De Rossi alla Pace, ormai gestita dalla vedova di lui insieme ai figli che allora erano in parte ancora minorenni [Figli di Giuseppe De Rossi il Vecchio (1560-1639) e Flaminia Fabio erano Giovanni Domenico (1619-1653) Girolamo (nato nel 1621), Giovanni Giacomo (1627-1691) e Filippo (1631-1656)]. Nel 1648 Giovanni Giacomo De Rossi, figlio di Giuseppe, avvia la propria attività autonoma in una bottega situata alla Pace, con il contributo di circa 800 lastre ereditate dal padre, il cui fondo fu diviso tra i quattro figli maschi. Alla morte del fratello maggiore Giovanni Domenico (1653) la parte di lastre da lui ereditata fu recuperata da Giovanni Giacomo, che inoltre s’impossessò di molte opere a carattere geografico pubblicate dal fratello. Il corpus delle opere recuperate da Giovanni Giacomo era costituito da una raccolta che abbracciavano un arco cronologico di oltre un secolo, includendo parte delle matrici di Salamanca e Lafreri, delle botteghe di Adamo Scultori, Villamena, Maggi, Carenzano e molti altri. Per tutto il corso del secolo Giovanni Giacomo e il figlio adottivo Domenico (1647-1729) furono il punto di riferimento dell’editoria romana ed incrementarono la produzione calcografica a carattere locale ed artistico. Oltre, infatti, alle opere di Giovan Battista Falda troviamo in elenco matrici di pittori-incisori come Guido Reni, Giovan Benedetto Castiglione, Giovanni Andrea Podestà e Pietro Testa tanto per citare i principali artisti che si affidarono ai De Rossi. Alla morte di Domenico, 1729, la tipografia fu ereditata dal figlio Lorenzo Filippo, che subito la mise in vendita. Papa Clemente XII ne proibì l’alienazione all’estero e ne ordinò la stima con l’intenzione d’acquisto da parte della Camera Apostolica: la tipografia fu venduta nel Marzo 1738 e costituì il fondo della neonata Calcografia Camerale. Questo atto di compravendita rimane il documento che testimonia la fine della tipografia De Rossi, una delle più importanti stamperie europee.

Giuseppe DE ROSSI (Roma 1560 - 1639)

Verso la fine del XVI secolo inizia l’attività editoriale di Antonio De Rossi, il quale con i figli Giuseppe (il “vecchio”) e Giulio, fonda la stamperia che, nel corso dei due secoli successivi e attraverso quattro generazioni, detenne il monopolio della produzione calcografica della città. La bottega era con insegna De Rossi alla Pace. La storia della famiglia De Rossi è caratterizzata da litigi e contrasti interni che portano all’apertura di singole tipografie in concorrenza tra loro. I figli di Giulio De Rossi, Giuseppe il Giovane e Giovanni Battista, nipoti di Giuseppe De Rossi il Vecchio, avevano fondato nel 1628 una propria bottega sempre nelle vicinanze - All'angolo di via di Parione e via della Pacevicino nei pressi della chiesa S. Biagio della Fossa - ma nel 1635 Giovanni Battista si separò a sua volta dal fratello e aprì una bottega in piazza Navona, la terza quindi della famiglia che venne chiamata a piazza Navona. Nel 1644 dopo la morte di Giuseppe il Giovane suo fratello Giovanni Battista diventò il concorrente più diretto della bottega dello zio, la De Rossi alla Pace, ormai gestita dalla vedova di lui insieme ai figli che allora erano in parte ancora minorenni [Figli di Giuseppe De Rossi il Vecchio (1560-1639) e Flaminia Fabio erano Giovanni Domenico (1619-1653) Girolamo (nato nel 1621), Giovanni Giacomo (1627-1691) e Filippo (1631-1656)]. Nel 1648 Giovanni Giacomo De Rossi, figlio di Giuseppe, avvia la propria attività autonoma in una bottega situata alla Pace, con il contributo di circa 800 lastre ereditate dal padre, il cui fondo fu diviso tra i quattro figli maschi. Alla morte del fratello maggiore Giovanni Domenico (1653) la parte di lastre da lui ereditata fu recuperata da Giovanni Giacomo, che inoltre s’impossessò di molte opere a carattere geografico pubblicate dal fratello. Il corpus delle opere recuperate da Giovanni Giacomo era costituito da una raccolta che abbracciavano un arco cronologico di oltre un secolo, includendo parte delle matrici di Salamanca e Lafreri, delle botteghe di Adamo Scultori, Villamena, Maggi, Carenzano e molti altri. Per tutto il corso del secolo Giovanni Giacomo e il figlio adottivo Domenico (1647-1729) furono il punto di riferimento dell’editoria romana ed incrementarono la produzione calcografica a carattere locale ed artistico. Oltre, infatti, alle opere di Giovan Battista Falda troviamo in elenco matrici di pittori-incisori come Guido Reni, Giovan Benedetto Castiglione, Giovanni Andrea Podestà e Pietro Testa tanto per citare i principali artisti che si affidarono ai De Rossi. Alla morte di Domenico, 1729, la tipografia fu ereditata dal figlio Lorenzo Filippo, che subito la mise in vendita. Papa Clemente XII ne proibì l’alienazione all’estero e ne ordinò la stima con l’intenzione d’acquisto da parte della Camera Apostolica: la tipografia fu venduta nel Marzo 1738 e costituì il fondo della neonata Calcografia Camerale. Questo atto di compravendita rimane il documento che testimonia la fine della tipografia De Rossi, una delle più importanti stamperie europee.