Rovine del Tempio de' Castori nella città di Cora

Riferimento: S43530
Autore Giovan Battista PIRANESI
Anno: 1764
Zona: Cori
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 575 x 415 mm
Non Disponibile

Riferimento: S43530
Autore Giovan Battista PIRANESI
Anno: 1764
Zona: Cori
Luogo di Stampa: Roma
Misure: 575 x 415 mm
Non Disponibile

Descrizione

Acquaforte e bulino, 1764, firmata in lastra in basso al centro Piranesi F.

Veduta del Tempio dei Dioscuri, Castore e Pollùce a Cori, tratta dalle Antichità di Cora descritte ed incise da Giovambat Piranesi.

Magnifica prova, impressa ad inchiostro nero su carta vergata coeva con filigrana “doppio cerchio e giglio con lettere CB”, con ampi margini, in ottimo stato di conservazione.

Nel proseguire la sua attività di “archeologo particolare” il Piranesi si sposta fuori Roma, e dopo aver visitato ad analizzato Albano e Castelgandolfo, si recò a Cori, antica città latina fondata circa nel V secolo a.C. . Nel viaggio fu accompagnato dall’amico francese, il celebre pittore Hubert Robert, che ci ha lasciato una serie di vedute della città, con prospettive identiche alle opere del Piranesi. L’opera venne alla luce nel 1764, con il titolo Antichità di Cora descritte ed incise da Giovambat Piranesi, e fu l’ennesimo spunto per polemizzare con le teorie archeologiche del tempo. Lo studio si concentrò particolarmente sulle mura romane della città, che furono confrontate con le altre fortificazioni di cinta erette nelle città sottomesse alla fine delle guerre sociali, nel I secolo a.C. , dimostrando che l’opus incertus, a grandi blocchi non squadrati, è uno dei sistemi costruttivi dei Romani, usato contemporaneamente ad altri.

Sebbene la città avesse subito numerose trasformazioni, le tavole dell’artista veneziano eliminano le costruzioni medioevali, fornendo una fantastica ricostruzione dell’aspetto primitivo della stessa.  Gli enormi blocchi diventano lunghi prismi dagli spigoli taglienti, fra i quali si aggirano figure elettrizzate, la luce cade improvvisa, facendo emergere grandissime schegge.  

Bibliografia

H. Focillon, Giovan Battista Piranesi 1720-1778 (1918): n. 541; J. Wilton-Ely, Giovan Battista Piranesi, The complete etchings (1994): n. 675.

Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)

Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.

Giovan Battista PIRANESI (Mogliano Veneto 1720 - Roma 1778)

Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ri-creazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.