L'Aurora che sorge

Riferimento: S5229
Autore Agostino de Musi detto VENEZIANO
Anno: 1520 ca.
Misure: 134 x 173 mm
Non Disponibile

Riferimento: S5229
Autore Agostino de Musi detto VENEZIANO
Anno: 1520 ca.
Misure: 134 x 173 mm
Non Disponibile

Descrizione

Bulino, 1510-1530 circa.

Ottimo esemplare, stampato su carta vergata coeva, rifilato alla linea del rame, in ottime condizioni.

Precedentemente attribuito a Marcantonio Raimondi, raffigura un'Aurora nuda dietro due cavalli che sorgono dal mare, con ogni cavallo è assistito da una figura con ali di farfalla.

Bartsch ha probabilmente erroneamente descritto l'opera come basata sulla 'Luna' della serie di quattro divinità planetarie sul soffitto della Sala Borgia in Vaticano, dipinto da Giovanni da Udine e Perino del Vaga. La stampa è attribuita ad Agostino Musi sul database del British Museum, inv. no. H,2.52.

Secondo Ruland (1876) questa stampa è legata alla commissione da parte del conte Baldassarre Castiglione a Raffaello (1514) di una medaglia da usare come sua 'impresa'. Questa medaglia è stata identificata con una nel British Museum (inv. no. G3,IP.309) e una nella National Gallery of Art, Washington (inv. no. 1957.14.899.b).

Albury (Castiglione's Allegory...) usa questa stampa per confermare che la figura centrale rappresentata in queste medaglie è effettivamente Aurora. Le medaglie sono caratterizzate da un ritratto di Castiglione su un lato e la figura di Aurora sul retro (l'iscrizione recita TENEBRARVMET LVCIS). La medaglia del British Museum è catalogata come opera di un anonimo medaglista romano, forse su disegno di Raffaello.

Bibliografia

Bartsch XIV.222.293; Delaborde 1887, no.125; Oberhuber 1, 281; Ruland p. 308 A.IV.2.

Agostino de Musi detto VENEZIANO (Venezia 1490 ca. - Roma 1536/38)

Erede della grande tradizione del Raimondi è Agostino Musi cioè della famiglia de Masys o dè Musis detto Veneziano, appellativo che deriva dal nome della città dove ha luogo la sua formazione nello stile giorgionesco delle opere di Giulio Campagnola, di Jacopo dè Barbari e del Durer. Prima di giungere a Roma, Agostino soggiorna a Firenze dove traduce opere di Andrea del Sarto. A Roma nella bottega di Bavero di Carrocci detto il Baviera, Agostino risulta dal 1516 ca. fino al Sacco di Roma che costringerà Marcantonio alla fuga e causerà la morte di Marco Dente. Dopo il Sacco, è facilmente ipotizzabile un soggiorno del Veneziano a Firenze e a Mantova, dove traduce i modelli di Giulio Romano. Di ritorno a Roma già nel 1530/31, Agostino incide bellissimi Vasi antichi e moderni con gli Stemmi di Clemente VII de' Medici , all’insegna di quel decorativismo lineare che gli è proprio e con cui realizzerà opere dal vibrante colorismo alla bottega di Antonio Salamanca ,il primo dei grandi editori romani. Sono 181 le stampe che il Bartsch gli assegna, le cui date vanno dal 1509 al 1536; ad esse il Passavant aggiunge altri 7 soggetti(VI, pp.49-68)

Bibliografia

Bartsch XIV.222.293; Delaborde 1887, no.125; Oberhuber 1, 281; Ruland p. 308 A.IV.2.

Agostino de Musi detto VENEZIANO (Venezia 1490 ca. - Roma 1536/38)

Erede della grande tradizione del Raimondi è Agostino Musi cioè della famiglia de Masys o dè Musis detto Veneziano, appellativo che deriva dal nome della città dove ha luogo la sua formazione nello stile giorgionesco delle opere di Giulio Campagnola, di Jacopo dè Barbari e del Durer. Prima di giungere a Roma, Agostino soggiorna a Firenze dove traduce opere di Andrea del Sarto. A Roma nella bottega di Bavero di Carrocci detto il Baviera, Agostino risulta dal 1516 ca. fino al Sacco di Roma che costringerà Marcantonio alla fuga e causerà la morte di Marco Dente. Dopo il Sacco, è facilmente ipotizzabile un soggiorno del Veneziano a Firenze e a Mantova, dove traduce i modelli di Giulio Romano. Di ritorno a Roma già nel 1530/31, Agostino incide bellissimi Vasi antichi e moderni con gli Stemmi di Clemente VII de' Medici , all’insegna di quel decorativismo lineare che gli è proprio e con cui realizzerà opere dal vibrante colorismo alla bottega di Antonio Salamanca ,il primo dei grandi editori romani. Sono 181 le stampe che il Bartsch gli assegna, le cui date vanno dal 1509 al 1536; ad esse il Passavant aggiunge altri 7 soggetti(VI, pp.49-68)