Veduta del Pubblico Palagio di Udine - Vue du Palais Public vers le midì a Udine

Riferimento: S322490
Autore Giuseppe REMONDINI
Anno: 1780 ca.
Zona: Udine
Luogo di Stampa: Bassano del Grappa
Misure: 405 x 290 mm
500,00 €

Riferimento: S322490
Autore Giuseppe REMONDINI
Anno: 1780 ca.
Zona: Udine
Luogo di Stampa: Bassano del Grappa
Misure: 405 x 290 mm
500,00 €

Descrizione

Fascinosa veduta della Piazza Contarena con il palazzo pubblico in primo piano.

Le vedute edite dai Remondini rappresentano a pieno merito la stampa popolare italiana: semplici nel tratto, colorate con poche tinte in maniera rapida e decisa, affascinano per la loro immediatezza e sono state oggetto di numerose mostre, raccolte e studi negli ultimi anni. Le vedute erano preparate per essere inserite nel Mondo Nuovo, dove i popolani potevano vederle illuminate e conoscere così le città del mondo.

Incisione in rame, coloritura coeva, in ottimo stato di conservazione.

Rara.

Giuseppe REMONDINI (1745 - 1811)

I Remondini furono una famiglia di stampatori che operarono a Bassano del Grappa da metà del XVII a metà del XIX secolo. Giovanni Antonio Remondini nacque a Padova nel 1634. Nel 1657, poco più che ventenne, prese casa nella piazza principale di Bassano. Aprì un negozio di telerie, lane, sete e attrezzi di ferro. In seguito, aggiunse alle sue merci anche xilografie di santi e di soggetti popolari, che i contadini acquistavano a protezione delle loro case. Remondini sviluppò una propria stamperia, acquistando un vecchio torchio, dal quale ebbe origine una delle più importanti calcografie d'Europa. Alle stampe dai colori vivaci si aggiunsero giochi, come il giro dell'oca o i soldatini di carta, e i libretti di storie per soddisfare i gusti del popolo minuto. Nel 1711, alla morte del fondatore, il patrimonio fu diviso tra gli eredi e la stamperia toccò al figlio Giuseppe (Bassano 1672 - ivi 1750 circa), e ai suoi discendenti. Giuseppe impresse un deciso sviluppo all'impresa, assumendo la proprietà, o quantomeno il controllo, di diverse cartiere. Dai laboratori di Bassano iniziò a uscire una straordinaria varietà di prodotti il cui immaginario iconografico dipendeva molto dalle mode e delle loro evoluzioni: ventole, giochi da tavolo di ogni genere realizzati anche in lingue diverse, carte da gioco, vedute ottiche di città utilizzate negli spettacoli di mondo nuovo, stampe predisposte per essere incollate ai mobili detti «a lacca povera» o su altri oggetti, come scatole e tabacchiere, fogli con figure da ritagliare con gruppi di immagini quali presepi, soldatini, mestieri, biglietti da visita, carta da parati, tutti materiali puntualmente registrati nei ricchissimi cataloghi che dal 1729 iniziarono a essere regolarmente pubblicati e che costituiscono una delle fonti principali per lo studio della produzione dei Remondini (Remondini, 1990, pp. 77-81; Carnelos, 2008, pp. 37-39). Giuseppe curò anche la costituzione di un laboratorio affidato alle cure di Giuliano Giampiccoli e quindi di Antonio Baratti per la formazione pratica degli incisori necessari alla ditta, impropriamente definito «scuola di intaglio». Impiantò una tipografia anche a Venezia, e qui il figlio Giovan Battista (Bassano 1713 - Castello Tesino 1776) chiamò a collaborare i migliori incisori del tempo. Col figlio di Giovan Battista, Giuseppe (Bassano 1754 - ivi 1811) e il fratello Antonio Bartolomeo, la calcografia raggiunse un importante dimensione; la produzione aumentò fino a raggiungere un livello planetario. La vecchia rete dei venditori porta a porta fu sostituita da un'efficiente rete di distributori in proprio, organizzati per aree geografiche. I Tesini percorrevano l'Europa dalla Germania ai Paesi nordici, per poi spingersi a ovest verso le Americhe; gli Schiavoni, cui era affidato l'intero est del mondo, giungevano sino all'Oceano Pacifico. Con queste due grandi centrali distributive, la rete commerciale della stamperia era in grado di raggiungere quattro continenti. Sotto la direzione del figlio di Giuseppe, Francesco Girolamo (1773-1820) fu, tuttavia, scossa da controversie giuridiche e dagli eventi politici; la decadenza cominciò nella prima metà dell'Ottocento, dopo le invasioni napoleoniche. All'inizio del secolo la stamperia dei Remondini contava 18 torchi per impressioni tipografiche e xilografiche, 24 per incisioni in rame, attrezzature per la stampa di carte speciali e le carte da parati, 4 cartiere e una fonderia per i caratteri in piombo, che davano lavoro ad oltre 1.000 operai. Nel 1840 la produzione era ancora notevole, ma già si accumulava l'invenduto. Nel 1848 cominciò il tracollo; i negozi furono chiusi, e tutto il materiale venduto (1859-60) e nel 1861 l'azienda chiuse i battenti. Bibliografia A. Bertarelli, La Remondiniana di Bassano Veneto, in “Emporium”, LXVIII (1928), pp. 358-369; M. Infelise, I Remondini di Bassano. Stampa e industria nel Veneto del Settecento, Bassano del Grappa 1990; A.W.A. Boschloo, The prints of the Remondinis: an attempt to reconstruct an eighteenth-century world of pictures, Amsterdam 1998; L. Carnelos, I libri da risma. Catalogo delle edizioni R. a larga diffusione (1650-1850), Milano 2008; A. Milano, Selling prints for the R.’: Italian pedlars from the Tesino and Natisone Valleys travelling through Europe during the eighteenth century, in Not dead things the dissemination of popular print in England and Wales, Italy, and the Low Countries, 1500-1820, Amsterdam 2013, pp 75-96.

