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Riferimento: | S47342 |
Autore | Francesco AMATO |
Anno: | 1650 ca. |
Misure: | 185 x 265 mm |
Riferimento: | S47342 |
Autore | Francesco AMATO |
Anno: | 1650 ca. |
Misure: | 185 x 265 mm |
San Giuseppe insegna a leggere al Bambino Gesù, seduto sotto una colonna classica.
Acquaforte, circa 1650, firmata in basso a sinistra "Franc Amatus in".
Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, irregolarmente rifilata al rame, in buono stato di conservazione.
Francesco Amato (nato probabilmente a Napoli circa nel 1590), fu incisore all'acquaforte, attivo intorno al 1650, secondo Arthur M. Hind, che al pari di altri studiosi, lo pone nella cerchia genovese di Giovanni Benedetto Castiglione e Bartolomeo Biscaino. Francesco Amato rappresenta, nel quadro della cosiddetta acquaforte "pittoresca" genovese, un'isola linguistica, modesta, ma incomparabile: egli è gracile e tardo nel tratteggio, spesso incoerente, specie nel modellato, e meglio riesce dove meno insiste nel cercarlo. Bartsch, che, dopo l'accenno dell'ab. Zani e di C. H. de Heinecken, ne descrive analiticamente l'opera, gli assegna cinque stampe, due delle quali (San Giuseppe con il Bambino Gesù sulle ginocchia, in un paesaggio con rovine, e San Gerolamo seduto all'ingresso di una grotta, nell'atto di leggere) chiaramente firmate: "Franc. Amatus Inv.". Le altre sono: una Sacra Famiglia con san Giovannino che bacia il piede al Bambino, stilisticamente ancora molto discentrata e contraddittoria, un Figliuol prodigo a guardia dei porci e un San Cristoforo sulla riva del fiume. In quest'ultimo intaglio, che è considerato il capolavoro dell'Amato, egli rivela la sua originalità, non solo stilistica, col dare un costrutto ed una effettiva luminosità al suo tratteggio vimineo, ma anche inventiva, presentando il santo non già come al solito con il Bambino sulle spalle, ma curvo su lui che siede ancora al suolo, con il globo terraqueo in mano, e nell'atto d'invitarlo ad attraversare il fiume. Alcuni autori gli assegnano qualche altra stampa, ma senza fondamento, specie quando lo confondono con il cosiddetto "Maestro A. F.". Il San Cristoforo si trova in molte collezioni pubbliche e private e la sua matrice fa parte dei rami della Calcografia nazionale di Roma, deturpata però da un grosso titolo, "s. Christoforo", inciso in alto a destra da altra mano.
Opera rara.
Bibliografia
Bartsch, Le Peintre graveur (XXI.205.2); The Illustrated Bartsch 4719.354.002; Alfredo Petrucci, Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 2 (1960); A. Petrucci, Un'acquaforte del Genovesino, in Idea, VII, 31, (1955), p. 3; Le Blanc C., Manuel de l'amateur d'estampes, 2, p. 34.
Francesco AMATO (1590 ca./ notizie fino al 1615)
Incisore all'acquaforte, attivo intorno al 1650, secondo Arthur M. Hind. Questi, al pari di altri studiosi, lo pone nell'orbita di G. B. Castiglione e B. Biscaino; ma in effetti l'A. rappresenta, nel quadro della cosiddetta acquaforte "pittoresca" genovese, un'isola linguistica, modesta, ma incomparabile: egli è gracile e tardo nel tratteggio, spesso incoerente, specie nel modellato, e meglio riesce dove meno insiste nel cercarlo. A. Bartsch, che, dopo l'accenno dell'ab. Zani e di C. H. de Heinecken, ne descrive analiticamente l'opera, gli assegna cinque stampe, due delle quali (San Giuseppe con il Bambino Gesù sulle ginocchia, in un paesaggio con rovine, e San Gerolamo seduto all'ingresso di una grotta, nell'atto di leggere) chiaramente firmate: "Franc. Amatus Inv.". Le altre sono: una Sacra Famiglia con san Giovannino che bacia il piede al Bambino, stilisticamente ancora molto discentrata e contraddittoria, un Figliuol prodigo a guardia dei porci e un San Cristoforo sulla riva del fiume. In quest'ultimo intaglio, che è considerato il capolavoro dell'A., egli rivela la sua originalità, non solo stilistica, col dare un costrutto ed una effettiva luminosità al suo tratteggio vimineo, ma anche inventiva, presentando il santo non già come al solito con il Bambino sulle spalle, ma curvo su lui che siede ancora al suolo, con il globo terraqueo in mano, e nell'atto d'invitarlo ad attraversare il fiume. Alcuni autori gli assegnano qualche altra stampa, ma senza fondamento, specie quando lo confondono con il cosiddetto "Maestro A. F.". Il San Cristoforo si trova in molte collezioni pubbliche e private e la sua matrice fa parte dei rami della Calcografia nazionale di Roma, deturpata però da un grosso titolo, "s. Christoforo", inciso in alto a destra da altra mano.
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Francesco AMATO (1590 ca./ notizie fino al 1615)
Incisore all'acquaforte, attivo intorno al 1650, secondo Arthur M. Hind. Questi, al pari di altri studiosi, lo pone nell'orbita di G. B. Castiglione e B. Biscaino; ma in effetti l'A. rappresenta, nel quadro della cosiddetta acquaforte "pittoresca" genovese, un'isola linguistica, modesta, ma incomparabile: egli è gracile e tardo nel tratteggio, spesso incoerente, specie nel modellato, e meglio riesce dove meno insiste nel cercarlo. A. Bartsch, che, dopo l'accenno dell'ab. Zani e di C. H. de Heinecken, ne descrive analiticamente l'opera, gli assegna cinque stampe, due delle quali (San Giuseppe con il Bambino Gesù sulle ginocchia, in un paesaggio con rovine, e San Gerolamo seduto all'ingresso di una grotta, nell'atto di leggere) chiaramente firmate: "Franc. Amatus Inv.". Le altre sono: una Sacra Famiglia con san Giovannino che bacia il piede al Bambino, stilisticamente ancora molto discentrata e contraddittoria, un Figliuol prodigo a guardia dei porci e un San Cristoforo sulla riva del fiume. In quest'ultimo intaglio, che è considerato il capolavoro dell'A., egli rivela la sua originalità, non solo stilistica, col dare un costrutto ed una effettiva luminosità al suo tratteggio vimineo, ma anche inventiva, presentando il santo non già come al solito con il Bambino sulle spalle, ma curvo su lui che siede ancora al suolo, con il globo terraqueo in mano, e nell'atto d'invitarlo ad attraversare il fiume. Alcuni autori gli assegnano qualche altra stampa, ma senza fondamento, specie quando lo confondono con il cosiddetto "Maestro A. F.". Il San Cristoforo si trova in molte collezioni pubbliche e private e la sua matrice fa parte dei rami della Calcografia nazionale di Roma, deturpata però da un grosso titolo, "s. Christoforo", inciso in alto a destra da altra mano.
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