Combattimento tra gladiatori [Enea e Turno]

Riferimento: S48431
Autore Maestro B nel Dado
Anno: 1532 ca.
Misure: 235 x 210 mm
1.250,00 €

Riferimento: S48431
Autore Maestro B nel Dado
Anno: 1532 ca.
Misure: 235 x 210 mm
1.250,00 €

Descrizione

Due gladiatori che combattono davanti a un'arcata classica, quello a destra tiene uno scudo nella sinistra, quello a sinistra brandisce la spada con la mano destra

Bulino 1532 circa, firmato in basso a destra con il monogramma “B” del maestro su un dado.

Il soggetto deriva secondo Bartsch, Armano e Nagler da un disegno attribuito a Giulio Romano. In effetti le due figure paiono ispirate all’affresco della volta della Sala degli stucchi a Palazzo Te a Mantova con due soldati che combattono. Potrebbe trattarsi del duello fra Enea e Turno. Notevole l’elegante architettura di fondo che ricorda un arco di trionfo.

Splendida impressione su carta vergata coeva priva di filigrana, con inusuali ampli margini su tre lati e rifilato oltre il rame in basso, in straordinario stato di conservazione.

“Questa incisione del Maestro B del Dado raffigurante un Combattimento di due soldati a piedi con scudi ed armi bianche (Armano) deriva per il Bartsch, Armano e Nagler, da un disegno attribuito a Giulio. In effetti i due gladiatori appaiono ispirati ai Due soldati che combattono visibili nel riquadro della volta della Sala degli Stucchi al Palazzo Te di Mantova. Della Sala non si posseggono documenti, ma secondo la testimonianza del Vasari nella seconda edizione delle Vite del 1568 sappiamo che vi avrebbe lavorato, su disegni di Giulio, il Primaticcio e Giovan Battista Scultori. Nell'affresco tra i due soldati che combattono e le loro insegne militari è visibile un vaso od un'urna, in base a quest'ultima identificazione il Verheyen ha collegato questa scena con quella in cui Enea salva dall'incendio Troia (Virgilio, Eneide, 6. 245) identificando il soggetto con il duello svolto tra Enea e Turno (ibidem, 12. 710).  Nell'incisione non compare tale particolare, mentre è presente altresì una elegante architettura con una volta a botte e lacunari che si apre sul paesaggio, forse un ricordo di un arco trionfale, una delle tante idee giuliesche in relazione ad apparati effimeri ideati da Giulio per l'ingresso trionfale di Carlo V a Mantova nel 1530. É difficile, infatti, pensare che lo sfondo su cui si svolge l'azione possa essere opera dello stesso maestro responsabile anche dell'incisione raffigurante il Combattimento di uomini e animali che riproduce un modello grafico diverso dall'affresco corrispondente nella Sala dello Zodiaco. La stampa dei due gladiatori, che deriva da un soggetto tratto dalla decorazione del Te, pro-babilmente è stata eseguita nella stessa epoca (1532 ca.)” (cfr. Stefania Massari, Giulio Romano pinxit e delineavit pp.57-58).

Magnifico esemplare di questa rara incisione.

Bibliografia

Bartsch XV.228.77; S. Massari, Giulio Romano pinxit e delineavit, 49; Le Blanc 83.

Maestro B nel Dado (Attivo a Roma, metà XVI sec.)

Il Maestro del Dado è pittore e incisore della scuola di Marcantonio e attivo a Roma tra il 1532 e il 1550, spesso confuso a torto con il Beatricetto o con il Bonasone. Il Le Blanc ritiene si tratti di un discendente del pittore Bernardo Daddi (1512 ca. – Roma 1570) in base all’iniziale che si legge nell’attributo figurato che sigla le sue stampe, una B segnata su un dado. Diversamente, altri identificano il nostro con Benedetto Verini, figlio naturale o presunto di Marcantonio sciogliendo le iniziali BV che appaiono su alcune sue stampe, mentre per il Bartsch l’ultima lettera potrebbe avere il significato di Veneziano o, più recentemente, ma ancora dubitativamente, con Tommaso Vincidor da Bologna. Incisore di riproduzione di opere altrui, eseguite talvolta su richiesta di Antonio Lafrery, i suoi modelli prediletti sono Raffaello, Peruzzi, Giulio Romano e Tommaso Vincidor. Al Maestro del Dado vengono assegnate circa 85 stampe dal Malaspina, anche il Bartsch elenca 85 soggetti portati dal Passavant a 89.

Maestro B nel Dado (Attivo a Roma, metà XVI sec.)

Il Maestro del Dado è pittore e incisore della scuola di Marcantonio e attivo a Roma tra il 1532 e il 1550, spesso confuso a torto con il Beatricetto o con il Bonasone. Il Le Blanc ritiene si tratti di un discendente del pittore Bernardo Daddi (1512 ca. – Roma 1570) in base all’iniziale che si legge nell’attributo figurato che sigla le sue stampe, una B segnata su un dado. Diversamente, altri identificano il nostro con Benedetto Verini, figlio naturale o presunto di Marcantonio sciogliendo le iniziali BV che appaiono su alcune sue stampe, mentre per il Bartsch l’ultima lettera potrebbe avere il significato di Veneziano o, più recentemente, ma ancora dubitativamente, con Tommaso Vincidor da Bologna. Incisore di riproduzione di opere altrui, eseguite talvolta su richiesta di Antonio Lafrery, i suoi modelli prediletti sono Raffaello, Peruzzi, Giulio Romano e Tommaso Vincidor. Al Maestro del Dado vengono assegnate circa 85 stampe dal Malaspina, anche il Bartsch elenca 85 soggetti portati dal Passavant a 89.