Giuseppe REMONDINI (1745 - 1811)

I Remondini furono una famiglia di stampatori che operarono a Bassano del Grappa da metà del XVII a metà del XIX secolo. Giovanni Antonio Remondini nacque a Padova nel 1634. Nel 1657, poco più che ventenne, prese casa nella piazza principale di Bassano. Aprì un negozio di telerie, lane, sete e attrezzi di ferro. In seguito, aggiunse alle sue merci anche xilografie di santi e di soggetti popolari, che i contadini acquistavano a protezione delle loro case. Remondini sviluppò una propria stamperia, acquistando un vecchio torchio, dal quale ebbe origine una delle più importanti calcografie d'Europa. Alle stampe dai colori vivaci si aggiunsero giochi, come il giro dell'oca o i soldatini di carta, e i libretti di storie per soddisfare i gusti del popolo minuto. Nel 1711, alla morte del fondatore, il patrimonio fu diviso tra gli eredi e la stamperia toccò al figlio Giuseppe (Bassano 1672 - ivi 1750 circa), e ai suoi discendenti. Giuseppe impresse un deciso sviluppo all'impresa, assumendo la proprietà, o quantomeno il controllo, di diverse cartiere. Dai laboratori di Bassano iniziò a uscire una straordinaria varietà di prodotti il cui immaginario iconografico dipendeva molto dalle mode e delle loro evoluzioni: ventole, giochi da tavolo di ogni genere realizzati anche in lingue diverse, carte da gioco, vedute ottiche di città utilizzate negli spettacoli di mondo nuovo, stampe predisposte per essere incollate ai mobili detti «a lacca povera» o su altri oggetti, come scatole e tabacchiere, fogli con figure da ritagliare con gruppi di immagini quali presepi, soldatini, mestieri, biglietti da visita, carta da parati, tutti materiali puntualmente registrati nei ricchissimi cataloghi che dal 1729 iniziarono a essere regolarmente pubblicati e che costituiscono una delle fonti principali per lo studio della produzione dei Remondini (Remondini, 1990, pp. 77-81; Carnelos, 2008, pp. 37-39). Giuseppe curò anche la costituzione di un laboratorio affidato alle cure di Giuliano Giampiccoli e quindi di Antonio Baratti per la formazione pratica degli incisori necessari alla ditta, impropriamente definito «scuola di intaglio». Impiantò una tipografia anche a Venezia, e qui il figlio Giovan Battista (Bassano 1713 - Castello Tesino 1776) chiamò a collaborare i migliori incisori del tempo. Col figlio di Giovan Battista, Giuseppe (Bassano 1754 - ivi 1811) e il fratello Antonio Bartolomeo, la calcografia raggiunse un importante dimensione; la produzione aumentò fino a raggiungere un livello planetario. La vecchia rete dei venditori porta a porta fu sostituita da un'efficiente rete di distributori in proprio, organizzati per aree geografiche. I Tesini percorrevano l'Europa dalla Germania ai Paesi nordici, per poi spingersi a ovest verso le Americhe; gli Schiavoni, cui era affidato l'intero est del mondo, giungevano sino all'Oceano Pacifico. Con queste due grandi centrali distributive, la rete commerciale della stamperia era in grado di raggiungere quattro continenti. Sotto la direzione del figlio di Giuseppe, Francesco Girolamo (1773-1820) fu, tuttavia, scossa da controversie giuridiche e dagli eventi politici; la decadenza cominciò nella prima metà dell'Ottocento, dopo le invasioni napoleoniche. All'inizio del secolo la stamperia dei Remondini contava 18 torchi per impressioni tipografiche e xilografiche, 24 per incisioni in rame, attrezzature per la stampa di carte speciali e le carte da parati, 4 cartiere e una fonderia per i caratteri in piombo, che davano lavoro ad oltre 1.000 operai. Nel 1840 la produzione era ancora notevole, ma già si accumulava l'invenduto. Nel 1848 cominciò il tracollo; i negozi furono chiusi, e tutto il materiale venduto (1859-60) e nel 1861 l'azienda chiuse i battenti. Bibliografia A. Bertarelli, La Remondiniana di Bassano Veneto, in “Emporium”, LXVIII (1928), pp. 358-369; M. Infelise, I Remondini di Bassano. Stampa e industria nel Veneto del Settecento, Bassano del Grappa 1990; A.W.A. Boschloo, The prints of the Remondinis: an attempt to reconstruct an eighteenth-century world of pictures, Amsterdam 1998; L. Carnelos, I libri da risma. Catalogo delle edizioni R. a larga diffusione (1650-1850), Milano 2008; A. Milano, Selling prints for the R.’: Italian pedlars from the Tesino and Natisone Valleys travelling through Europe during the eighteenth century, in Not dead things the dissemination of popular print in England and Wales, Italy, and the Low Countries, 1500-1820, Amsterdam 2013, pp 75-96.