Diogene alla ricerca dell'uomo onesto

Riferimento: S43970
Autore Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto"
Anno: 1645 ca.
Misure: 302 x 220 mm
2.250,00 €

Riferimento: S43970
Autore Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto"
Anno: 1645 ca.
Misure: 302 x 220 mm
2.250,00 €

Descrizione

Diogene alla ricerca dell'uomo onesto, 1645-1647 acquaforte, firmata in lastra in basso a sinistra G. Beneds. Castiglionus in P. Iscrizione in basso a destra: Si stampano in Roma per Gio. Domenico Rossi alla Pace e al Insegna d Parigi.

Esemplare nel secondo stato di due, con al centro, la dedica a Nicolò Simonelli Mantova.

In un paesaggio pieno di luce, Diogene di Sinope è rappresentato con una lanterna accesa in mano, il cui bagliore "divora" l’avambraccio. L'assenza di questo dettaglio è stata interpretata da molti studiosi come l’indizio di un’incompletezza della lastra, ma, in realtà, può essere letta come una precisa volontà dell'artista, quale aveva voluto mettere in enfasi l'intensità della luce come simbolo della verità.

Sullo sfondo si apre un bosco in cui si trovano elementi che rimandano alla civiltà antica ma anche alla sua decadenza. Tra i reperti si vedono infatti un'ara scolpita a rappresentare la religione pagana, una stele raffigurante Priapo, simbolo della sessualità maschile, un otre che allude invece al mondo femminile e un cranio di cavallo, riferimento alla morte, quale fine di una vita illusoria. Questi oggetti sono immersi nella vegetazione e la natura sembra aver preso il sopravvento su di essi. La scena è, inoltre, arricchita dalla presenza di alcuni animali vivi, simboli della vanitas e degli aspetti negativi dell'uomo. Secondo l'Iconologia di Cesare Ripa, il gufo, che è un rapace notturno, rappresenta la superstizione, la scimmia l'imitazione dei caratteri peggiori dell'uomo e la tartaruga l'accidia. Sullo sfondo si osserva invece un paesaggio pastorale.

La figura di Diogene rimanda al concetto filosofico della ricerca dell'uomo onesto e pieno di virtù, in allusione alle qualità del personaggio cui è stata dedicata l'incisione, ovvero Nicolo Simonelli. Quest'ultimo fu guardarobiere della famiglia Pamphili e si contraddistinse come ricercato collezionista, oltre che come appassionato di filosofia. Tra gli artisti da lui favoriti si possono ricordare Gian Lorenzo Bemini, Salvator Rosa, Pietro Testa e Pier Francesco Mola. Per sostenere la sua passione collezionistica, indirizzata in particolar modo verso i disegni, egli si dedicò inoltre al commercio di opere d'arte.

La dedica, che compare soltanto nel secondo stato, è stata aggiunta dallo stampatore Giovanni Domenico Rossi. L'acquaforte riprende un disegno conservato nelle collezioni del castello di Windsor (inv, 4030; Blunt 1954, p. 38, fig. 18) e fu eseguita negli anni 1645-1647 a Genova, come si deduce dalla mancanza dell'appellativo "genuensis" che compare invece nelle lastre incise dal Grechetto fuori dalla propria città di origine. Questa invenzione ispirò Salvator Rosa nel dipinto Democrite in meditazione (Copenaghen. Statens Museurn for Kunst). Nelle sue incisioni Grechetto subì l'influenza di Rembrandt, le cui stampe iniziarono a circolare in Italia negli anni precedenti l'esecuzione del Diogene. Dal maestro olandese, il pittore originario di Genova riprende l'uso del chiaroscuro e la predilezione per effetti luministici di grande impatto visivo. La sua attività come incisore fu molto intensa: nel corso della propria carriera l'artista ideò infatti oltre sessanta composizioni da tradurre sulla lastra, prediligendo un tratto fluido e pulsante, al fine di creare risultati di grande pittoricismo.

Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con margini, in ottimo stato di conservazione.

Bibliografia

Bartsch / Le Peintre graveur (XXI.20.21); Bellini 1982 / L'Opera incisa di Giovanni Benedetto Castiglione (16.II).

Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" (Genova 1616 - Mantova 1670)

L’origine e la formazione genovese portarono il Castiglione a conoscere la pittura fiamminga, in particolare attraverso gli artisti Jaan Roos e Van Dyck, dai quali derivò un cromatismo caldo e vibrante. A Roma, dove fu dal 1632 al ’35, e in un secondo soggiorno dal 1647 al ’51, intramezzato da un viaggio a Napoli nel 1635, fu attratto dal classicismo intellettualistico del Poussin. Le sue tematiche preferite, tanto in pittura che nei disegni e nelle incisioni, si rifanno al moralismo classicheggiante, ispirato alla filosofia stoica, tipicamente poussiniano, che lo portò a creare un repertorio di soggetti iconografici assai colto rispetto ad altri artisti, tra cui Salvator Rosa. Trascorse l’ultimo periodo di attività alla corte del Duca di Mantova e la sua produzione di quegli anni accentua gli elementi visionari e il cromatismo violento, presente già nelle opere del periodo precedente. Abile incisore, amò esprimersi attraverso questo mezzo tecnico per diffondere le sue complesse iconografie intellettualistiche e fu il primo in Italia ad apprezzare ed imitare le stupende acqueforti del Rembrandt.

Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" (Genova 1616 - Mantova 1670)

L’origine e la formazione genovese portarono il Castiglione a conoscere la pittura fiamminga, in particolare attraverso gli artisti Jaan Roos e Van Dyck, dai quali derivò un cromatismo caldo e vibrante. A Roma, dove fu dal 1632 al ’35, e in un secondo soggiorno dal 1647 al ’51, intramezzato da un viaggio a Napoli nel 1635, fu attratto dal classicismo intellettualistico del Poussin. Le sue tematiche preferite, tanto in pittura che nei disegni e nelle incisioni, si rifanno al moralismo classicheggiante, ispirato alla filosofia stoica, tipicamente poussiniano, che lo portò a creare un repertorio di soggetti iconografici assai colto rispetto ad altri artisti, tra cui Salvator Rosa. Trascorse l’ultimo periodo di attività alla corte del Duca di Mantova e la sua produzione di quegli anni accentua gli elementi visionari e il cromatismo violento, presente già nelle opere del periodo precedente. Abile incisore, amò esprimersi attraverso questo mezzo tecnico per diffondere le sue complesse iconografie intellettualistiche e fu il primo in Italia ad apprezzare ed imitare le stupende acqueforti del Rembrandt.