Trionfo di Cristo

Riferimento: S45452
Autore Lucantonio degli Uberti
Anno: 1517 ca.
Misure: 780 x 330 mm
Non Disponibile

Riferimento: S45452
Autore Lucantonio degli Uberti
Anno: 1517 ca.
Misure: 780 x 330 mm
Non Disponibile

Descrizione

Xilografia, circa 1517/18, da un soggetto di Tiziano Vecellio.

Parte centrale del Trionfo di Cristo di Lucantonio degli Uberti, composta da tre fogli contraddistinti dalle lettere F, G e H. L’edizione del Trionfo di Cristo, in nove blocchi siglati da A a I (Dreyer n.1-IV), di Lucantonio degli Uberti reca il titolo TRIUMPH. YhS. CHRISTI ed è firmata “Opus Luce Antonii R (?) uberti ī venetiis īpreso” all’inizio del primo blocco.

Lucantonio fu sia l’incisore sia l'editore di questa xilografia, e dovette stampare quest’opera dopo il 1517, ovvero al ritorno a Venezia dopo l’esilio (Muraro-Rosand 1976, p. 75). Fra le edizioni del Trionfo di Cristo questa è ritenuta quella di minore qualità. Fra le sue peculiarità: la mandorla stellata che circonda Cristo; la presenza della Morte nel blocco E; le iscrizioni in italiano, che non corrispondono con quelle delle altre edizioni e sono limitate all’individuazione dei personaggi; la scansione del corteo con colonne molto decorate che recano iscrizioni relative alle Virtù teologali e cardinali e l’invito a visitare gli infermi; un fregio superiore con medaglioni con le iscrizioni “NON OCCIDES” e “NON CONCUPISCES REM ALIENĀ”. Gli studiosi ritengono che questa edizione sia da datare a ridosso di quella di de’ Gregoriis, del 1517.

L’opera è di grandissima rarità, conosciuta in soli tre esemplari completi: a Firenze, Uffizi, a Vienna, Albertina e a New York; Metropolitan. Altrettanto rari sono gli esemplari incompleti conservati nelle biblioteche: tre fogli sono a Londra, British Museum; due fogli a Bassano, Museo Civico; un foglio a Bergamo, Accademia Carrara e cinque fogli a Brema, Kunsthalle.

Il Trionfo di Cristo di Tiziano ebbe diverse derivazioni a stampa, a partire da quella del 1517 di Gregorio de Gregoris. L’opera è magnificamente descritta nella scheda di Silvia Urbini:

“Opera celeberrima della prima maturità di Tiziano, questa ‘grandiosa scenografia umana' raffigura un corteo processionale che scorre senza soluzione di continuità e si apre con Adamo ed Eva seguiti dai personaggi dell'Antico Testamento. La parte centrale e significante della xilografia è rappresentata dalla Croce simbolo di salvezza e dal Cristo simbolo di potenza: egli è assiso sul globo, con lo scettro in mano e portato in trionfo sul carro. La seconda parte del corteo, alle spalle di Cristo, è composta da apostoli, vescovi, martiri, eremiti, santi (Pignatti 1990, pp.156-159). Per i significati politici dell'opera, connessi con l'orgoglio e la determinazione a mantenere la propria libertà della Repubblica di San Marco, per il riferimento al Triumphus crucis di Savonarola, alle processioni organizzate dalle confraternite religiose veneziane, per il rapporto del tema con Dante e Petrarca, si vedano: Panofsky 1969; Sinding Larsen 1975; Muraro-Rosand 1976.

La composizione è caratterizzata da un passo monumentale e da un morbido plasticismo che è stato messo in relazione - a vario titolo - con opere di Raffaello e Michelangelo. L'invenzione si innesta inoltre, contemporaneamente e in modo fondante, tanto sulle incisioni di Mantegna e sulle tele del Trionfo di Cesare, quanto sulle xilografie di Dürer. Tiziano prosegue qui, nel medium xilografico, il percorso di affermazione del proprio linguaggio artistico già espresso con spiccata individualità a partire dagli affreschi del Santo di Padova, del 1511, nei quali Roberto Longhi individuò quella ‘paga felicità di un largo cromatico' che caratterizza anche le ampie campiture del Trionfo di Cristo.

La più antica edizione documentata è quella in cinque blocchi del 1517 pubblicata da Gregorio de' Gregoriis (Dreyer 1971, n. 1-II) come si evince dall'iscrizione alla sinistra della testa di Cristo nel III blocco: “Gregorius de Gregorijs excusit/MDXVII". È corredata da un’iscrizione latina: TRIVMPHATOREM MORTIS CHRISTVM ETERNA PACE TERRIS RESTITVTA CELIQVE IANUVA BONIS OMNIBVS AD APERTA TANTI BENEFICII MEMORES DEDVCENTES DIVI CANVNT.

