Conte Enea Caprara

Riferimento: S43952
Autore Nicolò BILLY
Anno: 1683 ca.
Misure: 180 x 240 mm
325,00 €

Riferimento: S43952
Autore Nicolò BILLY
Anno: 1683 ca.
Misure: 180 x 240 mm
325,00 €

Descrizione

Ritratto di Enea Silvio Caprara, firmato da Nicolò Billy “il vecchio”. L’opera appartiene ad una rarissima serie di incisioni di personaggi illustri, probabilmente mai pubblicata come raccolta.

Non è noto sapere il numero delle incisioni che compongono la raccolta; sicuramente molto più delle 8 tavole - tra l’altro, erroneamente attribuite a Nicolò Billy “il giovane” - nel catalogo dell’Istituto d'Arte "Duccio di Buoninsegna" di Siena, che apparentemente possiede la collezione più grande di questi bellissimi ritratti. Solo uno dei ritratti è tra gli 11 in nostro possesso. Pertanto, il numero delle lastre conosciute sale, quantomeno, a 18.

Nicolò o Nicola Billy “il vecchio” fu incisore, calcografo e mercante di stampe, occasionalmente anche disegnatore. Di origine francese, legato a Giacomo (Jacques Belly) e Vincenzo Billy, a lui affini per attività, fu attivo a Roma dalla fine del Seicento alla prima metà del Settecento. Apparentemente il primo della dinastia; poco chiari i repertori tanto sul genere e sugli estremi cronologici della sua attività, quanto sui rapporti che lo legarono ai figli Antonio e Nicola. Quale "intagliatore e mercante di stampe" sottoscrisse "vicino all'Orologgio della Chiesa Nuova", "a San Salvatore di Lavoro" e "vicino a Pasquino". Quale incisore lavorò per i più abili mercanti di stampe romani, da Giovanni Marco Paluzzi a Vincenzo Billy "alla Chiesa Nuova", dal Komarek ai molti membri della calcografia De Rossi "alla Pace": vasta fu la produzione incisoria, talora dai repertori ignorata o talora (tranne le generiche assegnazioni del Gori Gandellini, 1771, che gli dà come collaboratore il figlio Antonio) confusa con quella del figlio Nicola, anche per l'identità di firma.

Il carattere più artigianale che artistico, la resa diseguale, l'incisione a tratti spesso rozzi e sbrigativi, può far attribuire al Billy un gruppo di stampe: soggetti religiosi e ritratti in specie. Come editore ristampò molte delle opere di Pietro Testa.

Acquaforte e bulino, 1683 circa, firmata in lastra in basso. Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, con margini, in perfetto stato di conservazione.

Molto rara.

Bibliografia

Fabia Borroni, BILLY, Nicola, il Vecchio in “Dizionario Biografico degli Italiani” - Volume 10 (1968); Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1854, p. 340, con un elenco di 47 pezzi ascrivibili ai due Nicola Billy.

Nicolò BILLY (attivo a Roma tra il 1680 e il 1720)

Nicolò o Nicola Billy “il vecchio” fu incisore, calcografo e mercante di stampe, occasionalmente anche disegnatore. Di origine francese, legato a Giacomo (Jacques Belly) e Vincenzo Billy, a lui affini per attività, fu attivo a Roma dalla fine del Seicento alla prima metà del Settecento. Apparentemente il primo della dinastia; poco chiari i repertori tanto sul genere e sugli estremi cronologici della sua attività, quanto sui rapporti che lo legarono ai figli Antonio e Nicola. Quale "intagliatore e mercante di stampe" sottoscrisse "vicino all'Orologgio della Chiesa Nuova", "a San Salvatore di Lavoro" e "vicino a Pasquino". Quale incisore lavorò per i più abili mercanti di stampe romani, da Giovanni Marco Paluzzi a Vincenzo Billy "alla Chiesa Nuova", dal Komarek ai molti membri della calcografia De Rossi "alla Pace": vasta fu la produzione incisoria, talora dai repertori ignorata o talora (tranne le generiche assegnazioni del Gori Gandellini, 1771, che gli dà come collaboratore il figlio Antonio) confusa con quella del figlio Nicola, anche per l'identità di firma. Il carattere più artigianale che artistico, la resa diseguale, l'incisione a tratti spesso rozzi e sbrigativi, può far attribuire al Billy un gruppo di stampe: soggetti religiosi e ritratti in specie.

Nicolò BILLY (attivo a Roma tra il 1680 e il 1720)

Nicolò o Nicola Billy “il vecchio” fu incisore, calcografo e mercante di stampe, occasionalmente anche disegnatore. Di origine francese, legato a Giacomo (Jacques Belly) e Vincenzo Billy, a lui affini per attività, fu attivo a Roma dalla fine del Seicento alla prima metà del Settecento. Apparentemente il primo della dinastia; poco chiari i repertori tanto sul genere e sugli estremi cronologici della sua attività, quanto sui rapporti che lo legarono ai figli Antonio e Nicola. Quale "intagliatore e mercante di stampe" sottoscrisse "vicino all'Orologgio della Chiesa Nuova", "a San Salvatore di Lavoro" e "vicino a Pasquino". Quale incisore lavorò per i più abili mercanti di stampe romani, da Giovanni Marco Paluzzi a Vincenzo Billy "alla Chiesa Nuova", dal Komarek ai molti membri della calcografia De Rossi "alla Pace": vasta fu la produzione incisoria, talora dai repertori ignorata o talora (tranne le generiche assegnazioni del Gori Gandellini, 1771, che gli dà come collaboratore il figlio Antonio) confusa con quella del figlio Nicola, anche per l'identità di firma. Il carattere più artigianale che artistico, la resa diseguale, l'incisione a tratti spesso rozzi e sbrigativi, può far attribuire al Billy un gruppo di stampe: soggetti religiosi e ritratti in specie.