Apollo e Marsia

Riferimento: S48426
Autore Maestro B nel Dado
Anno: 1530 ca.
Misure: 290 x 190 mm
900,00 €

Riferimento: S48426
Autore Maestro B nel Dado
Anno: 1530 ca.
Misure: 290 x 190 mm
900,00 €

Descrizione

Apollo nudo seduto a destra con una lira sul ginocchio destro, che indica a un uomo inginocchiato di prendere un coltello da una scatola per scorticare Marsia che è legato nudo a un albero a sinistra

Bulino, 1530 circa, firmato in lastra in basso a destra con il simbolo della B nel dado. Da un perduto soggetto di Raffaello nella Loggetta, forse eseguito dalla sua cerchia.

Questa incisione replica, in maniera assai fedele, un’altra dello stesso tema, sempre firmata dal Maestro del Dado. Sebbene una sia la copia dell’altra, si può ipotizzare che entrambe vengano eseguite dall’artista.

Esemplare nel primo stato di due, avanti l’indirizzo di Pietro de Nobili.

Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “aquila nel cerchio con corona” (Woodward nn. 55-58), con piccoli margini, in ottimo stato di conservazione.

“Il soggetto, in relazione con l'analogo tema della volta della Segnatura come suggerisce la figura di Marsia la cui posizione corrisponde all'affresco relativo - eccetto che per le mani diversamente intrecciate - è ispirato ad un dipinto della Loggetta Bibbiena del 1519. Infatti, il supplizio di Marsia sarebbe tratto da una scena dispersa dipinta su fondo nero, accanto ad Apollo nella Loggetta ideata da Raffaello e realizzata in affresco, sotto la sua direzione, da Giulio Romano, Gian Francesco Penni, Perin del Vaga e Giovanni da Udine. È pertanto probabile che l'incisione sia stata eseguita intorno al 1532, anno che appare nella incisione dello stesso maestro con la Venere punta da una spina (Bartsch, XV. 16; Massari, 1985, p. 63, VII.5) chiaramente ispi-rata al soggetto analogo dipinto nella Stufetta Bibbiena.  Il mito di Apollo e Marsia che si legge nelle Metamorfosi di Ovidio - (VI, 382-400) era celebre tra gli artisti del Rinascimento che lo interpretavano come una vera e propria allegoria in cui veniva celebrata la vittoria dell'armonia superiore e dell'ordine simboleggiato da Apollo.  Questi, irritato per l'abilità di Marsia nel suonare, lo aveva sfidato in una gara musicale (flauto, canto, cetra) e, vinta la disputa con l'appoggio delle Muse, aveva inflitto a Marsia la crudele punizione.  La posizione di Marsia appeso all'albero mentre viene scorticato è chiaramente ispirata alla statua di epoca romana copia dell'originale greco del terzo sec. a.C., ora agli Uffizi. La statua di "Marsia legato con le braccia alte ad una colonna", assai popolare nella cerchia raffaellesca, si trovava nel 1520 ca. nel cortile del Cardinale Andrea della Valle, come testimoniato dal disegno dell'-Heemskerck del 1530 e dall'incisione di Hieronymus Cock. Successivamente l'opera era passata nel 1584, insieme ad altre sculture, nella collezione di Villa Medici.  Il minuzioso e preciso bulino del maestro del Dado traccia sulla matrice un andamento di linee prevalentemente rettilinee o comunque regolari, il risultato è che l'immagine appare particolarmente equilibrata, pur molto concedendo al decorativismo dei particolari” (cfr. S. Massari, Tra Mito e Allegoria, p. 96).

Bibliografia

Bartsch, Le Peintre graveur (XV.206.31); cf. S. Massari, Tra Mito e Allegoria, pp. 96-97, n. 29.

 

Maestro B nel Dado (Attivo a Roma, metà XVI sec.)

Il Maestro del Dado è pittore e incisore della scuola di Marcantonio e attivo a Roma tra il 1532 e il 1550, spesso confuso a torto con il Beatricetto o con il Bonasone. Il Le Blanc ritiene si tratti di un discendente del pittore Bernardo Daddi (1512 ca. – Roma 1570) in base all’iniziale che si legge nell’attributo figurato che sigla le sue stampe, una B segnata su un dado. Diversamente, altri identificano il nostro con Benedetto Verini, figlio naturale o presunto di Marcantonio sciogliendo le iniziali BV che appaiono su alcune sue stampe, mentre per il Bartsch l’ultima lettera potrebbe avere il significato di Veneziano o, più recentemente, ma ancora dubitativamente, con Tommaso Vincidor da Bologna. Incisore di riproduzione di opere altrui, eseguite talvolta su richiesta di Antonio Lafrery, i suoi modelli prediletti sono Raffaello, Peruzzi, Giulio Romano e Tommaso Vincidor. Al Maestro del Dado vengono assegnate circa 85 stampe dal Malaspina, anche il Bartsch elenca 85 soggetti portati dal Passavant a 89.

Maestro B nel Dado (Attivo a Roma, metà XVI sec.)

Il Maestro del Dado è pittore e incisore della scuola di Marcantonio e attivo a Roma tra il 1532 e il 1550, spesso confuso a torto con il Beatricetto o con il Bonasone. Il Le Blanc ritiene si tratti di un discendente del pittore Bernardo Daddi (1512 ca. – Roma 1570) in base all’iniziale che si legge nell’attributo figurato che sigla le sue stampe, una B segnata su un dado. Diversamente, altri identificano il nostro con Benedetto Verini, figlio naturale o presunto di Marcantonio sciogliendo le iniziali BV che appaiono su alcune sue stampe, mentre per il Bartsch l’ultima lettera potrebbe avere il significato di Veneziano o, più recentemente, ma ancora dubitativamente, con Tommaso Vincidor da Bologna. Incisore di riproduzione di opere altrui, eseguite talvolta su richiesta di Antonio Lafrery, i suoi modelli prediletti sono Raffaello, Peruzzi, Giulio Romano e Tommaso Vincidor. Al Maestro del Dado vengono assegnate circa 85 stampe dal Malaspina, anche il Bartsch elenca 85 soggetti portati dal Passavant a 89.