Apollo e Marsia

Riferimento: S32021
Autore Anonimo
Anno: 1540 ca.
Misure: 252 x 355 mm
1.000,00 €

Riferimento: S32021
Autore Anonimo
Anno: 1540 ca.
Misure: 252 x 355 mm
1.000,00 €

Descrizione

Bulino, 1540-1545 circa, in basso a sinistra l’excudit di Antonio Salamanca.

Da un soggetto di Francesco Salviati.

Nel margine inferiore, sei versi in latino distribuiti su tre colonne:'Ausus cum Phaebo Satyrus contendere' cantu Pro stolida paenas credulitate luit ...

Esemplare nel probabile primo stato di tre, o secondo di quattro, avanti gli indirizzi di De Rossi e Pacifici.

Bella prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “santo inginocchiato”, simile a Briquet 7628, due tracce di piega di carta orizzontali, per il resto in ottimo stato di conservazione.


Si tratta di una copia in controparte di una stampa, sconosciuta al Bartsch, il cui soggetto viene attribuito a Francesco Salviati, come già sostenuto da Nagler, Voss e dalla Borea.

L’incisore della stampa originaria è stato individuato in Girolamo Fagiuoli o Faccioli che, in effetti, aveva incisi già diversi disegni del Salviati. Resta, invece, anonimo l’incisore di questa copia.

Marsia è legato, in piedi, ad un albero mentre Apollo, armato di coltello, si appresta a scuoiarlo. Contrariamente all’iconografia tradizionale del tema, Marsia non è posizionato a testa in giù. Tale era infatti la punizione per la superbia di Marsia che osò sfidare Apollo, dio della musica e delle arti, in una gara musicale. Nello sfondo è visibile il tempietto del Bramante con S. Pietro in Montorio, mentre in basso è la personificazione di un fiume che sgorga dalla caverna di Celene.

Secondo quanto tramandato da Diodoro Siculo, per la sfida furono scelti come giudici i Nisei i quali, ascoltate attentamente le esibizioni di Marsia con il flauto e di Apollo con la cetra,  attribuirono la vittoria al primo, ma il dio – sentendosi sconfitto – suonò una seconda armonia accompagnata da un canto melodioso, convincendo i giudici ad invertire il loro responso. Marsia protestò per l’irregolarità della gara, ma Apollo obiettò che cantando non faceva nulla di diverso di quanto facesse lui soffiando nel flauto, quindi bisognava che nessuno dei due utilizzasse la bocca per suonare, ma soltanto le dita. Grazie a questo imbroglio Marsia fu sconfitto. In altre versioni del mito, come nel testo di Apollodoro, Apollo vince capovolgendo la cetra e invitando Marsia ad imitarlo: ma mentre il dio, con lo strumento capovolto, può continuare a suonare, il flauto rovesciato non produce alcun suono, causando la sconfitta del satiro.

Timbro della collezione Plinio Nardecchia, in basso a destra.

Nova 'Francesco Salviati e gli editori 1. Le incisioni', in Francesco Salviati (1510-1563) o la Bella Maniera, 1998, p.67; S. Boorsch, 'Salviati and Prints: the Question of Fagiuoli', in Francesco Salviati et la bella maniera, 2001; Luisa Mortari, Francesco Salviati, 1992, n.26, p. 300.

Bibliografia

Massari, Tra mito e allegoria, p. 317; Borea, Stampe da modelli fiorentini nel Cinquecento, p. 271; Nova 'Francesco Salviati e gli editori. Le incisioni', in Francesco Salviati (1510-1563) o la Bella Maniera, 1998, p.67; S. Boorsch, 'Salviati and Prints:

Anonimo

Bibliografia

Massari, Tra mito e allegoria, p. 317; Borea, Stampe da modelli fiorentini nel Cinquecento, p. 271; Nova 'Francesco Salviati e gli editori. Le incisioni', in Francesco Salviati (1510-1563) o la Bella Maniera, 1998, p.67; S. Boorsch, 'Salviati and Prints:

Anonimo