S. Elena

Riferimento: S43534
Autore Giovanni Battista Bracelli
Anno: 1640
Misure: 185 x 265 mm
Non Disponibile

Riferimento: S43534
Autore Giovanni Battista Bracelli
Anno: 1640
Misure: 185 x 265 mm
Non Disponibile

Descrizione

Acquaforte, 1640, da una statua di Andrea Bolgi.

Intitolata nel margine inferiore S. Elena Reg., dove troviamo anche le indicazioni editroriali: Andreas Bolgius Carrarien sculptor faciebat in Temp S Petri in Vaticano 1640 e Io Baptista Braccellus Flor incidebat Romae superior licentia e con indirizzo Gio Batt Rossi in Navona all'interno dell'immagine.

Da una serie di quattro sculture monumentali nella Basilica di San Pietro. Le incisioni sono rarissime; il gruppo completo è stato descritto e illustrato per la prima volta da Katharina Mayer Haunton in "Print Quarterly" XV 1998, che descrive il lotto venduto da Sotheby's Londra il 1 dicembre 1988.

“Le incisioni di Giovanni Battista Bracelli non sono comuni, quindi sembra utile registrare e riprodurre questa serie apparentemente non descritta prima, apparsa all'asta a Londra (Sotheby's, 1 dicembre 1988, lotto 6). Si tratta di una serie di quattro stampe di Bracelli basate sulle statue di grandi dimensioni nelle nicchie di attraversamento della Basilica di San Pietro a Roma: Sant'Andrea di Francois Du Quesnoy, San Longino di Gianlorenzo Bernini, Sant'Elena di Andrea Bolgi e Santa Veronica di Francesco Mochi. Le incisioni rappresentano pezzi di scultura molto importanti e furono pubblicate da Giovanni Battista Rossi nel 1640. De Rossi normalmente stampava edizioni piuttosto grandi delle acqueforti che pubblicava, ma tuttavia queste sembrano essere rare e non registrate nel suo catalogo. La morsura delle lastre è irregolare e potrebbero essersi rotte durante la stampa. Poiché le statue sono quattro, è probabile che la serie sia completa, a meno che non abbia avuto un frontespizio. Tuttavia, nell'articolo su Bracelli in Thieme-Becker sono elencate altre due sue incisioni di sculture in San Pietro: una del Baldacchino del Bernini e la seconda di Attila a Roma di Algardi (datata 1649). È possibile che fossero destinate a far parte di una serie di incisioni della scultura della Basilica iniziata nel 1640, ma non ancora completata nel 1649” (cfr. K. Mayer Haunton, Bracelli and Cantagallina Addenda, in "Print Quarterly" XV 1998, p. 298).

L'artista, che si proclama pittore fiorentino, può essere probabilmente identificato con "Giovanbatista detto il Bigio" - allievo di Jacopo da Empoli che nel 1616-1617 dipinse la figura allegorica dell'Onore sul soffitto di Casa Buonarotti a Firenze - si diplomò all'Accademia del Disegno nel 1619 e lavorò con il suo maestro al soffitto del duomo di Livorno prima del suo completamento nel 1620. Poiché i dipinti di Bracelli sono praticamente sconosciuti, pochi disegni possono essere oggi identificati come suoi.

