Il Genio di Salvator Rosa

Riferimento: S44288
Autore Salvator ROSA
Anno: 1662 ca.
Misure: 270 x 460 mm
1.800,00 €

Riferimento: S44288
Autore Salvator ROSA
Anno: 1662 ca.
Misure: 270 x 460 mm
1.800,00 €

Descrizione

Il genio di Salvator Rosa; a destra l'artista seduto a terra, con un braccio appoggiato su una cornucopia rovesciata, circondato da figure allegoriche tra cui Libertà, Pittura e Vizio.

Acquaforte con puntasecca, circa 1662, firmata in basso a destra Salvator Rosa. Esemplare nel terzo stato finale, con il tratteggio sulle nuvole di fumo.

Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana non leggibile, rifilata al rame, in ottimo stato di conservazione.

“Riprendendo liberamente la composizione del Genio di Giovanni Benedetto Castiglione, di impianto più semplice, dominata dalla sola figura centrale, Salvator Rosa ha realizzato in questa incisione il suo manifesto del genio di un artista, codificandone nell'iscrizione le qualità morali legate all'ideale della filosofia stoica di uomo libero e giusto, noncurante della ricchezza e della morte.

Wallace ha studiato in modo approfondito l'iconografia di questa stampa e le sue fonti, tra le quali le più importanti sono l'Iconologia del Ripa, e la Hierogliphyca di Pierio Valeriano.

Il Genio, nudo e seduto come quello del Castiglione coronato di edera, è raffigurato mentre offre il suo cuore alla Sincerità, una donna con una colomba in mano; dietro di lui la Libertà sta per mettergli un berretto frigio. Il Genio appare stoicamente indifferente tanto alle ricchezze con il braccio sinistro regge una cornucopia rovesciata, che alla morte, simboleggiata dal sepolcro, dai cipressi e dal fumo che esce dallo stamnos.

Sulla sinistra, in ginocchio, vi è la Pittura, che sostiene un quadro e ha la tavolozza ai suoi piedi; al centro il personaggio togato con un libro e la bilancia in mano è la raffigurazione dello Stoicismo, al cui credo il Rosa cercò di attenersi per tutta la vita, ed infine il satiro sulla sinistra è la Poesia satirica raffigurata con le sue componenti dionisiache.

L'incisione, realizzata nel 1662, risente di una forte ispirazione classica, particolarmente evidente nella figura del Genio, atteggiato come un dio fluviale dell'antichità, e della Pittura, che copia un astante nella Trasfigurazione di Raffaello.

Si conoscono vari disegni preparatori per questa incisione; il modellino definitivo, con l'immagine in controparte, è conservato nell'Istituto Nazionale per la Grafica di Roma (inv. FC. 124795)” (cfr. S. Massari, Tra Mito e Allegoria, p. 456).

Bibliografia

Bartsch, Le Peintre graveur (XX.277.24); Wallace, The Etchings of Salvator Rosa (113.III); S. Massari, Tra Mito e Allegoria, pp. 456-57, n. 175; Gori Gandellini, 1815, XIII, p. 319, n. XV; Le Blanc, 1858, III, p, 360, n. 25; Rotili, 1974, pp. 222-23, n. e fig. 103; Mahoney, 1977, I, pp. 567-71, n. 65.14-18, n. 38.5; Costamagna, 1981, n. 151.

Salvator ROSA (Napoli 1615 - Roma 1673)

Analogamente al Testa, al Castiglione e al Della Bella, Salvator Rosa sentì l’incisione come il mezzo tecnico più adatto ad esprimere il suo linguaggio espressivo ed infatti, insieme agli artisti sopra citati, è da considerarsi un protagonista della storia dell’incisione italiana del '600. Esponente di una vasta cultura eclettica, i suoi molteplici interessi figurativi avevano come poli il classicismo carraccesco, il naturalismo del Ribera, la pittura romana contemporanea e il mondo antico. Da quest’ultimo in particolare il Rosa sembra trarre spunto per le sue colte composizioni incise che, come già nel Testa, si ricollegano alle tematiche care alla filosofia stoica, glorificando le virtù con allegorie assai complesse e costruite. A questo aspetto va aggiunto anche l’interesse per il mondo esoterico che gli ispirò composizioni negromantiche in pitture. La sua grande abilità tecnica e la padronanza del mezzo incisorio all’acquaforte hanno fatto sì che le stampe di Salvator Rosa venissero apprezzate sin dall’antichità, copiate e ricercate da collezionisti e mercanti.

Salvator ROSA (Napoli 1615 - Roma 1673)

Analogamente al Testa, al Castiglione e al Della Bella, Salvator Rosa sentì l’incisione come il mezzo tecnico più adatto ad esprimere il suo linguaggio espressivo ed infatti, insieme agli artisti sopra citati, è da considerarsi un protagonista della storia dell’incisione italiana del '600. Esponente di una vasta cultura eclettica, i suoi molteplici interessi figurativi avevano come poli il classicismo carraccesco, il naturalismo del Ribera, la pittura romana contemporanea e il mondo antico. Da quest’ultimo in particolare il Rosa sembra trarre spunto per le sue colte composizioni incise che, come già nel Testa, si ricollegano alle tematiche care alla filosofia stoica, glorificando le virtù con allegorie assai complesse e costruite. A questo aspetto va aggiunto anche l’interesse per il mondo esoterico che gli ispirò composizioni negromantiche in pitture. La sua grande abilità tecnica e la padronanza del mezzo incisorio all’acquaforte hanno fatto sì che le stampe di Salvator Rosa venissero apprezzate sin dall’antichità, copiate e ricercate da collezionisti e mercanti.