Cristo e la Vergine ricevono Sant'Anna in cielo

Riferimento: S44227
Autore Luca GIORDANO
Anno: 1650 ca.
Misure: 250 x 330 mm
Non Disponibile

Riferimento: S44227
Autore Luca GIORDANO
Anno: 1650 ca.
Misure: 250 x 330 mm
Non Disponibile

Descrizione

Acquaforte, circa 1650/70, firmata in lastra in basso 'Lucas Iordanus in et sculp'. Titolo – in questo esemplare manoscritto – in basso.

Esemplare del secondo stato descritto da Bartsch con 'in et sculp' aggiunto alla firma.

In questo foglio, mediante una prospettiva ribassata vediamo in primissimo piano putti che colti in pose diverse reggono a fatica rigonfie nubi e nastri. Su queste poggiano la Vergine con in mano lo scettro della misericordia accoglie in cielo Sant'Anna, raffigurata in ginocchio a sinistra con sguardo devoto e braccia aperte. Alle spalle della Santa, Cristo attorniato da altri putti sostiene tra le mani una corona. Il segno rapido e continuo crea giochi luministici che evidenziano l'importanza della luce e creano un sottotono argenteo. Il segno fresco e mosso ricorda i modi di incidere di Giuseppe Ribera.

Pittore e incisore, figlio di Antonio mercante di quadri e modesto pittore che lo avvia all'arte. La città di Napoli fu per lui culla di molteplici esperienze artistiche; Giordano guarda le opere di Caravaggio e apprende il naturalismo dal suo maestro Jusepe de Ribera (Xàtiva 1591 - Napoli 1652). Le prime opere documentate, tuttavia, risalgono al 1653 e trattasi di incisioni che mostrano un certo debito verso Albrecht Durer e gli artisti fiamminghi. Per quanto riguarda la pittura Giordano è sempre stato in cerca di nuovi spunti come quelli offerti dalle opere di Mattia Preti (Taverna 1613 -La Valletta 1699) che lo introducono ad un gusto barocco o quelli più classici appresi durante il viaggio a Roma intorno al 1654. Il viaggio a Venezia lo avvicina poi direttamente a Tiziano, Tintoretto e alla leggerezza di Paolo Veronese. Commissioni pubbliche e private si moltiplicano, Giordano conquista critica e pubblico non sono in Italia ma anche all'estero: nel 1692 viene invitato da Carlo II in Spagna per realizzare il ciclo di affreschi all’Escorial, e in seguito altri lavori al Cason di Buen Retiro, nella Sagrestia della Cattedrale di Toledo e nel Monastero di Nostra Signora di Guadalupe.

Bellissima prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, piega centrale visibile al verso, per il resto in buono stato di conservazione.

Bibliografia

Bartsch, Le Peintre graveur, XXI.177.6; P. Bellini, Contributi per L. Giordano, in QCS, Milano 1977, n 36; TIB 4717, 006.

Luca GIORDANO (Napoli 1634 – 1705)

La produzione grafica di Luca Giordano è estremamente limitata rispetto a quella pittorica; a lui vengono infatti attribuite solo sei incisioni. Riconosciuto come il più produttivo, cosmopolita ed internazionale di tutti gli artisti napoletani del tempo, era comunemente noto con il soprannome di “Luca fa presto”. Formatosi alla corte del Ribera subì in seguito, durante un viaggio a Venezia, l’influenza del Veronese. Le acqueforti del Giordano hanno avuto poche tirature, tanto che in alcuni casi devono ritenersi rare. Le prime tirature, come fa notare il Bellini, non recano l’indirizzo dello stampatore e devono, pertanto, considerarsi prove d’artista; in seguito le lastre vennero edite da Francesco Palmiero e Paolo Petrini.

Luca GIORDANO (Napoli 1634 – 1705)

La produzione grafica di Luca Giordano è estremamente limitata rispetto a quella pittorica; a lui vengono infatti attribuite solo sei incisioni. Riconosciuto come il più produttivo, cosmopolita ed internazionale di tutti gli artisti napoletani del tempo, era comunemente noto con il soprannome di “Luca fa presto”. Formatosi alla corte del Ribera subì in seguito, durante un viaggio a Venezia, l’influenza del Veronese. Le acqueforti del Giordano hanno avuto poche tirature, tanto che in alcuni casi devono ritenersi rare. Le prime tirature, come fa notare il Bellini, non recano l’indirizzo dello stampatore e devono, pertanto, considerarsi prove d’artista; in seguito le lastre vennero edite da Francesco Palmiero e Paolo Petrini.