Deriva da questa edizione di de' Gregoriis un’altra in cinque blocchi ma con iscrizioni latine in caratteri tipografici diversi (e altre varianti) attribuita a Giovanni Andrea Vavassore (Dreyer, n.1-III). Quindi, sempre a stretto giro cronologico, quella stampata da nove blocchi con iscrizioni in latino e italiano e varie aggiunte firmata da Lucantonio degli Uberti (Dreyer 1971, n.1-IV). Nel 1543 venne stampata a Gand una nuova versione ricavata questa volta da dieci blocchi, senza iscrizioni (Dreyer 1971, n.1-I); Tra il 1545 e il 1547 fu pubblicata ad Anversa una variante di quella di Gand, sempre da dieci blocchi ma con iscrizioni in francese, da Margariete Liefrink (Dreyer 1971, n. 1-I). Infine, una di Andrea Andreani in otto blocchi contrassegnati dalle lettere A-H (Dreyer 1971, n. 1-V). Questa variante fu pubblicata a Roma nel 1600; deriva, in controparte, dalla versione di Lucantonio degli Uberti ed è l'unica con l'iscrizione TITIAN. INVEN.

La datazione del Trionfo di Cristo è controversa e, come ha scritto David Landau, “the point is not entirely academic because a polemic about the precedence of Titian over Raphael, or viceversa, centres around it”. (Landau 1983, p. 319). Vasari conosceva l'opera e così la descrive e la data: “L'anno appresso 1508 mandò fuori Tiziano in istampa di legno il trionfo della fede con una infinità di figure, i primi Parenti e Patriarchi, i Profeti, le Sibille, gl'Innocenti, i Martiri, e Gesù Cristo in sul Trionfo portato da quattro Evangelisti e da quattro Dottori, con i S. S. Confessori dietro” (Vasari 1568, VI, p. 157). Ridolfi (1648) invece scrisse che il ciclo xilografico era stato eseguito nel 1511 a Padova, quando Tiziano era impegnato ad affrescare la Scuola del Santo, e che si trattava della riproduzione di un fregio che il cadorino aveva dipinto nell'abitazione in cui risiedeva. La critica ha a lungo preferito la datazione del 1511 e ritenuto che l'esemplare in dieci blocchi, con iscrizioni in francese stampato dopo il 1545 da Margariete Liefrink fosse quello più vicino ai disegni originali di Tiziano. Michael Bury nel 1989 ha proposto invece che la prima pubblicazione risalga al 1517 e che sia quella di Gregorio de' Gregoriis. Fra le prove che porta a sostegno di questa data si segnalano: la mancanza di citazioni dal Trionfo prima del 1520 circa; le connessioni fra il Trionfo e altre opere di Tiziano dipinte negli anni 1516-1519 come l'Assunta e l'Omaggio a Venere; la relazione fra il San Cristoforo nel Trionfo di Cristo e il Portabandiera inciso sia da Marcantonio Raimondi che da Agostino Veneziano – circa nel 1516 - da un disegno di Raffaello. Il riferimento alla stampa di Marcantonio è stato per la prima volta segnalato da David Landau (Landau 1983, p. 319). La critica discute anche l'eventuale intervento di una o più mani nella realizzazione del disegno e dell'intaglio del Trionfo. Viene inoltre sottolineata la disomogeneità formale fra le due parti del corteo, quella che precede il carro trionfale con Cristo e quella che lo segue. Di recente le diverse posizioni su questi ultimi temi sono state riconsiderate da Lüdemann 2013, pp. 113-125” (cfr. Urbini S., Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0170.1).

Lucantonio degli Uberti, noto anche come Lucantonio Fiorentino, è un incisore, editore e tipografo di cui si hanno notizie intorno alla prima metà del Cinquecento; i limiti della sua attività non si possono stabilire con esattezza. Sappiamo per certo che Lucantonio fu un artista itinerante, il quale lavorò a Verona, Venezia, Firenze e verosimilmente anche a Milano e a Esztergom, in Ungheria. A Venezia era attivo, in primo luogo, nel campo dell’illustrazione libraria e teneva bottega a San Moisè: le sue xilografie, che secondo Essling presentano il monogramma in ben diciassette varianti, ornano molti volumi stampati presso i principali editori veneziani. Fu anche autore di un consistente nucleo di fogli sciolti. La sua produzione grafica è significativa anzitutto per la versatilità delle tecniche utilizzate: il bulino, la xilografia, il chiaroscuro. L’opera xilografica, in particolare, non è mai stata studiata in modo sistematico. Le stampe rispecchiano un gusto eclettico che attinge a molteplici fonti, fiorentine, veneziane e nordiche. Cristofano Robetta, Filippino Lippi, Albrecht Dürer, Marcantonio Raimondi, Hans Baldung Grien e Tiziano sono alcuni dei principali riferimenti stilistici e iconografici.

Bellissime prove, impresse su carta vergata coeva con filigrana “ancora nel cerchio con stella”, con sottili margini, in ottimo stato di conservazione. 

