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Riferimento: | S47106 |
Autore | Gian Jacopo CARAGLIO |
Anno: | 1525 ca. |
Misure: | 455 x 260 mm |
Riferimento: | S47106 |
Autore | Gian Jacopo CARAGLIO |
Anno: | 1525 ca. |
Misure: | 455 x 260 mm |
Il martirio dei santi Pietro e Paolo ambientato in un edificio classico: entrambi sono inginocchiati e il boia sta alzando la spada.
Bulino 1525/27 circa, con la scritta “Jacobvs Parmensis / Fecit” sul gradino in basso a destra. Soggetto tratto da un disegno di Parmigianino.
Esemplare nel primo stato di tre descritto da Cirillo Archer (The Illustrated Bartsch, p. 96), avanti i ritocchi a bulino e l’indirizzo di Antonio Salamanca. Sono note ulteriori tirature della tipografia De Rossi, non descritte nella letteratura.
Bellissima prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, difetti di impressione nella parte sinistra della tavola, minime abrasioni visibili al verso, per il resto in buono stato di conservazione.
La stampa riprende, in controparte, un disegno di Parmigianino conservato presso il British Museum. Nello scalino in basso inciso: Iacobus Parmensis/Fecit. Secondo Gnann si tratta della prima prova della collaborazione fra Parmigianino e Caraglio.
Bibliografia
Bartsch XV.71.8; TIB 28.85.8, I/III; A.E. Popham 190; Gnann 256; TIB 28 Comentary 96.8; M.Mussini, G.M. De Rubeis, Parmigianino tradotto, 75.
Gian Jacopo CARAGLIO (Verona 1505 - Cracovia 1565)
Giovanni Jacopo Caraglio o Caralio, Caral, Caralius, è incisore su rame, intagliatore di medaglie e di gemme, orefice e forse anche architetto secondo la testimonianza del Vasari. Il Caraglio nasce a Verona o a Parma intorno al 1505 e per questo spesso usa nominarsi Veronensis, altre Parmensis. A Roma, in seguito al Sacco del 1527, è costretto a lasciare incompiuto il suo Ratto delle Sabine da un disegno del Rosso Fiorentino e a trasferirsi a Venezia, dove opera fino al 1537. Nella città pontificia, al servizio del Baviera, realizza nel 1526 gli dei dell’Olimpo, le Fatiche di Ercole e gli Amori degli Dei, stampe tratte da disegni del Rosso, l’artista prediletto dell’incisore per il quale traduce una trentina di soggetti alternandoli ad opere del Baldinelli e del Parmigianino. Diversamente, negli anni veneziani incide soggetti di Tiziano. Emigrato in Polonia prima del luglio 1539, l’incisore ha il merito di aver diffuso nei Paesi dell’Europa orientale il linguaggio grafico di Marcantonio. Caraglio entra il 3 luglio 1545 alla corte di Sigismondo I con lo stipendio annuo di 60 fiorini e alla morte del re (1548) passa al servizio di Sigismondo II Augusto dove esegue raffinate opere di oreficeria e medaglie. Nel 1552 lavora a Vilna in Lituania, seconda capitale del regno unito, dove si era trasferita la corte reale e dove Jacopo opera alternando la permanenza a periodi di soggiorno in Italia fino all’anno della morte avvenuta a Cracovia il 26 agosto 1565. Il Bartsch cataloga sessantacinque incisioni del Caraglio a cui il Le Blanc aggiunge altri quattro soggetti.
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Gian Jacopo CARAGLIO (Verona 1505 - Cracovia 1565)
Giovanni Jacopo Caraglio o Caralio, Caral, Caralius, è incisore su rame, intagliatore di medaglie e di gemme, orefice e forse anche architetto secondo la testimonianza del Vasari. Il Caraglio nasce a Verona o a Parma intorno al 1505 e per questo spesso usa nominarsi Veronensis, altre Parmensis. A Roma, in seguito al Sacco del 1527, è costretto a lasciare incompiuto il suo Ratto delle Sabine da un disegno del Rosso Fiorentino e a trasferirsi a Venezia, dove opera fino al 1537. Nella città pontificia, al servizio del Baviera, realizza nel 1526 gli dei dell’Olimpo, le Fatiche di Ercole e gli Amori degli Dei, stampe tratte da disegni del Rosso, l’artista prediletto dell’incisore per il quale traduce una trentina di soggetti alternandoli ad opere del Baldinelli e del Parmigianino. Diversamente, negli anni veneziani incide soggetti di Tiziano. Emigrato in Polonia prima del luglio 1539, l’incisore ha il merito di aver diffuso nei Paesi dell’Europa orientale il linguaggio grafico di Marcantonio. Caraglio entra il 3 luglio 1545 alla corte di Sigismondo I con lo stipendio annuo di 60 fiorini e alla morte del re (1548) passa al servizio di Sigismondo II Augusto dove esegue raffinate opere di oreficeria e medaglie. Nel 1552 lavora a Vilna in Lituania, seconda capitale del regno unito, dove si era trasferita la corte reale e dove Jacopo opera alternando la permanenza a periodi di soggiorno in Italia fino all’anno della morte avvenuta a Cracovia il 26 agosto 1565. Il Bartsch cataloga sessantacinque incisioni del Caraglio a cui il Le Blanc aggiunge altri quattro soggetti.
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