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Riferimento: | S47163 |
Autore | Elisabetta SIRANI |
Anno: | 1657 |
Misure: | 200 x 275 mm |
Riferimento: | S47163 |
Autore | Elisabetta SIRANI |
Anno: | 1657 |
Misure: | 200 x 275 mm |
La Vergine Addolorata, seduta tra angeli che reggono gli strumenti della passione di Cristo.
Acquaforte, 1657, con dedica incisa a Ettore Ghiselieri firmata “Elisab Sirani F d d 1657”.
La presente incisione deriva dal dipinto della stessa Sirani della Madonna Addolorata con i simboli della Passione, una prima opera su rame del 1657 che raffigura la Vergine e gli angeli che piangono la morte di Cristo. Questo dipinto, una delle opere devozionali private più imponenti e conosciute di Sirani, fu realizzato per Padre Ettore Ghisilieri, sacerdote della Chiesa della Madonna di Galliera e uno dei più importanti committenti iniziali di Sirani. Prima di entrare in un ordine religioso, Ghisilieri fondò nel suo palazzo un'accademia di disegno dal vero, gestita dal padre di Elisabetta, un sodalizio che avrebbe portato a diverse commissioni da parte del giovane artista. Ghisilieri conservava questi dipinti di Elisabetta nei suoi appartamenti privati nell'Oratorio annesso alla chiesa. Un disegno preparatorio per il dipinto, che è servito come base per la stampa ma che differisce nelle dimensioni e non presenta segni di trasferimento, si trova alla Staatsgalerie di Stoccarda.
Sirani realizzò l'incisione come stampa di presentazione per il suo mecenate, al quale è dedicata: “Al Pre' Hetore Ghisilieri Sacerdote della Con.ne di .S. Filippo Neri”. La firmò anche con orgoglio “Elisab:ta Sirani .F. d.d.”, cioè “L'ho fatta e l'ho dedicata”. Questa incisione era chiaramente un'opera importante per l'artista, poiché era una delle due sole stampe che aveva registrato. Il suo libro di lavoro del 1657 descrive il dipinto e l'incisione insieme: “Per padre Ettore Ghisilieri, sacerdote della Madonna di Galliera, un [quadro] in rame con la Beata Vergine che contempla la corona di spine, e vari piccoli Angeli che contemplano altri strumenti della Passione, e l'ho anche inciso in rame”.
Tra le stampe di Sirani, la Madonna Addolorata con i simboli della Passione è stata definita da Adam Bartsch, il più importante studioso di incisione, come la più magistrale dell'artista. La tecnica dell'acquaforte era particolarmente adatta a un'artista di tale virtuosismo e permetteva allo stile pittorico di Sirani di trasmettersi magnificamente nelle sue stampe. Quest'opera cattura l'audace modellazione, la pennellata espressiva e le sottigliezze del gioco di luci e ombre della pittura e del disegno preparatorio di Sirani, creando al contempo un'opera d'arte completamente nuova e altrettanto compiuta.
Elisabetta Sirani (Bologna, 8 gennaio 1638 – Bologna, 28 agosto 1665) è stata una pittrice ed incisora italiana, di stile barocco. Figlia di Giovanni Andrea Sirani (1601-1670), affermato pittore bolognese, primo assistente di Guido Reni e mercante d'arte. Elisabetta ha la particolarità di essere la prima pittrice-incisore donna conosciuta in Europa e l'unica di cui si siano conservate le stampe. Nel corso della sua carriera ha realizzato dieci incisioni, tutte di soggetto religioso. Malvasia, che ha raccolto le stampe di Sirani, ricorda che l'artista incideva solo raramente come passatempo, e il numero esiguo di incisioni sopravvissute indica che questa era una parte minore della sua produzione. Per quanto poche siano le stampe prodotte, è evidente che Sirani era abile con l'ago da incisione quanto con il pennello.
Bellissima prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, in ottimo stato di conservazione.
Bibliografia
Bartsch / Le Peintre graveur (XIX.155.7); Adelina Modesti, “Alcune riflessioni sulle opere grafiche della pittrice Elisabetta Sirani nelle raccolte dell’Archiginnasio,” L’Archiginnasio, vol. 96 (2001), pp. 162-164, fig. 8.
Elisabetta SIRANI (Bologna 1628 – 1665)
Pittrice italiana, figlia di Giovanni Andrea Sirani (1610–70), che era stato il principale assistente di Guido Reni. Incoraggiata da Carlo Malvasia, suo mentore e poi suo biografo, iniziò a dipingere per professione all’età di 17 anni. Il suo talento prolifico, così come la sua bellezza e la sua modestia, la resero velocemente famosa in tutta Europa. La sua formazione è ancora oggi oscura, ma come donna sicuramente non ebbe accesso alle accademie e (come altre professioniste prima del XX secolo) probabilmente imparò dal padre. In quanto donna, non poteva intraprendere studi formali sul nudo maschile, pertanto la carenza in fatto di anatomia è a volte evidente nelle opere della Sirani (es. St Girolamo nella Landa Desolata, 1650; Bologna, Pin. N.). Nei suoi disegni la Sirani utilizza in maniera estremamente personale il metodo del pennino su sfondo, evitando le linee esterne e utilizzando un inchiostro appena diluito con colpi secchi e veloci per creare un effetto chiaroscuro d’impatto. Lo stile è meno peculiare, poiché il chiaroscuro è ammorbidito da ricchi toni marroni, secondo i dettami della pittura bolognese dell’epoca.
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Elisabetta SIRANI (Bologna 1628 – 1665)
Pittrice italiana, figlia di Giovanni Andrea Sirani (1610–70), che era stato il principale assistente di Guido Reni. Incoraggiata da Carlo Malvasia, suo mentore e poi suo biografo, iniziò a dipingere per professione all’età di 17 anni. Il suo talento prolifico, così come la sua bellezza e la sua modestia, la resero velocemente famosa in tutta Europa. La sua formazione è ancora oggi oscura, ma come donna sicuramente non ebbe accesso alle accademie e (come altre professioniste prima del XX secolo) probabilmente imparò dal padre. In quanto donna, non poteva intraprendere studi formali sul nudo maschile, pertanto la carenza in fatto di anatomia è a volte evidente nelle opere della Sirani (es. St Girolamo nella Landa Desolata, 1650; Bologna, Pin. N.). Nei suoi disegni la Sirani utilizza in maniera estremamente personale il metodo del pennino su sfondo, evitando le linee esterne e utilizzando un inchiostro appena diluito con colpi secchi e veloci per creare un effetto chiaroscuro d’impatto. Lo stile è meno peculiare, poiché il chiaroscuro è ammorbidito da ricchi toni marroni, secondo i dettami della pittura bolognese dell’epoca.
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