Tre fogli da 260x335, 265x330, 255x330 mm.

Bibliografia

Bartsch, Le Peintre graveur (XII.91.9); Kristeller P., Il trionfo della fede: Holzschnittfolge nach Tizians Zeichnung, Berlin, 1906; Mauroner F., Le incisioni di Tiziano, Venezia, 1941; Dreyer P., Tizian und sein Kreis, 50 venezianische Holzschnitte aus dem Berliner Kupferstichkabinett, Staatliche Museen Preussischer Kulturbesitz, Berlin, 1971, pp.32-41; Sinding-Larsen S., Titian's Triumph of Faith and the medieval tradition of the Glory of Christ, in “Acta ad archaeologiam et artium historiam pertinentia. Institutum Romanum Norvegiae”, Oslo-Roma, 1975, p. 315 sgg, V, pp. 315 sgg; Tiziano e la silografia veneziana del Cinquecento, Vicenza, 1976, pp. 74-78; Incisioni da Tiziano. Catalogo del fondo grafico a stampa del Museo Correr, Venezia, 1982, pp. 27-29; Landau D., Printmaking in Venice and the Veneto, The Genius of Venice, 1500-1600, London, 1983, p. 319; Bury M., The ‘Triumph of Christ' after Titian, in The Burlington Magazine, London, 1989, pp. 188-197, pp. 188-197; Hope C., The early biographies of Titian, in Studies in the History of Art, Washington D.C., 1993, pp. 167-197, pp. 167-197; Oberhuber K., Le siècle de Titien, 1993, p. 473; Karpinski C., Il Trionfo della Fede: l'”affresco” di Tiziano e la silografia di Lucantonio degli Uberti, in Arte Veneta, 1994, pp. 7-13, pp. 35-53;  Titian to 1518 : the assumption of genius, New Haven, 2001; McDonald M. P., The Print Collection of Ferdinand Columbus (1488-1539). A Renaissance Collector in Seville, London, 2004, n. 2812; Karpinski C., Titian and Bernardino da Parenzo cohabit in the vicinity of the Santo, Padua, in “Venezia Cinquecento”, Firenze, 2010, pp. 35-53, pp. 35-53; Lüdemann P., Tiziano. Le botteghe e la grafica, Firenze, 2016.

Lucantonio degli Uberti (notizie 1503-1557)

Lucantonio degli Uberti, noto anche come Lucantonio Fiorentino, è un incisore, editore e tipografo di cui si hanno notizie intorno alla prima metà del Cinquecento; i limiti della sua attività non si possono stabilire con esattezza. Sappiamo per certo che Lucantonio fu un artista itinerante, il quale lavorò a Verona, Venezia, Firenze e verosimilmente anche a Milano e a Esztergom, in Ungheria. A Venezia era attivo, in primo luogo, nel campo dell’illustrazione libraria e teneva bottega a San Moisè: le sue xilografie, che secondo Essling presentano il monogramma in ben diciassette varianti, ornano molti volumi stampati presso i principali editori veneziani. Fu anche autore di un consistente nucleo di fogli sciolti. La sua produzione grafica è significativa anzitutto per la versatilità delle tecniche utilizzate: il bulino, la xilografia, il chiaroscuro. L’opera xilografica, in particolare, non è mai stata studiata in modo sistematico. Le stampe rispecchiano un gusto eclettico che attinge a molteplici fonti, fiorentine, veneziane e nordiche. Cristofano Robetta, Filippino Lippi, Albrecht Dürer, Marcantonio Raimondi, Hans Baldung Grien e Tiziano sono alcuni dei principali riferimenti stilistici e iconografici.

Lucantonio degli Uberti (notizie 1503-1557)

Lucantonio degli Uberti, noto anche come Lucantonio Fiorentino, è un incisore, editore e tipografo di cui si hanno notizie intorno alla prima metà del Cinquecento; i limiti della sua attività non si possono stabilire con esattezza. Sappiamo per certo che Lucantonio fu un artista itinerante, il quale lavorò a Verona, Venezia, Firenze e verosimilmente anche a Milano e a Esztergom, in Ungheria. A Venezia era attivo, in primo luogo, nel campo dell’illustrazione libraria e teneva bottega a San Moisè: le sue xilografie, che secondo Essling presentano il monogramma in ben diciassette varianti, ornano molti volumi stampati presso i principali editori veneziani. Fu anche autore di un consistente nucleo di fogli sciolti. La sua produzione grafica è significativa anzitutto per la versatilità delle tecniche utilizzate: il bulino, la xilografia, il chiaroscuro. L’opera xilografica, in particolare, non è mai stata studiata in modo sistematico. Le stampe rispecchiano un gusto eclettico che attinge a molteplici fonti, fiorentine, veneziane e nordiche. Cristofano Robetta, Filippino Lippi, Albrecht Dürer, Marcantonio Raimondi, Hans Baldung Grien e Tiziano sono alcuni dei principali riferimenti stilistici e iconografici.