Symbolicarum quaestionum

Riferimento: S35358
Autore Giulio BONASONE
Anno: 1555
Misure: 80 x 115 mm
280,00 €

Riferimento: S35358
Autore Giulio BONASONE
Anno: 1555
Misure: 80 x 115 mm
280,00 €

Descrizione

Bulino, 1555, senza firma. Bellissima impressione coeva, del primo stato di due, prima dei ritocchi di Agostino Carracci, stampata su carta vergata, in ottimo stato di conservazione.

Illustrazione di Bonasone per il Symbolicarum quaestionum, de universo genere quas serio ludebat, libri quinqu di Achille Bocchi, con 151 emblemi incisi da Giulio Bonasone, su disegni di Prospero Fontana e Parmigianino.

Il famoso Symbolicarum quaestionum di Achille Bocchi è uno dei più affascinanti e rinomati libri di emblemi del Rinascimento italiano. Achille Bocchi (1488-1562) fu un umanista bolognese, attivo come lettore, professore e storico presso l'Università di Bologna, e una personalità di alto livello nell'ambiente culturale di questa città. Fondò anche un'Accademia omonima, l'Accademia Bocchiana, che annoverava tra i suoi membri professori dello Studium, filosofi e umanisti, e animò la cultura cittadina per quasi un decennio, tra il 1546 e il 1556. L'Accademia aveva una propria tipografia e l'emblemata di Bocchi fu probabilmente la prima opera pubblicata al suo interno; anche la seconda edizione postuma detiene un proprio primato tipografico, essendo la prima pubblicazione della Società Tipografica Bolognese, fondata nel 1572. I Symbolicarum quaestionum libri sono composti da 151 simboli, ognuno dei quali è costituito da un titolo, una dedica, un epigramma latino o greco e un'illustrazione allegorica su rame. In questo modo, per quanto riguarda la concezione generale e la struttura, l'opera è molto debitrice dei celebri Emblemata di Andrea Alciato.

Prospero Fontana, a cui si deve la maggior parte delle illustrazioni, era un pittore manierista bolognese, considerato uno dei migliori interpreti di ritratti del suo tempo. Fu attivo a Genova, Roma e Bologna, dove aprì l'importante scuola di pittura che i cugini Carracci frequentarono in gioventù. Gran parte dei motivi iconografici rappresentati nel libro portano l'impronta del simbolismo orientale, mediato soprattutto dalla traduzione di Filippo Fasanini della Hieroglyphica di Horapollo e dalla Hieroglyphica di Pierio Valeriano. Inoltre, si possono contare molti motivi mistici e biblici, così come motivi derivati da Petrarca o dalla poesia erotica alessandrina.

L'opera di Bocchi esercitò una forte influenza su scrittori di emblemi, opere letterarie e artisti successivi. Molti dei simboli di Bocchi furono specialmente riprodotti e imitati nei libri di emblemi del XVII secolo, come quelli di Otto van Veen e John Marston.

Riferimenti bibliografici

Bartsch / Le Peintre graveur (XV.158.237).

Giulio BONASONE (Bologna circa 1500 - Roma circa 1580)

Giulio Bonasone, nato a Bologna nel 1510 circa, è incisore a bulino e all’acquaforte oltre che pittore come ricorda il Malaspina includendolo tra gli allievi di Lorenzo Sabbatici. Sono 410 le stampe - quasi tutte conservate all’Istituto per la Grafica di Roma - che la critica recente assegna al Bonasone ampliando il numero indicato dal Bartsch di 354 fogli. Incisore di riproduzione oltre che di invenzione, Giulio inizia la sua attività calcografica intorno al 1531, come risulta dalla data che si legge nella raffaellesca S. Cecilia. Ritenuto un seguace tardivo di Marcantonio Raimondi, il bolognese rivela presto una sostanziale autonomia di visione che lo rende uno degli interpreti più interessanti dell’epoca, tanto che lo stesso Parmigianino gli consegna i disegni per la trasposizione su rame. A Roma dal 1544 fino al 1547 ca., il Bonasone lavora per i più importanti editori – calcografi dell’epoca (Salamanca, Barlacchi, Lafrery) interpretando i soggetti di Michelangelo o di Raffaello e dei suoi principali allievi: Giulio Romano, Perin del Vaga e Polidoro da Caravaggio, in uno stile estremamente personale che si avvale di tratti a bulino spesso combinati all’acquaforte.

Giulio BONASONE (Bologna circa 1500 - Roma circa 1580)

Giulio Bonasone, nato a Bologna nel 1510 circa, è incisore a bulino e all’acquaforte oltre che pittore come ricorda il Malaspina includendolo tra gli allievi di Lorenzo Sabbatici. Sono 410 le stampe - quasi tutte conservate all’Istituto per la Grafica di Roma - che la critica recente assegna al Bonasone ampliando il numero indicato dal Bartsch di 354 fogli. Incisore di riproduzione oltre che di invenzione, Giulio inizia la sua attività calcografica intorno al 1531, come risulta dalla data che si legge nella raffaellesca S. Cecilia. Ritenuto un seguace tardivo di Marcantonio Raimondi, il bolognese rivela presto una sostanziale autonomia di visione che lo rende uno degli interpreti più interessanti dell’epoca, tanto che lo stesso Parmigianino gli consegna i disegni per la trasposizione su rame. A Roma dal 1544 fino al 1547 ca., il Bonasone lavora per i più importanti editori – calcografi dell’epoca (Salamanca, Barlacchi, Lafrery) interpretando i soggetti di Michelangelo o di Raffaello e dei suoi principali allievi: Giulio Romano, Perin del Vaga e Polidoro da Caravaggio, in uno stile estremamente personale che si avvale di tratti a bulino spesso combinati all’acquaforte.