Ritratto di Michelangelo

Riferimento: S32757
Autore Giulio BONASONE
Anno: 1546
Misure: 177 x 230 mm
Non Disponibile

Riferimento: S32757
Autore Giulio BONASONE
Anno: 1546
Misure: 177 x 230 mm
Non Disponibile

Descrizione

Bulino, 1546, datato in lastra, in numeri romani, sotto l’iscrizione, e firmata in basso a destra IULIO.B:F.
Sotto il ritratto, corre l’iscrizione Quantum in natura ars naturaque possit in arte/Hic qui naturae par fuit arte docet”. Esemplare nel secondo stato finale.


Bella prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata alla linea marginale, qualche sporadica fioritura, nel complesso in ottimo stato di conservazione.

Si tratta del celebre profilo di Michelangelo, ritratto all’età di 72 anni, poco prima di essere nominato architetto capo della fabbrica di S.Pietro, il primo gennaio 1547.

Il profilo sarà utilizzato sette anni dopo nella prima edizione della vita di Michelangelo di Ascanio Condivi.
Molto probabilmente il prototipo è da individuarsi nel ritratto anonimo, attribuito ad Enea Vico da Weigel e Nagler, e datato 1545.

L’iscrizione latina recita «Quanto l'arte può fare in natura e la natura nell'arte, costui - che nell’arte eguaglia la natura - insegna".

Della prova del Bonasone, Oberhuber per primo ha segnalato l’esistenza di un primo stato “ante litteram”, non descritto in alcun repertorio, conservato presso il British Museum.

Bibliografia

Bartsch XV.170.345; Massari 1983 85°; Obheruber (1966), p. 185 n. 312.

Giulio BONASONE (Bologna circa 1500 - Roma circa 1580)

Giulio Bonasone, nato a Bologna nel 1510 circa, è incisore a bulino e all’acquaforte oltre che pittore come ricorda il Malaspina includendolo tra gli allievi di Lorenzo Sabbatici. Sono 410 le stampe - quasi tutte conservate all’Istituto per la Grafica di Roma - che la critica recente assegna al Bonasone ampliando il numero indicato dal Bartsch di 354 fogli. Incisore di riproduzione oltre che di invenzione, Giulio inizia la sua attività calcografica intorno al 1531, come risulta dalla data che si legge nella raffaellesca S. Cecilia. Ritenuto un seguace tardivo di Marcantonio Raimondi, il bolognese rivela presto una sostanziale autonomia di visione che lo rende uno degli interpreti più interessanti dell’epoca, tanto che lo stesso Parmigianino gli consegna i disegni per la trasposizione su rame. A Roma dal 1544 fino al 1547 ca., il Bonasone lavora per i più importanti editori – calcografi dell’epoca (Salamanca, Barlacchi, Lafrery) interpretando i soggetti di Michelangelo o di Raffaello e dei suoi principali allievi: Giulio Romano, Perin del Vaga e Polidoro da Caravaggio, in uno stile estremamente personale che si avvale di tratti a bulino spesso combinati all’acquaforte.

Bibliografia

Bartsch XV.170.345; Massari 1983 85°; Obheruber (1966), p. 185 n. 312.

Giulio BONASONE (Bologna circa 1500 - Roma circa 1580)

Giulio Bonasone, nato a Bologna nel 1510 circa, è incisore a bulino e all’acquaforte oltre che pittore come ricorda il Malaspina includendolo tra gli allievi di Lorenzo Sabbatici. Sono 410 le stampe - quasi tutte conservate all’Istituto per la Grafica di Roma - che la critica recente assegna al Bonasone ampliando il numero indicato dal Bartsch di 354 fogli. Incisore di riproduzione oltre che di invenzione, Giulio inizia la sua attività calcografica intorno al 1531, come risulta dalla data che si legge nella raffaellesca S. Cecilia. Ritenuto un seguace tardivo di Marcantonio Raimondi, il bolognese rivela presto una sostanziale autonomia di visione che lo rende uno degli interpreti più interessanti dell’epoca, tanto che lo stesso Parmigianino gli consegna i disegni per la trasposizione su rame. A Roma dal 1544 fino al 1547 ca., il Bonasone lavora per i più importanti editori – calcografi dell’epoca (Salamanca, Barlacchi, Lafrery) interpretando i soggetti di Michelangelo o di Raffaello e dei suoi principali allievi: Giulio Romano, Perin del Vaga e Polidoro da Caravaggio, in uno stile estremamente personale che si avvale di tratti a bulino spesso combinati all’acquaforte.