L’imperatore Traiano offre un sacrificio

Riferimento: S10934
Autore Leon DAVENT detto "Maestro L.D."
Anno: 1545 ca.
Misure: 472 x 267 mm
1.200,00 €

Riferimento: S10934
Autore Leon DAVENT detto "Maestro L.D."
Anno: 1545 ca.
Misure: 472 x 267 mm
1.200,00 €

Descrizione

Acquaforte, 1550 circa, datata e monogrammata in lastra in basso a destra. Esemplare nel secondo stato di tre, con l’aggiunta della data e del nome dell’editore Antonio Lafrery in basso a destra.

Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “pellegrino nel cerchio”, irregolarmente rifilata al rame o con sottilissimi margini, in ottimo stato di conservazione.

Secondo Bartsch e Zerner, il soggetto deriva da un disegno del Primaticcio che riprende il fregio della colonna Antonina in Roma, dove però la figura dell’imperatore Traiano è rappresentata con la barba.

Un disegno del Primaticcio conservato al Stadelsches Kunstinstitut di Francoforte, attinente alla colonna Traiana, dimostra invece che l’opera del Davent, sebbene presenti delle leggere modifiche, sia la traduzione in controparte di questo disegno.

Il lavoro è una delle rare eccezioni di opera della scuola di Fointanebleau ristampata successivamente. Gli esemplari del secondo stato come questo, recano infatti la data 1565, e sono impressi a Roma dall’editore francese Lafrery.

L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. 

Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla e altri ancora.

Questo marasma e intreccio di editori, incisori e mercanti, il proliferare di botteghe calcografiche ed artigiani ha contribuito a creare il mito dello Speculum Romanae Magnificentiae, la più antica e importante iconografia della città eterna. Il primo studioso che ha cercato di analizzare sistematicamente la produzione a stampa delle tipografie romane del XVI secolo è stato Christian Hülsen, con il suo Das Speculum Romanae Magnificentiae des Antonio Lafreri del 1921. In epoca più recente, molto importanti sono stati gli studi di Peter Parshall (2006) Alessia Alberti (2010), Birte Rubach e Clemente Marigliani (2016). Le nostre schede sono elaborazioni ispirate principalmente da queste quattro pubblicazioni, integrate da commenti e correzioni per quanto non ci convince e ci è noto.  

Bibliografia

Alberti 112, II/III; Rubach, 291 II/III; Bartsch vol. XVI, p. 314, 14; Zerner 39, Le Beau Style pp. 96/97, 39; Huelsen 1921 143.b.

Leon DAVENT detto "Maestro L.D." (Attivo tra il 1540 ed il 1556 a Fontainebleau)

Incisore francese. Si conosce molto poco della sua vita e della sua carriera. Solo una delle sue incisioni, Apostoli in Contemplazione di Cristo e della Vergine (1546) sullo stile di Giulio Romano, riporta il nome per intero, ‘Lion Daven’; tutte le altre hanno solo il monogramma ‘L.D.’, sotto il quale è solitamente catalogato. Fino agli studi di Herbet, questo monogramma era ritenuto la firma di Fleming Léonard Thiry. Davent realizzò incisioni fino al 1540, per poi passare alle acqueforti nel 1543 - 4. Herbet gli attribuì 221 lastre, Zerner solo 98.

Leon DAVENT detto "Maestro L.D." (Attivo tra il 1540 ed il 1556 a Fontainebleau)

Incisore francese. Si conosce molto poco della sua vita e della sua carriera. Solo una delle sue incisioni, Apostoli in Contemplazione di Cristo e della Vergine (1546) sullo stile di Giulio Romano, riporta il nome per intero, ‘Lion Daven’; tutte le altre hanno solo il monogramma ‘L.D.’, sotto il quale è solitamente catalogato. Fino agli studi di Herbet, questo monogramma era ritenuto la firma di Fleming Léonard Thiry. Davent realizzò incisioni fino al 1540, per poi passare alle acqueforti nel 1543 - 4. Herbet gli attribuì 221 lastre, Zerner solo 98.