Melancolia

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Riferimento: S47058
Autore Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto"
Anno: 1645 ca.
Misure: 115 x 215 mm
800,00 €

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Riferimento: S47058
Autore Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto"
Anno: 1645 ca.
Misure: 115 x 215 mm
800,00 €

Descrizione

Melancolia; una donna seduta a terra con teschio, globo celeste, gatto, tomba e tavolozza da pittore.

Acquaforte, 1645/47 circa, firmata in basso a destra.

Esemplare del secondo stato, con motto inciso in alto “Ubi inletabilitas ibi Virtus”, mancante dell'imprint 'Si stampano in Roma per Gio. Dom. Rossi alla Pace all'Insegna di Parigi. Con licenza de' Superiori' in basso.

Buona impressione, stampata su carta vergata coeva senza filigrana, rifilata alla linea del rame su tre lati, all'interno della stessa in basso, dove è stato appositamente tagliato l'imprint di De Rossi, minimi restauri agli angoli superiori, per il resto in ottimo stato di conservazione.

“Considerata a ragione la più celebre incisione di soggetto allegorico di tutto il Seicento italiano, la raffigurazione femminile della Malinconia del Castiglione simboleggia tanto la meditazione e la vita contemplativa, quanto il tema della vanità delle attività umane e del memento mori. L'artista si ispira in modo evidente alla Malinconia del Dürer, rappresentata come una donna seduta circondata da strumenti geometrici, personificazione della vita contemplativa, e sembra non ignorare la cosiddetta Astrologia del Parmigianino, assai simile nell'impostazione iconografica e permeata di significati magici (cfr. E. Panofsky-F. Saxl, Dürers Melancolia I, Leipzig 1923, p. 64 ss.).  Questa interpretazione cinquecentesca della Malinconia viene ripresa e modificata nel Seicento da Domenico Fetti, che nel suo dipinto raffigurante la Maddalena nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia si attiene all’iconografia più antica, ma traducendola in un'allegoria moraleggiante della vanità delle imprese umane, fatalmente distrutte dalla morte e dal tempo.  Nella sua acquaforte il Castiglione riprende l’allegoria del Fetti, sottolineandone ancora più dichiaratamente l'aspetto moraleggiante con l'aggiunta nel secondo stato della frase latina: Ubi Inlaetabilitas ibi Virtus, che va interpretata nel senso stoico che soltanto attraverso la tristezza si raggiunge la virtù.

Gli attributi che circondano la figura della donna sottolineano anch’essi questo senso catartico della Malinconia. Essi si riferiscono tanto all'attività scientifica il globo celeste, compassi e squadre quanto all'attività intellettuale e artistica - libri e pergamene, fogli vari, tavolozze e pennelli - con particolare attenzione alla musica, simboleggiata dalla presenza di spartiti, di un liuto e di un flauto. Su tutti questi simboli delle conquiste dell'intelletto umano domina la presenza del teschio, posto in grembo alla donna, che sta a simboleggiare la presenza della morte in tutta la vita dell'uomo, e perciò la vanità di ogni suo tentativo di gloria.

Eseguita nella sua piena maturità, e in particolare nel periodo di soggiorno genovese dell'artista prima della sua partenza nel 1647, l'incisione fu ripresa da Salvator Rosa nel suo Democrito, che sottolinea, al di là delle citazioni iconografiche, lo stesso senso di caducità e decadenza delle cose terrene” (cfr. S. Massari, Tra mito e allegoria, p. 410).

Bibliografia

Bartsch / Le Peintre graveur (XXI.24.26); Bellini 1982 / L'Opera incisa di Giovanni Benedetto Castiglione (15.IV); Ann Percy, 'Giovanni Benedetto Castiglione', Philadelphia 1971, cat. E14; Massari, Tra mito e allegoria, pp. 410-411, n. 154.

Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" (Genova 1616 - Mantova 1670)

L’origine e la formazione genovese portarono il Castiglione a conoscere la pittura fiamminga, in particolare attraverso gli artisti Jaan Roos e Van Dyck, dai quali derivò un cromatismo caldo e vibrante. A Roma, dove fu dal 1632 al ’35, e in un secondo soggiorno dal 1647 al ’51, intramezzato da un viaggio a Napoli nel 1635, fu attratto dal classicismo intellettualistico del Poussin. Le sue tematiche preferite, tanto in pittura che nei disegni e nelle incisioni, si rifanno al moralismo classicheggiante, ispirato alla filosofia stoica, tipicamente poussiniano, che lo portò a creare un repertorio di soggetti iconografici assai colto rispetto ad altri artisti, tra cui Salvator Rosa. Trascorse l’ultimo periodo di attività alla corte del Duca di Mantova e la sua produzione di quegli anni accentua gli elementi visionari e il cromatismo violento, presente già nelle opere del periodo precedente. Abile incisore, amò esprimersi attraverso questo mezzo tecnico per diffondere le sue complesse iconografie intellettualistiche e fu il primo in Italia ad apprezzare ed imitare le stupende acqueforti del Rembrandt.

Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" (Genova 1616 - Mantova 1670)

L’origine e la formazione genovese portarono il Castiglione a conoscere la pittura fiamminga, in particolare attraverso gli artisti Jaan Roos e Van Dyck, dai quali derivò un cromatismo caldo e vibrante. A Roma, dove fu dal 1632 al ’35, e in un secondo soggiorno dal 1647 al ’51, intramezzato da un viaggio a Napoli nel 1635, fu attratto dal classicismo intellettualistico del Poussin. Le sue tematiche preferite, tanto in pittura che nei disegni e nelle incisioni, si rifanno al moralismo classicheggiante, ispirato alla filosofia stoica, tipicamente poussiniano, che lo portò a creare un repertorio di soggetti iconografici assai colto rispetto ad altri artisti, tra cui Salvator Rosa. Trascorse l’ultimo periodo di attività alla corte del Duca di Mantova e la sua produzione di quegli anni accentua gli elementi visionari e il cromatismo violento, presente già nelle opere del periodo precedente. Abile incisore, amò esprimersi attraverso questo mezzo tecnico per diffondere le sue complesse iconografie intellettualistiche e fu il primo in Italia ad apprezzare ed imitare le stupende acqueforti del Rembrandt.