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Riferimento: | S47164 |
Autore | Elisabetta SIRANI |
Anno: | 1650 ca. |
Misure: | 215 x 290 mm |
Riferimento: | S47164 |
Autore | Elisabetta SIRANI |
Anno: | 1650 ca. |
Misure: | 215 x 290 mm |
La Sacra Famiglia con la Vergine che parla con Santa Elisabetta e il Bambino Battista, mentre Giuseppe lavora al suo banco da falegname.
Acquaforte, 1650/60 circa, con firma incisa in basso a destra “Siranus in”, che certifica che anche l’invenzione del soggetto è da attribuire alla Sirani.
Bellissima prova, con i graffi di lastra tipici delle primissime impressioni, stampata su carta vergata coeva con filigrana "ovale con leone rampante", rifilata al rame, minime abrasioni nella parte superiore destra e all'angolo inferiore sinistro - restaurato - due pieghe di carta orizzontali restaurate, per il resto in buono stato di conservazione.
“La Sacra Famiglia con Santa Elisabetta e San Giovanni Battista è una delle incisioni più suggestive e originali di Elisabetta Sirani. Le figure della Madonna e del Bambino, il panneggio energico, l'esecuzione sommaria e i forti effetti di luce ricordano le stampe di Guido Reni e soprattutto di Simone Cantarini. Tuttavia, l'immagine di Sirani è meno equilibrata e meno classicamente ordinata di quanto non lo siano di solito le immagini di Reni o di Cantarini, e presenta una caratteristica asprezza spigolosa. La vigorosa figura di San Giuseppe che taglia la legna crea una forte spinta dinamica verso lo sfondo sinistro, rafforzata dalla curiosa linea di passi alle sue spalle. Una luce radente inonda la stampa lungo una diagonale opposta, dall'alto a sinistra verso il basso a destra, creando macchie drammatiche e frastagliate di luci intense e ombre profonde. Anche i tratti dell'acquaforte che formano la maggior parte delle ombre sono allungati lungo la stessa diagonale, come se fossero spinti dalla forza della luce. Mentre Reni e Cantarini si sforzavano generalmente di ottenere una luminosità generale e tremolante, Sirani qui si dilettava in contrasti sorprendenti. Metà del volto di Cristo Bambino è in ombra profonda, metà in piena luce, conferendo al suo sguardo rivolto verso l'alto un'intensità ammaliante. Il volto della Vergine è in ombra profonda, mentre l'arco della testa, illuminato a giorno, spicca sulla figura scura di San Giuseppe. Le luci e gli scuri fortemente contrastati della Vergine, del Bambino e di San Giuseppe si stagliano contro il tono medio del muro retrostante, che è stato fermato nel corso dell'incisione e più leggermente mordenzato. Un uso altrettanto drammatico ed espressivo di un forte chiaroscuro è visibile nel dipinto Porcia che si ferisce la coscia e nei caratteristici disegni eseguiti da Sirani con il pennello e il lavaggio. Questa stampa è cupa nell'umore e nel simbolismo. San Giuseppe è certamente inteso come colui che lavora con pezzi di legno che prefigurano la croce. Il volto della Vergine è velato dall'oscurità e siede su un letto, forse un'allusione alla sua morte, altro soggetto familiare nell'arte. L'impressione qui mostrata è insolitamente fresca, con bianchi puliti e di alta tonalità e ombre ricche e sature di inchiostro, come si vede soprattutto sotto il mento della Vergine. Nonostante la densità del tratteggio in quest'area e in altre ombre profonde, la stampa non mostra segni di sovra moltiplicazione o di rottura della lastra. Questo, insieme all'abile uso che Sirani fa del mordente in scena, indica la sua notevole raffinatezza tecnica e la sua padronanza del mezzo” (tradotto da Richard Wallice in Italian Etchers of the Renaissance & Barocque, p. 131).
Elisabetta Sirani (Bologna, 8 gennaio 1638 – Bologna, 28 agosto 1665) è stata una pittrice ed incisora italiana, di stile barocco. Figlia di Giovanni Andrea Sirani (1601-1670), affermato pittore bolognese, primo assistente di Guido Reni e mercante d'arte. L'artista è ricordata non solo per le sue notevoli abilità artistiche, provate dalla presenza di numerose sue opere in varie collezioni europee, ma anche per essere stata una delle rare pittrici ad essersi occupata anche d'incisioni. Le sue doti artistiche, che spaziavano dalla pittura al disegno e all'incisione, le permisero di accedere nel 1660 all'Accademia di San Luca in qualità di professore. Due anni dopo sostituì il padre nella gestione della sua bottega artistica e la trasformò in una scuola d'arte per le ragazze, diventando così la prima donna d'Europa a gestire una scuola femminile di pittura. Accanto alle tele, fin da giovane Sirani realizzò anche apprezzate incisioni all'acquaforte ricavate in genere dai suoi quadri.
Bibliografia
Bartsch, Le Peintre graveur (XIX.156.8); Sue Welsh Reed, Richard Wallice, Italian Etchers of the Renaissance & Barocque, pp. 131-132, n. 64.
Elisabetta SIRANI (Bologna 1628 – 1665)
Pittrice italiana, figlia di Giovanni Andrea Sirani (1610–70), che era stato il principale assistente di Guido Reni. Incoraggiata da Carlo Malvasia, suo mentore e poi suo biografo, iniziò a dipingere per professione all’età di 17 anni. Il suo talento prolifico, così come la sua bellezza e la sua modestia, la resero velocemente famosa in tutta Europa. La sua formazione è ancora oggi oscura, ma come donna sicuramente non ebbe accesso alle accademie e (come altre professioniste prima del XX secolo) probabilmente imparò dal padre. In quanto donna, non poteva intraprendere studi formali sul nudo maschile, pertanto la carenza in fatto di anatomia è a volte evidente nelle opere della Sirani (es. St Girolamo nella Landa Desolata, 1650; Bologna, Pin. N.). Nei suoi disegni la Sirani utilizza in maniera estremamente personale il metodo del pennino su sfondo, evitando le linee esterne e utilizzando un inchiostro appena diluito con colpi secchi e veloci per creare un effetto chiaroscuro d’impatto. Lo stile è meno peculiare, poiché il chiaroscuro è ammorbidito da ricchi toni marroni, secondo i dettami della pittura bolognese dell’epoca.
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Elisabetta SIRANI (Bologna 1628 – 1665)
Pittrice italiana, figlia di Giovanni Andrea Sirani (1610–70), che era stato il principale assistente di Guido Reni. Incoraggiata da Carlo Malvasia, suo mentore e poi suo biografo, iniziò a dipingere per professione all’età di 17 anni. Il suo talento prolifico, così come la sua bellezza e la sua modestia, la resero velocemente famosa in tutta Europa. La sua formazione è ancora oggi oscura, ma come donna sicuramente non ebbe accesso alle accademie e (come altre professioniste prima del XX secolo) probabilmente imparò dal padre. In quanto donna, non poteva intraprendere studi formali sul nudo maschile, pertanto la carenza in fatto di anatomia è a volte evidente nelle opere della Sirani (es. St Girolamo nella Landa Desolata, 1650; Bologna, Pin. N.). Nei suoi disegni la Sirani utilizza in maniera estremamente personale il metodo del pennino su sfondo, evitando le linee esterne e utilizzando un inchiostro appena diluito con colpi secchi e veloci per creare un effetto chiaroscuro d’impatto. Lo stile è meno peculiare, poiché il chiaroscuro è ammorbidito da ricchi toni marroni, secondo i dettami della pittura bolognese dell’epoca.
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