Baccanale

Riferimento: S41940
Autore Enea VICO
Anno: 1546
Misure: 407 x 282 mm
1.100,00 €

Riferimento: S41940
Autore Enea VICO
Anno: 1546
Misure: 407 x 282 mm
1.100,00 €

Descrizione

Bulino, datato in lastra 1546, in basso a sinistra su una pietra: «AENE.VIC. / PARM. IN / CIDEB. / ANNO. D. M.D.XLVI.», in basso a destra «INV. / MICH. ANG. / BONAROTI.». Nelle prove tarde la lastra appare segnata da diversi graffi. Esemplare nel secondo stato finale.

L’incisione riproduce, in controparte e con varianti, il disegno a pietra rossa di Michelangelo conservato nella Royal Collection di Windsor Castle, inv. 12777, e destinato a Tommaso de’ Cavalieri.

La scena si svolge sui diversi livelli di un sito roccioso, probabilmente una grotta, sul cui fondo è steso un grande telo. Al centro, un gruppo di putti – uno è di sesso femminile ed è l’unica figura che in qualche modo si rivolge allo spettatore – trascina al sacrificio un animale, identificabile in una cerva; sopra, a destra, un altro gruppo prepara una pentolaccia per cuocervi un maiale, mentre a sinistra il punto d’attrazione è una tinozza, dalla quale si spilla vino in abbondanza. Alla vitalità sfrenata e disinibita di questi gruppi si contrappone il tono dimesso e dormiente del primo piano: a sinistra una sfibrata panisca allatta un putto; a destra un giovane uomo, per alcuni Sileno, si abbandona a uno stato tra il sonno e l’ebrezza, mentre un putto gli Sistema un telo dietro le spalle; al centro, su una pelle di animale, sono apparecchiate la testa di un capretto, una coppa a calice e un’ampolla.

L’interesse degli incisori ed editori di stampe del Cinquecento per la “Baccanaria” di Michelangelo, è provata da tre diversi bulini incise tra il 1546 e il 1553, opera di Enea Vico, Nicolas Beatrizet (non datata) e quella anonima curate da Lafrery (1553).

Non v’è dubbio che le stampe di Vico e Beatrizet siano in relazione tra di loro: lo denunciano le scelte compositive, con le due pietre sistemate in primo piano ad accogliere le iscrizioni, alcune piccolo variant introdotte rispetto all’originale (che potrebbero però spiegarsi con un commune prototipo a disegno), infine il medesimo vocabolario dei segni. Si veda per tutti quello speciale tratteggio a brevi colpi diagonali di bulino in luogo di una più scontata linea continua, con cui è definite il contorno del mantello del giovane ripiegato sul gradino della roccia, per imitare quello che nel disegno è un segno leggero e sfumato sulla pietra.

Difficile stabilire con certezza quale delle due incisioni abbia preceduto l’altra, ma è probabile che l’incisione del Vico sia anteriore.

Bellissima prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, irregolarmente rifilata al rame, lievi e sporadiche ossidazioni, per il resto in ottimo stato di conservazione.

Bibliografia

A. Alberti, in "D’ApresMichelangelo" , p. 147 n. 246 e vol 1, pp. 237-240; Bartsch XV.260.40; TIB 30, p. 67 n. 48; Barnes, pp. 63-64; Borea, p. 257.

Enea VICO (Parma 1523 - Ferrara 1567)

Enea, figlio di Francesco, è antiquario, disegnatore, incisore e numismatico. Nasce a Parma il 19 gennaio 1523 e non nel 1521 come stabilisce l’Huber. Dopo aver acquisito una prima formazione letteraria e artistica in questa città, e forse conosciuto i principi del disegno alla scuola di Giulio Romano, Enea si trasferisce a Roma nel 1541. Nella città pontificia Enea lavora per Tommaso Barlacchi, lo stampatore che compare al suo fianco come incisore in una serie di grottesche edite nel 1542. Nel clima classicheggiante ed erudito della città, il suo stile si affina sui modelli di Perin del Vaga e di Francesco Salviati, pur sempre interpretati secondo la lezione di Parmigianino. Entro il V decennio del secolo il Vico, dopo aver assimilato la lezione dei grandi maestri, Marcantonio, Agostino Veneziano, Caraglio, Bonasone, acquisisce uno stile personale che lo porta a realizzare le sue stampe migliori. Lasciata Roma per Venezia, il Vico soggiorna a Firenze presso Cosimo I prima di stabilirsi a Venezia dove, a detta del Vasari, era andato nel 1557. Successivamente nel 1563 passa al servizio di Alfonso d’Este a Ferrara rimanendovi fino alla morte avvenuta il 17 agosto 1567. Di Vico rimangono circa 500 incisioni a bulino: ritratti, serie di vasi antichi, gemme e cammei, incisioni da opere di Raffaello, Michelangelo, Salviati, ecc.; la raccolta Le immagini delle donne auguste (tratte da medaglie romane, 1557). La sua fama di numismatico trova conferma nei volumi Immagini con tutti i riversi trovati et le vite degli imperatori (1548); Discorsi sopra le medaglie degli antichi (1555); Commentari alle antiche medaglie degli imperatori romani (1560).

Bibliografia

A. Alberti, in "D’ApresMichelangelo" , p. 147 n. 246 e vol 1, pp. 237-240; Bartsch XV.260.40; TIB 30, p. 67 n. 48; Barnes, pp. 63-64; Borea, p. 257.

Enea VICO (Parma 1523 - Ferrara 1567)

Enea, figlio di Francesco, è antiquario, disegnatore, incisore e numismatico. Nasce a Parma il 19 gennaio 1523 e non nel 1521 come stabilisce l’Huber. Dopo aver acquisito una prima formazione letteraria e artistica in questa città, e forse conosciuto i principi del disegno alla scuola di Giulio Romano, Enea si trasferisce a Roma nel 1541. Nella città pontificia Enea lavora per Tommaso Barlacchi, lo stampatore che compare al suo fianco come incisore in una serie di grottesche edite nel 1542. Nel clima classicheggiante ed erudito della città, il suo stile si affina sui modelli di Perin del Vaga e di Francesco Salviati, pur sempre interpretati secondo la lezione di Parmigianino. Entro il V decennio del secolo il Vico, dopo aver assimilato la lezione dei grandi maestri, Marcantonio, Agostino Veneziano, Caraglio, Bonasone, acquisisce uno stile personale che lo porta a realizzare le sue stampe migliori. Lasciata Roma per Venezia, il Vico soggiorna a Firenze presso Cosimo I prima di stabilirsi a Venezia dove, a detta del Vasari, era andato nel 1557. Successivamente nel 1563 passa al servizio di Alfonso d’Este a Ferrara rimanendovi fino alla morte avvenuta il 17 agosto 1567. Di Vico rimangono circa 500 incisioni a bulino: ritratti, serie di vasi antichi, gemme e cammei, incisioni da opere di Raffaello, Michelangelo, Salviati, ecc.; la raccolta Le immagini delle donne auguste (tratte da medaglie romane, 1557). La sua fama di numismatico trova conferma nei volumi Immagini con tutti i riversi trovati et le vite degli imperatori (1548); Discorsi sopra le medaglie degli antichi (1555); Commentari alle antiche medaglie degli imperatori romani (1560).