La sua vita e il suo lavoro sono meglio ricostruiti in relazione alle ottantotto tavole incise datate tra il 1624 e il 1649. Da Livorno nel 1624 provengono le cinquanta tavole delle Bizzarie, l'opera più originale di Bracelli. Una serie di trentuno piccole tavole, raffiguranti coppie di musicisti e intitolate Figure con strumenti musicali e boscarecci, fu stampata a Roma, probabilmente tra il 1625 e il 1630. In queste opere, lo stile della figura ricorda la formazione fiorentina di Bracelli e si rifà anche allo stile di Tempesta. Nel 1626 l'artista è a Roma, dove realizza un'acquaforte del Baldacchino del Bernini in San Pietro. Nel 1640 Bracelli realizzò le quattro incisioni che rappresentano le monumentali sculture di figure del Bernini e di altri all'incrocio della basilica. L'ultima stampa datata di Bracelli (1649) riproduce la scultura di Attila di Algardi. Una Processione romana (1629) su disegno del pittore fiorentino Agostino Ciampelli e un Baccanale non datato completano le opere di Bracelli, ad eccezione del suo fantasioso Alfabeto Figurato, pubblicato a Napoli nel 1632, in cui le lettere sono composte da figure nude. Mentre i soggetti delle stampe romane di Bracelli dimostrano la sua attenzione per le nuove opere d'arte pienamente barocche, la sua tecnica di incisione è rozza e il suo stile di disegno pesante. Il meglio di sé lo dà nelle rappresentazioni di musicisti e soprattutto nelle Bizzarie, dove rivela un debito nei confronti dell'arte più manierista di Jacques Callot e dove la forza dell'immaginazione si eleva al di sopra delle sue relativamente mediocri capacità di disegno.

Bella impressione, stampata con tono su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato di conservazione.

Un'opera molto rara.

Bibliografia

Katharina Mayer Haunton, Bracelli and Cantagallina Addenda, in 'Print Quarterly' XV 1998, pp. 298-302; S. Welsh Reed, Giovan Battista Bracelli, in “Italian Etchers of the Renaissance & Barocque” (1989), pp. 230-233.

Giovanni Battista Bracelli (attivo in Toscana nel primo quarto del XVII seolo)

Il Bracelli è incisore, attivo in Toscana nel primo quarto del XVII secolo. Pubblicò a Livorno una serie di acqueforti dal titolo Bizarie di varie figure (1624), figure costruite con elementi geometrici e fantastici. L’artista, che si proclama “un pittore fiorentino” proprio nel frontespizio delle Bizarie, può forse essere identificato con un allievo di Jacopo da Empoli soprannominato Il Bigio, che aveva dipinto scene allegoriche in Casa Buonarroti tra il 1616-1617; nel 1619 aveva ottenuto il diploma dell’Accademia del Disegno. Lavora poi con Jacopo ai soffitti della cattedrale di Livorno. Mentre i suoi disegni sono sconosciuti, la sua produzione incisoria è invece testimoniata da 88 acqueforti datate tra il 1624 e il 1649. Oltre le Bizarie, realizzò una serie di 31 lastre più piccole intitolata Figure con instrumenti musicali e boscarecci, pubblicati a Roma tra il 1625 e il 1630. A Roma la sua presenza è attestata nel 1626, quando incide il Baldacchino del Bernini in S. Pietro. Nel 1640 realizza altre 8 incisioni da lavori del Bernini.

Giovanni Battista Bracelli (attivo in Toscana nel primo quarto del XVII seolo)

Il Bracelli è incisore, attivo in Toscana nel primo quarto del XVII secolo. Pubblicò a Livorno una serie di acqueforti dal titolo Bizarie di varie figure (1624), figure costruite con elementi geometrici e fantastici. L’artista, che si proclama “un pittore fiorentino” proprio nel frontespizio delle Bizarie, può forse essere identificato con un allievo di Jacopo da Empoli soprannominato Il Bigio, che aveva dipinto scene allegoriche in Casa Buonarroti tra il 1616-1617; nel 1619 aveva ottenuto il diploma dell’Accademia del Disegno. Lavora poi con Jacopo ai soffitti della cattedrale di Livorno. Mentre i suoi disegni sono sconosciuti, la sua produzione incisoria è invece testimoniata da 88 acqueforti datate tra il 1624 e il 1649. Oltre le Bizarie, realizzò una serie di 31 lastre più piccole intitolata Figure con instrumenti musicali e boscarecci, pubblicati a Roma tra il 1625 e il 1630. A Roma la sua presenza è attestata nel 1626, quando incide il Baldacchino del Bernini in S. Pietro. Nel 1640 realizza altre 8 incisioni da lavori del Bernini.