Il Genio

Riferimento: S42690
Autore Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto"
Anno: 1640 ca.
Misure: 247 x 370 mm
Non Disponibile

Riferimento: S42690
Autore Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto"
Anno: 1640 ca.
Misure: 247 x 370 mm
Non Disponibile

Descrizione

Esemplare nel secondo stato di tre, con l’indirizzo di Giacomo de Rossi e la data 1648.

Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva priva di filigrana, con margini, leggere ossidazioni nei margini, nel complesso in ottimo stato di conservazione. 

L’incisione è databile al periodo genovese dell’artista (1640/47), sebbene stampata poi a Roma, e reca la dedica al nobile Matthias van de Merwede, collezionista tedesco e protettore delle arti che tra il 1647 ed il 1650 fu a Roma, Venezia e Napoli. L’opera raffigura una figura maschile di giovane età, sdraiata seminuda, che sorregge una tromba ed un libro, dove appare il titolo della composizione e la firma dell’autore. Un putto con una tromba ed una corona di alloro fanno da contorno, a simboleggiare l’iconografia della Fama. La natura morta in primo piano composta dal cesto di pulcini e dal coniglio simboleggia la fecondità, mentre la tavolozza da pittore ed il foglio musicale sono simboli della gloria delle arti. Ad una prima analisi la composizione sembra quindi una serena allegoria, distante dalle drammatiche opere dello stesso periodo, quali la Melanconia e Temporalis Aeternitas.

Ad una più attenta analisi invece, elementi quali il monumento sepolcrale al centro, vistosamente corroso e ricoperto da erbe, e il modo in cui appaiono gettate per terra la tavolozza e lo spartito musicale, lasciano emergere il senso della caducità della vita umana, tipico delle opere della maturità del Castiglione.

La vanità delle attività umane, la meditazione della vita contemplativa, la vacuità e il memento mori sono le emozioni che trasmette l’opera del Genio, uno dei capolavori assoluti della grafica del ’600. 

Bibliografia

Bartsch 23; Bellini 56 II/III.

Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" (Genova 1616 - Mantova 1670)

L’origine e la formazione genovese portarono il Castiglione a conoscere la pittura fiamminga, in particolare attraverso gli artisti Jaan Roos e Van Dyck, dai quali derivò un cromatismo caldo e vibrante. A Roma, dove fu dal 1632 al ’35, e in un secondo soggiorno dal 1647 al ’51, intramezzato da un viaggio a Napoli nel 1635, fu attratto dal classicismo intellettualistico del Poussin. Le sue tematiche preferite, tanto in pittura che nei disegni e nelle incisioni, si rifanno al moralismo classicheggiante, ispirato alla filosofia stoica, tipicamente poussiniano, che lo portò a creare un repertorio di soggetti iconografici assai colto rispetto ad altri artisti, tra cui Salvator Rosa. Trascorse l’ultimo periodo di attività alla corte del Duca di Mantova e la sua produzione di quegli anni accentua gli elementi visionari e il cromatismo violento, presente già nelle opere del periodo precedente. Abile incisore, amò esprimersi attraverso questo mezzo tecnico per diffondere le sue complesse iconografie intellettualistiche e fu il primo in Italia ad apprezzare ed imitare le stupende acqueforti del Rembrandt.

Giovanni Benedetto CASTIGLIONE detto "Il Grechetto" (Genova 1616 - Mantova 1670)

L’origine e la formazione genovese portarono il Castiglione a conoscere la pittura fiamminga, in particolare attraverso gli artisti Jaan Roos e Van Dyck, dai quali derivò un cromatismo caldo e vibrante. A Roma, dove fu dal 1632 al ’35, e in un secondo soggiorno dal 1647 al ’51, intramezzato da un viaggio a Napoli nel 1635, fu attratto dal classicismo intellettualistico del Poussin. Le sue tematiche preferite, tanto in pittura che nei disegni e nelle incisioni, si rifanno al moralismo classicheggiante, ispirato alla filosofia stoica, tipicamente poussiniano, che lo portò a creare un repertorio di soggetti iconografici assai colto rispetto ad altri artisti, tra cui Salvator Rosa. Trascorse l’ultimo periodo di attività alla corte del Duca di Mantova e la sua produzione di quegli anni accentua gli elementi visionari e il cromatismo violento, presente già nelle opere del periodo precedente. Abile incisore, amò esprimersi attraverso questo mezzo tecnico per diffondere le sue complesse iconografie intellettualistiche e fu il primo in Italia ad apprezzare ed imitare le stupende acqueforti del Rembrandt.